Il 2024 della serialità Sky, una tempesta perfetta e “il bisogno di fare la differenza” secondo Nils Hartmann

Con l'arrivo di M. Il figlio del secolo si chiude idealmente il cammino di qualità costruito dalla piattaforma per un 2024 che nel panorama seriale ha alternato con sapienza l'autorialità allo spirito pop con titoli come Hanno ucciso l'uomo ragno. Ne abbiamo parlato con Nils Hartmann, Vice Presidente Esecutivo di Sky Studios Italia.

Luca Marinelli in M. Il figlio del secolo

Ci sono momenti in cui tutto scivola al posto giusto alla perfezione, in modo naturale, spontaneo, soddisfacente. Quando succede non è casualità, non sempre almeno, ma frutto di lavoro fatto con criterio e razionalità, pianificazione oculata e visione. È successo nel corso del 2024 per le serie originali Sky, che ha inanellato una sequenza importante di produzioni, che hanno saputo colpire nel segno da ogni punto di vista, alternando con sapienza l'autorialità al pop. Nel nome di una qualità mai lasciata da parte.

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I due protagonisti della serie sugli 883

Proprio per questo abbiamo chiesto, e ottenuto con gioia, di poter approfondire questo percorso annuale con Nils Hartmann, Vice Presidente Esecutivo di Sky Studios Italia, per sentire direttamente dalla voce dei diretti interessati le sensazioni che quest'annata gloriosa ha lasciato in loro che ci hanno lavorato, oltre che in noi che ne abbiamo fruito con soddisfazione. Un anno che è iniziato come al solito col BarLume, strabiliato con Hanno ucciso l'uomo ragno e finito ora, scavallando nel 2025, con M. Il figlio del secolo, arrivato a gennaio 2025 ma idealmente dell'anno precedente, vista la presentazione veneziana di inizio settembre.

M., una serie subito protagonista

Ci siamo potuti confrontare con Nils Hartmann quando M. Il figlio del secolo aveva da poco debuttato sui canali Sky, rendendo subito evidente che sarebbe stato un altro colpo messo a segno. "L'altra sera cambiamo canale e M. era dappertutto con il tema Mussolini" ci ha detto con soddisfazione, "quindi anche M. è uscita dalla scatola televisiva. C'è quella sensazione che a volte abbiamo quando capita un evento che va al di fuori del contesto Sky. Ed è vero che abbiamo iniziato l'anno sulla scia della comunicazione di M., come se fosse la chiusura del 2024."

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Luca Marinelli è Benito Mussolini in M.

Sensazioni positive, quindi, che però vanno a confermare un percorso, il lavoro fatto anche in precedenza, perché se è vero che quest'anno ci sono state tre serie nei principali festival internazionali e fenomeni come Hanno ucciso l'uomo ragno, "l'anno scorso avevamo avuto Un'estate fa, Call My Agent" e altri titoli che si sono fatti notare. Quello che colpisce e fa piacere è "una crescita di attenzione, che forse a un certo punto si era un po' appannata" non solo nei confronti di Sky ma del mercato in generale, probabilmente a causa di "un output forse eccessivo di serie" non solo in casa Sky ma nel panorama seriale complessivo, per una "bulimia che si è un po' contenuta" negli ultimi tempi.

E questa attenzione si concretizza nel successo di una serie come M., un dramma storico, "un tema che con una tale forza e modernità non è mai stato raccontato. Il fatto che sia diventato discussione, anche tra i giovani, è importante per la televisione e non solo." E non potremmo essere più d'accordo, felici di vedere determinati temi generare conversazione. "Anche perché, come diceva lo stesso Luca Marinelli, alcune cose, tanti dettagli, così non li abbiamo mai visti."

L'approccio di Joe Wright: nel segno della differenza

"Merito del libro di Antonio Scurati, della sceneggiatura di Bises e Serino, ma anche dell'approccio che ha avuto sin dall'inizio Joe Wright" ci ha detto ancora Nils Hartmann, ricordando come sin dai primi incontri il regista abbia tirato fuori Tom Rowlands dei Chemical Brothers lasciando intendere quale fosse il suo intento artistico. "C'è un approccio che qualunque regista italiano, seppur bravissimo, forse non avrebbe avuto per rispetto alla nostra storia". Un freno che "qualcuno di fuori" si è potuto permettere di staccare pur "rispettando il testo originale." Ed è evidente sin dai primi episodi il lavoro messo in piedi dal regista, che "probabilmente ha trovato in questa opera le potenzialità per essere pop" considerando che in altri lavori aveva avuto un approccio molto più classico, come ne L'ora più buia su Churchill o la stessa The Agency in onda in questo periodo.

