Dagli esordi su MTV, ad oggi, con un curriculum straricco di progetti - sia in ambito teatrale e televisivo, oltre che cinematografico, e sempre con una gran voglia di fare, una simpatia fresca e accattivante, e soprattutto tanta umiltà. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata esclusiva con Paolo Ruffini, e con lui abbiamo parlato praticamente di tutto: del teatro, "un luogo magico dove il 3D è congenito", di cinema e cinepanettoni, degli inizi come animatore, di grandi sogni - come quello di condurre La Corrida o un festival importante - ma anche di incubi, come quello della vecchiaia e quelli 'adrenalinici' di Fear Factor. Soprattutto però, abbiamo parlato dei suoi prossimi progetti cinematografici, tra cui C'è chi dice no, Cacao e la 'doppia commedia' di Fausto Brizzi Maschi contro Femmine - Femmine contro Maschi - sul set della quale si è divertito molto. E a proposito del suo rapporto con l'altro sesso, non ha mancato di citare il grande Raimondo Vianello...
Hai lavorato e continui a lavorare tutt'ora in teatro, al cinema e in televisione. Tra queste dimensioni qual'è quella a te più congeniale?
Beh, sono tre contesti completamente diversi. Io parto col presupposto che tutto quello che faccio è per il pubblico. In un caso lo senti lontano (il cinema), in uno lo senti più vicino (la Tv), in un altro ce l'hai proprio lì davanti (il teatro). E in quest'ultimo caso mi sento un po' più felice, vedo in faccia le persone che mi hanno scelto, che hanno cercato posto per la macchina, che hanno pagato (se ci pensi il teatro è anche la forma più costosa di intrattenimento). Mi sento lusingato e il minimo che possa fare per ringraziarli è farli stare bene. Per questo i miei spettacoli sono sempre coinvolgenti, perchè vivo il teatro come un luogo dove il 3D è congenito, è un luogo magico, solitamente molto poco individuale, ma sempre condiviso da amici o da persone a cui vuoi bene ed è importante valorizzarlo. Inoltre io cerco di portare il cinema a teatro: Io Doppio è lo spettacolo che ho scritto e diretto da tanti anni e che continua ad avere un successo imbarazzante (oltre 150 mila spettatori in 18 mesi) e che presto esporteremo anche nei teatri fuori dalla Toscana. E' un varietà cinematografico con quiz, parodie, monologhi, dialoghi con i personaggi di Hollywood e naturalmente i doppiaggi di spezzoni di film in livornese: un'attività che ci ha regalato tante soddisfazioni.
Detto questo il cinema rimane il mio grande sogno, mi piacerebbe interpretare mille ruoli e quando ho modo di lavorare con grandi professionisti mi commuovo: è la settima arte, ultima non a caso: raduna tutte le altre, la poesia, la scrittura, la musica... Il cinema è il sogno, e infatti quando si sogna siamo tutti ottimi registi e partecipiamo attivamente a una storia (sur)reale, la viviamo e non esiste.
Per quanto riguarda la tv, entra nelle case di milioni di italiani, fa compagnia alle persone sole, alla gente che sta negli ospedali, o nelle case circondariali, è un mezzo straordinario: popolare, vero, è il motivo di compagnia di tante persone che altrimenti sarebbero sicuramente meno informate, meno divertite, meno emozionate, più sole; si tratta sempre male la nostra tv, ma se non ci fosse sarebbe molto molto peggio. Fra l'altro ora, con Sky, ci sono milioni di possibilità di intrattenimento e di cultura. La tv è molto importante... Maremma cinghiala... non ho le idee molto chiare vero?!
Tra i progetti cinematografici ai quali hai preso parte di recente c'è l'ultimo film di Fausto Brizzi, Maschi contro femmine. Puoi anticiparci qualcosa sul tuo ruolo e se farai parte anche del sequel già annunciato, Femmine contro maschi?
Che atmosfera si respira sul set del nuovo film di Brizzi? Puoi dirci qualcosa su questo progetto, e sul perchè è stato diviso in due, per giunta distribuito da società diverse, 01 e Medusa?
Sul perchè è diviso da due distribuzioni diverse non lo so davvero, di politica non me ne intendo (sorride) ma credo sia normale che due colossi si contendano un film così divertente e soprattutto un autore come Brizzi. E' difficile descrivere la gioia e il divertimento che si sono creati sul set e la grandissima serenità, la calma che Brizzi infonde agli attori. Non l'ho mai visto alzare la voce, non l'ho visto 'sclerare' neanche una volta. I suoi film sono divertenti perchè sul set ci si diverte: durante le pause si gioca a biliardino e si mangia tutti insieme. Sembra un ragazzino che ha appena posato Topolino e si mette a giocare col cinema. Solo che gioca molto sul serio, sa esattamente quello che vuole e dove vuole arrivare. E' davvero un grande.
A proposito di Maschi contro femmine, il tuo rapporto con l'altro sesso com'è?
Sono un bel maritino felice da quasi tre anni! Sono molto soddisfatto ma molto spesso rivedo Casa Vianello e mi rendo conto che Raimondo aveva capito tutto... le donne sono capaci di fare due cose in maniera meravigliosamente unica ed inarrivabile: fare figli e rompere le scatole.
A leggere le trame di Cacao e C'è chi dice no - altri due progetti cinematografici ai quali hai preso parte - sembra che i protagonisti siano ragazzi alle prese con le prime difficoltà del mondo degli adulti, tra raccomandati e lavori quasi "inventati". Dal tuo punto di vista, come vedi le generazioni più giovani, e in che modo dovrebbero affrontare questo periodo di crisi, secondo te? Che personaggi interpreti in queste due pellicole?
