Si è aperta sulle note di Wagner suonato dall'orchestra guidata dal maestro Daniel Hardling la serata conclusiva del 63esimo Festival di Sanremo che ha visto vincitore Marco Mengoni (seguito dai Modà e da Elio e le storie tese), e poi in un batter d'ali - quelle di una coloratissima Luciana Littizzetto, che è entrata in scena vestita da farfallina e giustificandosi: "non ce l'ho tatuata e me l'hanno messa addosso" - la competizione è iniziata con l'esibizione di Raphael Gualazzi con la sua Sai (ci basta un sogno) alla quale sono seguiti gli Almamegretta con Mamma non lo sa, Daniele Silvestri, anche stasera accompagnato da Renato Vicini, con A bocca chiusa e i Modà.
Tra un brano e l'altro viene dato spazio al sociale, ricordando le attività della Fondazione Mike Bongiorno e facendo arrivare sul palco una letterona gigante indirizzata alla Littizzetto e scritta dall'Orchestra Sinfonica di Sanremo per dar voce al disagio che attualmente vivono i componenti in seguito ai tagli ai fondi destinati alla cultura.
Dopo l'entrata la prima entrata in scena di Bianca Balti - in abito bianco, enormi orecchini e senza scarpe - Sanremo prosegue con Cristicchi e La prima volta (che sono morto), Maria Nazionale in azzurro con E' colpa mia e la rossa Annalisa Scarrone con le sue Scintille.
Poi Lucianina si siede su uno scalino del palco per parlare di bellezza e spezzare una lancia a favore di chi bello non è, ma può essere "figo a modo suo" - come sostiene lei - perchè non c'è nulla di illecito nell'essere "grassottelli o con il pomo d'adamo come un ascensore", ma si può essere fighi come Totò, Eduardo De Filippo, Rita Levi Montalcini e Antonio Ligabue. Forse un concetto che può sembrare fin troppo scontato, ma che è utile ribadire di questi tempi, in cui la società in alcuni contesti sembra dare eccessiva importanza all'aspetto esteriore.
Tocca a Max Gazzè - con un look inquietante, con tanto di pupille bicolori - poi a Chiara Galiazzo (presentata da un timidissimo quanto mastodontico Martín Castrogiovanni, il rugbista di origine argentina attualmente nella squadra dei Leicester Tigers - e poi ancora ai Marta sui Tubi e Malika Ayane, e in conclusione un Marco Mengoni che stasera ha sfidato la superstizione vestendosi di viola, il duo Simona Molinari e Peter Cincotti e soprattutto loro, Elio e le storie tese, che stasera hanno vinto il premio per la critica e il miglior arrangiamento, ma avrebbero meritato un premio per il make up, a giudicare dal loro irresistibile (e credibile) look extralarge, che ha strappato risate più convinte e autentiche del lungo monologo di Claudio Bisio, ospite comico di stasera.
Bisio ha messo le mani avanti sostenendo che in un periodo come quello che stiamo vivendo un comico non può non parlare di politica, ma al contrario di Crozza le sue frecciate non erano dirette, anche se non ha mancato di sfiorare tematiche forti, come quella dei voti venduti per 50 euro: "Faust la sua vita l'ha venduta per l'immortalità, non per 50 euro". Un lungo sermone che - forse anche a causa dell'emozione - stentava a decollare e si è concluso senza aver lasciato davvero il segno su questa serata.
Non solo comicità sul palco dell'Ariston, stasera - anche se più di Bisio è la Littizzetto a vivacizzare la serata, soprattutto nei suoi confronti-scontri con la Balti, che ad un certo punto ha rischiato anche di cadere sui tacchi ma anche la magia delle voci di Birdy e di Andrea Bocelli e la presenza scenica del ballerino Lutz Forster, con una performance in cui si inventava di volta in volta un po' giocoliere, un po' prestigiatore.