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Sul set della serie di Joe Wright

"Con M. ha preso una strada molto interessante che ha l'effetto di aprire al un pubblico anche di giovani" che altrimenti avrebbero avuto la sensazione di una lezione su Mussolini e il Fascismo. Ma la ricerca di un autore che venisse da fuori, per questo sguardo fresco ed esterno, è stata un'idea presente sin dall'inizio? "In realtà ci siamo arrivati, perché all'inizio sono passati nomi italiani e anche stranieri, e poi quando è arrivato il nome di Joe Wright è sembrata la scelta giusta per il lavoro che aveva fatto su Churchill, ma anche alle prime chiacchiere dove è stato da subito chiara un'intenzione visiva fuori dall'ordinario, e per Sky è sempre importante. Non potevamo fare un period drama che assomigliasse a un period drama che può fare la Free TV, con tutto rispetto per quello che fanno, è fondamentale differenziarci."

È stata una "scelta naturale", quindi, anche in vista dell'importanza dei temi trattati, come "quello del populismo, che è molto complesso oggi" in uno scenario non solo italiano. Ma, è bene ribadirlo, l'approccio di Wright "non ha portato fuori dal binario tracciato da Scurati. C'è stata un'interpretazione, che se ci pensi è quello che aveva già fatto Gomorra con il libro di Saviano", ma andando indietro anche Romanzo criminale con il testo di De Cataldo. "Mi ricordo una frase di De Cataldo" ha sottolineato Nils Hartmann, "che agli albori delle nostre Originals mi disse: è giusto che una serie o un'opera violenti il testo originale. Ed è quello che accade, è necessario rispettarne l'autenticità, ma deve fare un salto."

Tre grandi serie, tre grandi eventi

Il cammino del 2024 delle serie Sky è stato contrassegnato anche da alcuni appuntamenti importanti a livello internazionale: la partecipazione ai tre grandi eventi cinematografici europei, con Dostoevskij a Berlino, L'arte della gioa a Cannes e infine proprio M. a Venezia. Una strategia mirata o l'ennesima riprova di quella tempesta perfetta a cui abbiamo accennato? "Consideriamo che un progetto che partecipa a un evento nel 2024 è stato iniziato nel 2020/2021, quindi è stata una coincidenza felice di prodotti che avevamo scelto per mantenere da un lato il posizionamento del grande intrattenimento, dall'altro di opere d'autore che puoi vedere solo su Sky. Anche se una serie come quella dei fratelli D'Innocenzo non è mainstream, parla a un pubblico meno ampio ma che ne riconosce la straordinaria qualità."

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Una scena della serie dei fratelli D'Innocenzo

Produzioni con un duplice obiettivo, quindi, che si sono ritrovate nel posto giusto al momento giusto: "che siano capitate tutti e tre nello stesso anno è molto bello perché ci aiuta nella credibilità, nel parlare con i registi, con gli autori." Quindi in vista di eventuali collaborazioni future, come "era stato anche in passato con Paolo Sorrentino, Luca Guadagnino e Niccolò Ammaniti." Ed è ovvio chiedere se ce ne sono già in cantiere per il futuro: "Ci saranno, ci sono altre sorprese in arrivo, ma sono nelle fasi iniziali" e altrettanto ovviamente è presto per poterne parlare.

Altro punto che ci preme toccare è quello del passaggio in sala, visto che due su tre di queste grandi produzioni sono passate per i cinema. Un esperimento ripetibile? "Sì, ma non deve diventare un'abitudine, una modalità che si dà per scontata. Perché è evidente che agli autori fa piacere andare ai festival e in sala, ma è altrettanto evidente che noi facciamo le serie per gli abbonati Sky." Una discriminante può essere anche la necessità di supporto promozionale di cui una serie può avere bisogno: "M. si promuove da sola, come Gomorra a suo tempo", mentre altre produzioni possono beneficiare maggiormente del passaggio nelle sale. "L'abbiamo fatta perché in quei due casi specifici aveva senso" e quindi si ripeterà quando si presenteranno le occasioni giusti per giustificarle.

