Steven Spielberg, 25 anni dopo Schindler's List mette in guardia dal "clima di odio"

Steven Spielberg ha svelato perché, dopo 25 anni, Schindler's List è ancora rilevante e si deve stare attenti al clima di odio.

Ready Player One: Steven Spielberg durante la promozione del suo film
Ready Player One: Steven Spielberg durante la promozione del suo film

Steven Spielberg, in occasione del ritorno di Schindler's List nelle sale americane per il venticinquesimo anniversario dell'uscita nelle sale, ha spiegato i motivi per cui il suo capolavoro, considerato uno dei migliori film drammatici di sempre, è ancora rilevante dopo due decenni e si deve stare attenti al clima d'odio che anima la società.

Il regista, intervistato da NBC Nightly News, ha spiegato: "Penso che si stia rischiando di più oggi che all'epoca. Quando l'odio collettivo organizza e diventa industrializzato, allora si arriva al genocidio. Dobbiamo tenerlo più seriamente in considerazione ora rispetto a quanto avremmo dovuto fare una generazione fa". Le dichiarazioni di Spielberg sono inoltre legate al difficile clima politico esistente negli Stati Uniti e all'anti-semitismo che è alla base di duri commenti online e a sparatorie come quelle avvenute nella sinagoga di Pittsburgh.

Steven ha inoltre spiegato: "Non avrei mai potuto immaginare, basandomi sulla storia, che il publico avrebbe tollerato quella quantità di violenza, umani contro umani, o inumani contro umani. Nessuno avrebbe pensato che il film avrebbe incassato dei soldi".

Il lungometraggio ha invece incassato 320 milioni di dollari in tutto il mondo e ha conquistato dodici nomination agli Oscar, vincendone sette.

Alcuni prigionieri in una sequenza di Schindler's List
Alcuni prigionieri in una sequenza di Schindler's List

Spielberg ha inoltre rivelato qualche dettaglio riguardante le riprese di Schindler's List che si sono svolte in Polonia, dove il vero Schindler ha portato i cittadini di origine ebraica per lavorare nella sua fabbrica, salvandoli dai campi di concentramento. Una delle scene inserite nel lungometraggio mostra delle donne, da poco arrivate ad Auschwitz, che temono la loro morte sia vicina: "Nessuno ha recitato quel giorno. C'è stata una specie di panico virtuale che è accaduto realmente in quel luogo davvero oscuro".
La scelta di girare in bianco e nero ha inoltre messo il filmmaker in difficoltà con lo studio: "Non conosco l'Olocausto a colori. Non ero presente in quell'epoca, ma ho visto dei documentari sull'argomento. Sono tutti girati in bianco e nero. Quello è il mio unico punto di riferimento. Volevo che sembrasse reale".

Steven ha inoltre aggiunto: "Dio benedica la sopravvissuta grazie a Schindler che è venuta da me. Mi ha detto 'Voglio che racconti la mia storia'. E ho risposto 'Bene, racconterò la tua storia'. Mi ha quindi detto: 'Oh, quello è niente. Quella era una piccola parte della mia vita. Voglio raccontarti la mia intera storia di quello che è stata la mia vita, chi sono. Voglio che tu possa vedermi e capirmi". Quella conversazione ha portato alla nascita dalla USC Shoah Foundation, avvenuta nel 1994, che raccoglie video e testimonianze di chi è sopravvissuto al genocidio, arrivando ora a raccogliere oltre 55.000 racconti: "Non penso che realizzerò niente di più importante nella mia vita, quindi per me è quello il progetto di cui sarò sempre maggiormente orgoglioso".