Race - Il colore della vittoria: la storia vera che ha ispirato il film

Race - Il colore della vittoria narra la storia vera dell'atleta afroamericano Jesse Owens, vincitore di quattro medaglie d'oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936.

Race - Il colore della vittoria è un film del 2016 diretto da Stephen Hopkins, la pellicola biografica narra la storia vera dell'atleta afroamericano Jesse Owens, velocista e lunghista statunitense, il quale vinse quattro medaglie d'oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936.

Race - Il colore della vittoria: Stephan James in gara in una scena del film
Race - Il colore della vittoria: Stephan James in gara in una scena del film

Durante le olimpiadi il leggendario atleta americano vinse i 100 metri il 4 agosto, il salto in lungo il 5 agosto e il 9 agosto i 200 metri e la staffetta. Owens, orgoglioso dei suoi successi, in seguito disse di aver pensato di rinunciare alla staffetta per lasciare il posto ad altri ragazzi.

Race - Il colore della vittoria: Stephan James nei panni di Jesse Owens
Race - Il colore della vittoria: Stephan James nei panni di Jesse Owens

L'atleta americano dichiarò: "Ho già vinto tre medaglie d'oro. Lasciamoli gareggiare, se lo meritano!". Ma i suoi dirigenti, che avevano intenzione di mettere in campo la miglior squadra possibile, gli ordinarono di rimanere in pista.

Il 4 agosto allo stadio olimpico era presente anche Adolf Hitler: di fronte alla vittoria nel salto in lungo di Owens contro il tedesco Luz Long, è stato detto per anni che il Führer si sia alzato, visibilmente infastidito, e sia uscito dallo stadio evitando così di stringere la mano all'atleta afroamericano.

Owens stesso, e molti altri testimoni, in seguito disse che questa versione era falsa, l'atleta raccontò di come Hitler si alzò in piedi e gli fece un cenno con la mano: "Dopo essere sceso dal podio del vincitore, passai davanti alla tribuna d'onore per rientrare negli spogliatoi. Il Cancelliere tedesco mi fissò, si alzò e mi salutò agitando la mano. Io feci altrettanto, rispondendo al saluto. Penso che giornalisti e scrittori mostrarono cattivo gusto inventando poi un'ostilità che non ci fu affatto."