Tarantino, niente pronostici, niente regole

Il presidente della giuria del 57esimo Festival di Cannes, promette che a vincere sarà il film migliore. Senza pregiudizi.

"La prima regola sarà non avere regole, né pregiudizi. Siamo qui a vedere film, a discutere, magari polemizzare fra noi, ognuno arriva con il proprio bagaglio di gusti, opinioni, ricordi, ma poi ci saranno solo i film e non ha senso fare pronostici della vigilia". Quentin Tarantino presidente della giuria della 57esima edizione del Festival di Cannes, ha le idee chiare in merito al suo ruolo e non è difficile credergli: il suo cinema di alto livello nasce dall'humus del cinema popolare di Mario Bava e Lucio Fulci, nonchè dallo spaghetti-western, e dai kung-fu movies, come potrebbe avere dei pregiudizi? "Non m'interessa in quali condizioni è stato fatto un film" aggiunge "Non m'interessa quanto è costato, né da dove viene, né di che tipo di film si tratti: sarà il migliore a vincere"

Il regista di Pulp Fiction quindi si è lasciato andare ai ricordi ed alle emozioni legate al Festival di Cannes: "Per ogni vero cinefilo passare due settimane in questa colorata bolgia è come sentirsi in paradiso. Credo di aver sentito parlare di Cannes per la prima volta a nove anni probabilmente leggendo su qualche giornale una cronaca dal Festival o addirittura vedendo la pubblicità di un film che qui aveva vinto qualche premio. Da allora è sempre stato per me un luogo del desiderio, circonfuso di mistero, finchè non ci sono arrivato, da perfetto sconosciuto, idealmente con la copia del mio primo lungometraggio sotto il braccio. Da allora so che venire qui è come andare in paradiso. E chi degli umani non sognerebbe questo destino?"

E quest'anno la "colorata bolgia" già animata dalle inevitabili polemiche sul film di Pedro Almodóvar e dalle proteste dei precari, chiude con un giorno d'anticipo, il 22 maggio anzichè il 23, che sarà il giorno dedicato unicamente alla celebrazione del film vincitore, nominato da una giuria alquanto eterogenea: non solo Tarantino, ma anche la splendida Emmanuelle Béart che ha speso qualche parola a favore dei precari; il critico finlandese Peter Von Bagh; il gaudente regista americano Jerry Schatzberg che dice di essere a Cannes per il vino, il cibo e le belle donne; il regista vietnamita Tsui Hark e il sarcastico attore belga Benoît Poelvoorde che in netto contrasto con la solenne promessa del presidente della giuria dice: "Non capisco perché non ho mai vinto un premio a Cannes, ora ho l'occasione di vendicarmi, e la mia vendetta sarà far vincere un film mediocre".