In Cacao sono un giovane imprenditore, ho un negozio di articoli funebri per animali, e insieme al mio miglior amico (Nicola Nocella) e alle nostre rispettive ragazze (Giorgia Wurth ed Eleonora di Miele) cercheremo di impedire ad un cattivone (Dario Cassini) di conquistare il mondo. Sembra una storia assurda di Paperino mese e infatti lo è.
In C'è chi dice no invece, sono un professore universitario zelante e preparato che insieme a Paola Cortellesi e Luca Argentero cercherà di combattere il regime dei "raccomandati".
Sei direttore artistico del Joe D'Amato Horror Festival e tra i tuoi prossimi impegni televisivi c'è anche il commento e la produzione di Fear Factor, un format importato dagli USA. Cos'è la paura per Paolino Ruffini?
Ho lavorato molto su questo tema, ti consiglio un documentario che si intitola Peter Panico e puoi trovare su YouTube (a questo link n.d.r). Il panico è una delle malattie più diffuse: una persona su 75 ha paura. A prescindere da cosa o da perchè. Tutti pensano che avere un attacco di panico è come morire, ma non è così. in quei momenti la morte sarebbe una soluzione, mentre il panico, durante quel momento, non prevede vie d'uscita.
La paura è un'emozione. Un'emozione forte forte, a volte quanto l'amore... Io ho paura di un sacco di cose, ma mi sono reso conto che all'80 per cento non c'è mai motivo di avere davvero paura. Fa paura ciò che ti può accadere senza che tu possa controllarlo, fa paura il soprannaturale soprattutto se ha dei fondamenti religiosi, politici, naturali o biologici (chi non si è spaventato con L'Esorcista o vedendo le Torri Gemelle crollare o l'Aquila distrutta dal terremoto?).
L'importante è non lasciarsi sopraffare. Alla fine la cosa che mi fa più paura è la solitudine, soprattutto nel periodo senile. Quella è una cosa brutta, che mi capita di vedere spesso e non saprei come affrontare.
Vuoi rivelarci qualcosa su Fear Factor, sarà una versione italiana del programma? Ci saranno concorrenti che si tufferanno in vasche piene di vermi o lardo?
Faranno di peggio! Fear Factor è già in onda su GXT ed è stato fantastico! L'abbiamo prodotto nel nostro Nido del Cuculo e lo commento insieme a Lorenzo Ceccarini, che insieme a me doppia i mitici spezzoni di Io Doppio.
Sei un appassionato di cinema, hai diversi tatuaggi che raffigurano locandine di capolavori come Arancia Meccanica, so che sei anche un collezionista di VHS e hai collaborato diverse volte con il critico Marco Giusti. Come giustifichi la scelta di interpretare ben tre commedie natalizie, un genere da sempre bistrattato dalla critica e dal pubblico più esigente?
La critica spesso tratta male il cinema di genere italiano, ma citavi giustamente Marco Giusti (con il quale ho collaborato a diverse edizioni di Stracult) che ha proiettato W La foca al Festival di Venezia e ha diretto una retrospettiva sugli spaghetti western. Il cinema non è snob di natura, se lo è diventato è perchè in Italia c'è una certa critica che pensa di guadagnare punti se parla male di un film e spesso è un gioco al massacro. Io amo molto più parlar bene che parlar male, e credo che alla lunga abbia sempre più ragione il pubblico che i giornalisti: i casi dei film di Totò, di Bud Spencer e Terence Hill, di Lino Banfi e Sergio Leone lo hanno dimostrato lungamente. Fantozzi, Per un pugno di dollari o I soliti ignoti credo che possano essere annoverati in una hit di capolavori insieme ai film di Fellini, Rossellini o Antonioni. Ci sono artisti, e ci sono registi. Ci sono generi e ci sono autori. Ma la mamma di tutto è sempre questa meravigliosa macchina che dice 24 bugie al secondo e si chiama Cinema: una mamma che accoglie tutti, ed è la cosa più libera, democratica, onirica e meravigliosa della nostra epoca.
Dal tuo debutto cinematografico con Ovosodo (nel 1997) hai interpretato soprattutto commedie. Sogni un ruolo in un genere diverso, o ritieni che questo sia un genere a te congeniale?
C'è qualcosa con la quale ti piacerebbe metterti alla prova in futuro?
Mi riallaccio alla domanda precedente: c'ho pensato ancora meglio e ti dico che mi piacerebbe davvero testarmi su qualche linea più forte. In tv mi piacerebbe fare un sacco di cose: sogno di condurre La Corrida da anni. Corrado era un grande artista, così come lo era Vianello e adesso lo è Fiorello. Mike era un ottimo conduttore e ha saputo inventare la tv... Insomma mi piacerebbe percorrere anche quel binario, e magari presentare qualche Festival importante, un giorno... Questo sarebbe davvero ganzo.
Pochi giorni fa è scoppiata ufficialmente l'estate e numerosi animatori già vivacizzano le nostre vacanze nei villaggi turistici. Tu che sei stato un animatore - anzi il Miglior Animatore d'Italia alla prima stagione - che consigli daresti a questi ragazzi?
Consiglierei le vecchie regole del villaggio... (io dico sempre che al posto del militare ho fatto i villaggi)... "per far gli scemi bisogna esser seri" e il mio capovillaggio Ciro mi ha aiutato a mettermi un po' in riga. Sai, io pensavo che si andasse nei villaggi solo per stare con qualche bella ragazza, e invece è un mestiere vero e proprio, persino complesso: via i cellulari, via gli occhiali da sole quando si parla con la gente, scordatevi di dormire per più di quattro ore a notte, sorriso sempre e comunque. Bisogna divertirsi, per forza. Se poi uno si diverte davvero e riesce ad essere spontaneo, il lavoro viene meglio!