Evitare la bulimia

Un termine che è emerso nella nostra chiacchierata è "bulimia", un aspetto che ci è capitato spesso di identificare come un problema del nostro attuale mercato. Anche se pensiamo che Sky vi sia caduto meno di altre realtà, ci interessa sapere come si fa, secondo Nils Hartmann, a evitare di cadere in quella trappola. "Onestamente anche noi a un certo punto avevamo la sensazione di avere talmente tante cose in produzione che non riuscivamo più a seguirle tutte bene in profondità. Visto che le case di produzione, noi che sostanzialmente siamo i co-produttori in qualità di broadcaster, sono tutte realtà fatte di persone, di teste pensanti, il rischio di perdere la cura e l'attenzione c'è. E forse in una fase passeggera ci siamo passati un po' anche noi." Ma è un fenomeno che per fortuna si è parzialmente "contratto da solo, perché il pubblico stesso a un certo punto lo trova respingente, perché c'è troppo e il troppo stroppia."

Il Giorno Dello Sciacallo Scena Serie Sky Eddie Redmayne
Una scena di The Day of the Jackal

E c'è un ulteriore aspetto da non sottovalutare: "le devi anche comunicare, la comunicazione è importante tanto quanto il prodotto" e il rischio di perdersi è concreto, "perché si ha talmente tanto prodotto, e nel caso di Sky ce l'abbiamo di produzione originale ma poi abbiamo le serie che arrivano da HBO, o arriva The Day of the Jackal da Sky UK. Oggi penso che siamo in un terreno sano, dove riusciamo a seguire tutto, dove abbiamo un line-up per il 2025 e per il 2026 ben equilibrata." Secondo Hartmann "è stata come una corrente elettrica che ha coinvolto un po' tutti, ma ogni tanto dover fare i conti anche con un certo tipo di contenimento rispettando l'equilibrio economico non è necessariamente un male." E ci fa un esempio che fa capire, nel concreto, a che eccessi si stava arrivando: "a un certo punto non si trovavano gli elettricisti per la produzione."

Uscire dalla scatola televisiva

Non potevamo non notare una frase detta parlando di M.: "è uscita dalla scatola televisiva" e ci viene in mente un'altra serie di quest'anno che l'ha fatto ancora di più, ovvero quel fenomeno assoluto che è stata Hanno ucciso l'uomo ragno. È stato incredibile come tutti lo scorso autunno parlassero della serie, e di riflesso degli 883 e Nils Hartmann ci racconta di come abbia fatto una sua "personale analisi" di quel fenomeno: "C'è un senso di ottimismo e positività nella storia di questi due adolescenti, di questa amicizia che, come tutte le vere amicizie, è anche una storia d'amore. In un periodo, in una Milano, dove stava nascendo tutto: c'era la prima radio con Fiorello e Jovanotti, c'era uno sguardo verso il futuro di ottimismo e di costruzione. Quello che ho percepito da tutti quelli che ho sentito è stata una boccata di ossigeno e di ottimismo, in un momento storico dove siamo circondati da guerre."

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I due membri degli 883 nella serie Sky

È sicuramente la chiave di lettura corretta. "Oltre a essere una bellissima serie, e Sydney Sibilia è un grandissimo autore, secondo me è stata quella ventata di ottimismo e positività che ne hanno fatto un fenomeno, insieme a tutto il revival di quegli anni. Perché poi ti possono non piacere gli 883, ma le canzoni le conosci tutte." Ed è vero. Ammettiamo che non eravamo il pubblico degli 883 negli anni '90, ma che li stiamo ascoltando ora, dopo la visione della serie. "Anche io ero su tutt'altro fronte musicale" conferma Hartmann, "ma te le rifilavano quando andavi a rimorchiare al campeggio, e quindi le conosci tutte, anche se non le ascoltavi tu, perché non era la tua scelta. Poi mi ricordo la prima volta che Sydney mi ha raccontato la storia. È uno di quelli che ha un'energia nel racconto verbale, che è la stessa che poi si trasmette nelle sue serie e mi diceva 'Nils, erano due sfigati'", un termine colorito ma perfetto per dare l'idea di due personaggi che non avevano in apparenza le carte in regola per farcela, "e questa cosa fa molto ridere, cioè che loro malgrado diventano dal giorno alla notte due superstar! Ogni tanto vedo i messaggi che Sydney si scrive con Max Pezzali, sembra che ancora oggi non ci creda: 'Madonna, avete fatto una serie su di me!' Questa incredulità è meravigliosa."

Oltre gli 883, al servizio di Sky

Siamo d'accordissimo e consideriamo la serie un sequel ideale di quanto fatto pochi anni prima con Mixed by Erry, ambientato nel periodo immediatamente precedente degli anni '80. In entrambi vediamo una passione e un'energia incredibili, il vero valore aggiunto. "Si vede che c'è passione, io ho sempre amato il lavoro che ha fatto Sydney e devo dire che forse con questa serie sugli 883 ha un po' chiuso il cerchio in maniera molto compiuta. Infatti con lui stiamo scrivendo la seconda stagione e abbiamo iniziato a parlare di un altro progetto, forse due, quindi è nato un amore e una naturale sintonia che pensiamo di portare avanti anche nei prossimi anni." E non potremmo essere più contenti di sentirlo, perché l'approccio di Sibilia ci sembra perfetto per incarnare quello splendido equilibrio tra autorialità e popolarità caro a Sky.

