La prima giornata del Pesaro Film Festival si è conclusa ieri con l'inaugurazione ufficiale di "Cinema in Piazza", una serie di proiezioni "en plein air", aperte a tutti e che cercano di coniugare il cinema di qualità con i gusti degli spettatori. In un'atmosfera informale e "popolare", il pubblico ha potuto assistere alla proiezione del film d'apertura (fuori concorso), Barbara di Christian Petzold, un dramma toccante realizzato da uno dei più importanti registi del cinema tedesco del nuovo millennio, seppur ancora poco conosciuto in Italia. Il film, già premiato alla scorsa Berlinale per la miglior regia e candidato a ben otto premi Lola (gli Oscar tedeschi) - tra i quali Miglior Film - sarà distribuito nelle sale italiane da BIM. La storia vede protagonista una giovane coppia divisa dal Muro nella Germania degli anni Ottanta. Lei, la Barbara del titolo, interpretata da Nina Hoss, è un medico relegato dal governo della DDR in un piccolo ospedale di provincia a causa di una richiesta di trasferimento in Germania Ovest. La frustrazione e la sorveglianza della Stasi non le impediscono però di incontrare di nascosto il fidanzato e pianificare la fuga, ma le attenzioni del collega Andre (Ronald Zehrfeld) iniziano a far vacillare le sue convinzioni. Petzold mette in scena un film che per alcuni versi ripercorre i temi del pluripremiato Le vite degli altri, descrivendo però in maniera originale l'ambiente sanitario della DDR e dando maggior risalto a una storia di amore trattenuto e ai movimenti dell'animo, tratteggiando così uno sfaccettato ritratto femminile. Oltre alla storia di sicuro impatto emotivo, Barbara ha appassionato il pubblico anche grazie a una regia inventiva, una fotografia accattivante e alla grande prova della protagonista Nina Hoss.
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Giovanni Spagnoletti e dal membro del comitato scientifico del Festival, Pierpaolo Loffreda, nel cortile di Palazzo Gradari. Il regista dice di aver ricostruito l'ambientazione della DDR attraverso i suoi ricordi di "un paese triste, senza colori, illuminato solo dai neon" e continua parlando del conseguente appiattimento delle relazione tra le persone poiché (la DDR) "non prevedeva la possibilità di mostrare la propria sensualità, le proprie emozioni. Tutto doveva essere estremamente reale, concreto. Quando raccontavo ai miei cugini dei colori e della musica dell'Ovest loro restavano sorpresi. Spesso all'Est venivano dati film con Romy Schneider, che era attrice molto amata per la sua sensualità, bellezza, armonia, eleganza: tutto ciò che a loro mancava." _ In conferenza il regista ha anche avuto modo di ribadire la sua grande intesa con l'attrice-feticcio Nina Hoss per poi parlare a ruota libera sul concetto di suspence, un aspetto ben presente in Barbara, dove le minacce più o meno fisiche (di spionaggio, di carcere, di morte) contribuiscono a creare un'atmosfera di tensione perenne: "Adoro creare suspence. Ed è una caratteristica che trovo di rado nel cinema europeo contemporaneo. Voglio rappresentare la tensione che può venire da un Potere o da uno Stato oppressivo, da un lavoro che ti mette sotto pressione, dal coraggio che si deve dimostrare per compiere certe scelte."_
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