Mentre l'intelligenza artificiale cavalca l'onda dell'ispirazione visiva rubando qua e là pennellate dal mondo sognante di Totoro e compagni, Goro Miyazaki - regista e figlio del leggendario Hayao - affronta con lucidità il nodo più spinoso del presente: che ne sarà dello Studio Ghibli quando le mani di suo padre non disegneranno più?
Il futuro (im)perfetto di Studio Ghibli
Intervistato da Japan Today, il regista di I racconti di Terramare e La collina dei papaveri ammette che gli strumenti AI sono diventati sorprendentemente raffinati in pochissimi anni. "Non mi stupirei se fra due anni uscissero più film interamente realizzati dall'intelligenza artificiale", ha dichiarato. Ma per lui, lo spirito di Ghibli non può semplicemente essere simulato: si nutre di carne, ossa e memoria.

Il cuore pulsante dello studio - sostiene Goro - resta indissolubilmente legato a due figure in carne e spirito: suo padre Hayao e il produttore Toshio Suzuki. "Se questi due non potessero più creare o muoversi, cosa accadrebbe? Non si possono rimpiazzare", ha affermato, spiegando come l'esperienza diretta della guerra, che ha segnato l'infanzia del padre, impregni ogni sua opera di una dolcezza amara e di una "fragranza di morte" che né i giovani animatori né gli algoritmi potranno mai imitare.
Miyazaki senior, oggi 84enne e ancora all'opera su un nuovo progetto, ha sempre disprezzato l'uso dell'AI nell'animazione. In un celebre documentario NHK del 2016, definì un esperimento di zombie digitali "un insulto alla vita stessa", accusando gli sviluppatori di ignorare completamente il concetto di dolore. Eppure, mentre in Giappone debutta Twins Hinahima, primo anime nazionale in gran parte generato da AI, Goro non chiude del tutto la porta alla novità: spera che queste tecnologie possano rivelare talenti nascosti, dando a nuovi autori la possibilità di emergere e dirigere. Resta però convinto che il pubblico, in fondo, continui a cercare quella verità imperfetta e vibrante che solo le mani umane sanno ancora raccontare.