Citando la seconda stagione, Nord Sud Ovest Est, non possiamo non chiedere notizie su quando potremo vederla e riceviamo la risposta che ci aspettavamo: "di solito passano circa 18 mesi tra una stagione e l'altra." Facciamo un rapido calcolo e la risposta coincide con le nostre aspettative, ovvero indicativamente nella primavera del 2026.

Continuare il percorso di crescita: le possibili sorprese

In casi come questi, come dopo un anno di successo come il 2024, il difficile può essere mantenere il percorso di crescita, continuare a stupire. Ma Nils Hartmann non ci sembra preoccupato: "Con gli autori" come Valeria Golino e la sua L'arte della gioia, con il BarLume che è ormai una sicurezza di inizio anno dei canali Sky "e prima o poi andrà fatto uno spin-off con Fresi e Guzzanti, sono tra le cose che mi fanno più ridere in assoluto." Ma Hartmann non si limita a citarci queste che sono certezze consolidate, va oltre anticipandoci qualcosa di quello che verrà e che ancora non conosciamo: "Abbiamo in arrivo Gangs of Milano, che è un reboot di Blocco ma si può considerare come serie a sé stante, che è terribilmente allineata con i fattacci successi recentemente a Milano. Questa potrebbe essere la vera sorpresa dell'anno."

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La famiglia di Call My Agent - Italia

"Dopo l'estate arriva Call My Agent" che va a confermare quanto detto prima di come un progetto debba andare a tradire il materiale di partenza, come sta facendo la serie, crescendo dopo una prima stagione più legata all'originale francese. "È venuto molto naturale nella terza stagione. Alcuni episodi sono ispirati, però è vero che ha iniziato a vivere di vita propria anche rispetto ai personaggi che sono l'asse importante, che sono la famiglia disfunzionale dell'agenzia, perché gli ospiti verticali sono belli, sono divertenti, ti aiutano a fare comunicazione, ma il racconto viene portato avanti da loro e su questo ci siamo molto concentrati nella scrittura di questa terza stagione."

Call My Agent 3 e la sorpresa in anteprima

Un'immagine promozionale del cast di Romanzo Criminale - La serie
Il cast di Romanzo criminale

"Ti do un'anticipazione" ci ha detto parlando della serie, "nella terza stagione ci sarà il ritorno di Romanzo Criminale. Tornerà tutta la vecchia guardia per un grande remake in Call My Agent" e siamo felicissimi di sentire la notizia, che ci sembra un po' un cerchio che si chiude, perché da lì è iniziato tutto, da Romanzo criminale - La serie è iniziato il percorso che ha portato fino a oggi a M., alle grandi produzioni che stanno realizzando: "Spesso si parla di Gomorra, dimenticando che Gomorra è nata grazie a Romanzo Criminale che è l'inizio di tutto." E noi andremmo oltre, considerando che tutta la serialità italiana di oggi nasce da Romanzo Criminale. "Romanzo Criminale ha alzato la palla a Gomorra che poi ha scacciato." Una metafora bellissima che rispecchia ciò che è stato. Rivedere tutto in Call My Agent sarà bellissimo e... divertentissimo: "Li ritroveremo con qualche acciacco diciamo che farà molto molto ridere."

Continuare a stupire, nel segno della qualità

Gomorra - La serie: Marco D'Amore e Salvatore Esposito in una scena della serie
Salvatore Esposito e Marco D'Amore in Gomorra

E parlando di Romanzo criminale ci torna in mente una delle primissime edizioni del Roma Fiction Fest, dove la serie fu presentata. Ricordiamo la considerazione di un collega rivolta proprio a Nils Hartmann: "è completamente diversa da quello che si vede in televisione" e la naturale, secca, schietta risposta: "bene", che rispecchiava la volontà di differenziarsi. Ma ora che il panorama è cambiato, anche grazie a loro, che la serialità Italiana non è più solo quella tradizionale delle reti free, come si fa a continuare a differenziarsi, farsi notare, fungere da spinta per andare ancora avanti? "Con una continua e spasmodica ricerca della qualità. Qualunque sia il genere, qualunque siano le scelte. Più largo, più allegro, più entertaining, più serio, più d'autore. Rimanere coerenti e fedeli alla missione della qualità."