5 è il numero perfetto, Igort: "La mia Napoli più vicina a Hong Kong che al resto dell'Italia"

Un po' Tarantino, un po' Johnnie To, Igort anticipa al Noir in Festival i primi dettagli dell'atteso 5 è il numero perfetto, gangster movie ambientato a Napoli.

Fin dal lancio del trailer al Torino Film Festival, l'attenzione su 5 è il numero perfetto è massima. Il film diretto da Igort si preannuncia una delle pellicole più intriganti della nuova stagione cinematografica e da più parti lasciano intendere che quasi certamente rappresenterà l'Italia a Cannes. Ma cos'ha questo trailer di così speciale? Prima di tutto il lavoro sull'immagine, frutto della sinergia del fumettista Igort - che ha adattato la sua graphic novel - e Nicolai Brüel, direttore della fotografia di Dogman. Cast da urlo, con Toni Servillo e Carlo Buccirosso nel ruolo di due vecchi pistoleri napoletani di nuovo in pista e quello di Valeria Golino in quello di dark lady letale. Per non parlare del ritmo, delle sparatorie coreografate, della Napoli irreale, cupa e diroccata, lavata dalla pioggia battente, teatro dell'azione. Un po' Tarantino, un po' Johnnie To, 5 è il numero perfetto si avvia a diventare il film italiano dell'anno. Data di uscita prevista? 16 maggio 2019, se Igort rispetterà i tempi.

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5 è il numero perfetto: Toni Servillo e Carlo Buccirosso in una scena

Igort ha interrotto momentaneamente il lavoro in sala di montaggio per accettare l'invito del Noir in Festival dove ha parlato del film, i cui dettagli sono ancora avvolti nel mistero proprio per via della lavorazione in corso. Il lavoro di Igort come disegnatore e scrittore è frutto di una contaminazione continua, contaminazione trasportata adesso al cinema. "Musica, pittura, cinema per me sono vasi comunicanti" spiega l'artista. "Alla fine il cinema si riduce a due elementi, profondità e ritmo. Ho cercato di catturarli e riproporli nel mio film".

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Dal Giappone con furore

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5 è il numero perfetto, Igort presenta il film al Noir in Festival 2018

Quando parla di contaminazione, la mente di Igort corre al Giappone, dove ha trascorso alcuni anni ospite e collaboratore della Kodansha Comics. Nel corso del viaggio, Igort è stato soggetto del documentario di Domenico Distilo Manga Do, Igort e la via del manga. "La Kodansha, casa di produzione di Akira, mi ha voluto fortemente in Giappone, mi ha dato una casa e mi ha fatto vivere lì a lungo. Il più grande editor con cui ho avuto a che fare è giapponese, sono dei mostri nel racconto, da loro ho imparato tantissimo". In Giappone Igort ha recuperato la giusta prospettiva per raccontare il suo paese e così è nato 5 è il numero perfetto, graphic novel ambientata a Napoli uscita nel 2002, un libro "che ha impiegato tanto tempo a nascere. Ho deciso di fare una cosa per l'Europa e ho iniziato a scrivere. Io scrivo in maniera teatrale, mi piace avere il controllo così applico l'unità di tempo luogo e azione". Il passaggio dalla letteratura al cinema è stato tutt'altro che rapido: "Il cinema si è interessato a questo libro, mi hanno chiesto di opzionarlo una decina di volte, ma ho sempre rifiutato".

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La collaborazione mancata con Johnny To

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5 è il numero perfetto, il profilo di Toni Servillo

Dopo il soggiorno giapponese, un'altra esperienza orientale ha segnato la produzione di 5 è il numero perfetto. Igort ha iniziato a lavorare all'adattamento della sua opera insieme all'ex direttore della Mostra di Venezia Marco Muller, esperto di Cina. "Sono un grande fan del cinema orientale" ammette Igort. "Johnnie To, John Woo, Tsui Hark sono nel mio DNA come Scorsese, i Coen, Tarantino, "ma la mia idea di diventare regista l'avevo messa a nanna da tanto tempo. Marco Muller, però, mi ha proposto di dirigere il film insieme a Johnnie To. Così siamo andati a trovarlo a Hong Kong nel grattacielo immenso in cui lavora. Dopo che ho analizzato un suo film, Johnnie ha cancellato gli impegni ed è stato con noi tutto il tempo della nostra permanenza"_.

All'epoca in cui ha realizzato 5 è il numero perfetto, Igort non conosceva ancora Johnnie To, ma è curioso notare come alcune delle sue tavole somigliano alle celebri geometrie dei film di To. "Johnnie gira come io disegno, ma io sono rimasto fedele al mio fumetto. Questo è un film sulla memoria, anche sulla memoria del cinema". La stessa rappresentazione di Napoli sembra influenzata da un'iconografia orientale, ma la realtà è ben diversa: "Quando Johnnie To mi ha portato a visitare il quartiere in cui è nato, una zona periferica con le case diroccate, ho esclamato 'Ma questa è Napoli'. Per me Napoli è più vicina a Hong Kong che al resto dell'Italia".

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La verità nella rappresentazione simbolica

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5 è il numero perfetto, un primo piano di Igort al Noir in Festival 2018

Un altro tassello fondamentale per il decollo di 5 è il numero perfetto è la scelta del direttore della fotografia. Dopo una lunga riflessione, per Igort la folgorazione è arrivata con Nicolai Brüel, collaboratore di Matteo Garrone in Dogman. "Quando ho trovato il direttore della fotogafia giusto mi sono sentito come quando Jimmy Page ha trovato Robert Plant" confessa Igort. "Negli storyboard disegno tutti i dettagli perché vengo dal fumetto e ho chiesto cose precise. Volevo raccontare una Napoli distrutta, ma pittoricamente potente. Non volevo fare un film neorealista, per me il realismo non è verità, si cerca la verità nella rappresentazione simbolica".

Il contributo di Nicolai Brüel è stato fondamentale per permettere a Igort di raccontare la Napoli immaginata nella sua graphic novel con efficacia: "Sul set piangevo continuamente, vedevo le immagini e mi emozionavo, tutti venivano a consolarmi. L'arte mi deve turbare. Quando devo scegliere quali libri pubblicare capisco che sono quelli giusti se non dormo la notte". Puntando alla massima qualità, Igort ha coinvolto nel suo film Toni Servillo napoletano doc dal carattere tutt'altro che malleabile. "Mi volevano imporre attori americani, ma io ribattevo 'Come fai a raccontare la storia di uno che non mai uscito da Napoli se parla in inglese?' Non sei tu che comandi, è la storia che comanda, tu devi solo capire se suona vera o falsa. Io sono devoto alla qualità. Per me quello che conta è il film. Toni Servillo è molto duro, molto esigente. Sul set è un gran rompiscatole, ma quando capisce che il risultato è buono accetta anche punti di vista diversi dal suo".