Un nuovo libro su Hollywood offre un gustoso retroscena sulla lavorazione di Rambo 3 e sulla vendetta che Sylvester Stallone si sarebbe preso su un bambino di nove anni troppo saccente, "condannandolo a morte" (cinematograficamente parlando, ovviamente).
The Last Action Heroes: The Triumphs, Flops, and Feuds of Hollywood's Kings of Carnage di Nick de Semlyen si sofferma sui tentativi (falliti) di umanizzare il personaggio di John Rambo aggiungendo humor nel terzo capitolo del franchise, ma finendo solo per renderlo più fumettistico. Man mano che il franchise bellico procede, Rambo si cauterizza una ferita con la polvere da sparo e abbatte un elicottero russo con il suo arco, prendendosi sempre più sul serio. Ma il regista Peter MacDonald ha svelato un gustoso retroscena dal set che coinvolge Sylvester Stallone e il suo piccolo coprotagonista, un bambino afghano di nome Hamid, interpretato da Doudi Shoua, che all'epoca aveva nove anni.
Commando, il finale del film con Arnold Schwarzenegger rovinato "per colpa di Sylvester Stallone"
"Questo ragazzino era fastidioso, ci faceva impazzire" ha ammesso il regista. "Ma era pieno di vita ed energia. Un giorno stavo girando una scena in cui Stallone aveva un bel po' di dialoghi e Sly sbaglia le battute. Il ragazzo lo prende per il braccio e lo corregge, dicendogli la battuta giusta. Guardo Sly e penso: 'Non finirà bene'".
Stallone e il suo entourage lasciano il set senza proferire parola, ma poco dopo Peter MacDonald ricorda di essere stato avvicinato da un produttore che gli ha detto: "Sly ha avuto una grande idea. Il ragazzo deve morire".
"Nel film o nella realtà?" chiede lui.
Il regista, però, ha tenuto duro e dopo aver avvertito il piccolo Doudi Shoua di non intromettersi di nuovo, è riuscito a mantenerlo in vita fino alla fine del film.