Il trailer del Volume 1 della stagione finale di Stranger Things anticipa un capitolo più cupo, segnato da Vecna e da una Hawkins militarizzata. I protagonisti si preparano alla resa dei conti.
Il trailer e il ritorno a Hawkins: un'ultima discesa nell'ombra
Il nuovo trailer della stagione finale di Stranger Things, in arrivo il 27 novembre con i primi quattro episodi, concentra in pochi secondi l'atmosfera di un autunno 1987 che a Hawkins non somiglia più a ciò che i personaggi hanno sempre cercato di difendere.
I portali aperti nel finale della quarta stagione hanno lasciato cicatrici profonde e visibili, trasformando la cittadina in un territorio sospeso tra una normalità impossibile e una minaccia che sembra respirare sotto la superficie. L'artwork narrativo dei fratelli Duffer appare più tetro e compatto, come se la serie fosse entrata nella sua fase più adulta, priva di campanelli nostalgici che alleggerivano i toni nei capitoli precedenti.
Il trailer, mostrato in anteprima durante il One Last Bike Ride - un evento che ha unito fan e cast in una dimensione quasi rituale, celebrando l'ultima pedalata simbolica attraverso la storia della serie - propone un montaggio dal ritmo crescente. L'eco visiva suggerisce una tensione che non cerca artifici ma una consapevolezza: Vecna non è sconfitto, semplicemente nascosto. La frase "non si sa dove si trovi né quali siano i suoi piani", riportata nella sinossi ufficiale, diventa una cerniera narrativa che tiene aperta ogni possibilità.
A complicare ulteriormente il quadro c'è la quarantena militare imposta dal governo, un dettaglio che aggiunge una componente quasi politica al tracciato della serie. Hawkins diventa un luogo blindato, teatro di una ricerca ossessiva di Undici, nuovamente costretta alla fuga. Questo ritorno al nascondiglio, che ripercorre simbolicamente le sue origini, sembra suggerire un arco conclusivo che vuole chiudere il cerchio non con un semplice richiamo nostalgico, ma con una riflessione più ampia sull'identità del personaggio e sulla sua capacità di affrontare l'oscurità senza più delegare la speranza agli altri.
Il gruppo diviso e la paura che ritorna
La sinossi della stagione colloca l'azione in un momento carico di peso emotivo: l'avvicinarsi dell'anniversario della scomparsa di Will riporta in superficie una paura "pesante e familiare", come la definisce Netflix. È un dettaglio cruciale perché richiama la radice dell'intera epopea: la storia è iniziata con una sparizione, e forse non potrà chiudersi senza farvi ritorno narrativamente. Il trailer sembra suggerire proprio questa traiettoria, collocando Will al centro di un'intensità emotiva che potrebbe diventare uno dei principali motori della stagione.
Il gruppo di protagonisti, pur unito da un obiettivo comune - trovare e uccidere Vecna - si muove però in condizioni di crescente frammentazione. L'immaginario visivo mostra personaggi più maturi, meno protetti dal senso di invincibilità adolescenziale che aveva caratterizzato le prime stagioni. Il tono appare più lineare e asciutto, quasi come se la scrittura avesse scelto di non concedere tregua o comicità se non con grande parsimonia. Ogni sequenza suggerisce che la battaglia finale non sarà soltanto un confronto fisico, ma un passaggio attraverso ciò che la serie ha sempre raccontato: la forza del legame come unico antidoto alla dissoluzione.
Netflix definisce quella in arrivo "un'oscurità più potente e letale di qualsiasi altra situazione mai affrontata prima". Tradotto sul piano narrativo, significa che l'ultima stagione promette un intreccio più rischioso, probabilmente meno dispersivo e vincolato a dare chiusura alle traiettorie di ciascun personaggio.
La necessità che il gruppo resti unito "per l'ultima volta" diventa quindi un'indicazione tematica precisa: non è solo una condivisione di pericolo, ma un invito a riconoscere che questo universo sta per chiudersi e che lo farà attraverso ciò che l'ha reso popolare, ovvero la capacità di intrecciare fantasy, trauma e amicizia senza mai perdere di vista il cuore umano della storia. E per una serie che ha cambiato il modo in cui la serialità pop conversa con gli anni Ottanta, non è un dettaglio secondario ma la sua ultima sfida.