C'è chi lo ha ribattezzato il Kramer contro Kramer dei nostri tempi. Chissà ora se Storia di un matrimonio di Noah Baumbach sarà così fortunato agli Oscar 2020 come il dramma di Robert Benton che, nell'edizione del 1980, riuscì a centrare ben cinque statuette su nove candidature, portandosi a casa tutti i premi maggiori tra film, regia, attore protagonista, attrice non protagonista (Dastin Hoffman e Meryl Streep) e sceneggiatura.
Storia di un matrimonio, di nomination ne ha conquistate invece ben sei, al pari di Parasite, Jojo Rabbit e Little women: miglior film, miglior attore protagonista con Adam Driver, migliore attrice protagonista con Scarlett Johansson, migliore attrice non protagonista con Laura Dern, migliore sceneggiatura originale, migliore colonna sonora originale.
Il dramma familiare targato Netflix che ha al centro il divorzio di una coppia interpretata da Adam Driver e Scarlett Johnsson ha, infatti, scaldato il cuore della critica in un'annata non certo facile vista la concorrenza che va da The Irishman di Scorsese a 1917 di Sam Mendes che a sorpresa ha preso i due premi maggiori ai Golden Globe, senza poi dimenticare anche Quentin Tarantino che è stato l'altro mattatore della serata dei trofei dati dalla stampa estera di stanza a Los Angeles con C'era una volta... a Hollywood. I tre film hanno peraltro fatto incetta di segnalazioni anche a questi Oscar, insieme a Joker, portandosi a casa ben 11 e 10 candidature. Un bel bottino.
Eppure, sulla carta, Storia di un matrimonio avrebbe tutte le carte in regola per poter ambire a risultati importanti in questi Oscar 2020. I dissidi familiari, uniti a performance attoriali estremamente drammatiche, in passato hanno fatto faville tra i membri dell'Academy. Di Kramer contro Kramer si è appena parlato, ma come dimenticare Gente comune di Robert Redford ad esempio, o Sul lago dorato, oppure Le stagioni del cuore sempre di Benton e lo strappalacrime Voglia di tenerezza. C'è da dire che il film di Noah Baumbach non usa il pianto facile e ricattatorio, anzi traccia con un realismo estremamente crudo la fine della relazione tra Charlie, regista teatrale d'avanguardia interpretato da Adam Driver, Nicole - Scarlett Johansson - che per anni è stata sia sua compagna, prima attrice, oltre che musa ispiratrice. Insieme hanno avuto un bambino, Henry, che ora ha otto anni e si trova investito suo malgrado da tutto ciò. In mezzo terapie di coppia, liti e avvocati - con la strepitosa Laura Dern che 'non fa prigionieri' - segnano il divenire della storia.
Alla base del film, come è noto c'è il divorzio del regista dall'attrice Jennifer Jason Leigh e questo spiega ancor di più quanta 'verità' ci sia nel film, ed è proprio per questo che, dopo la presentazione in concorso all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, ha raccolto un numero notevole di riconoscimenti come il Golden Globe per la miglior attrice non protagonista a Laura Dern su sei candidature tra cui film, regia e attori protagonisti, quattro nominationi ai Bafta, tre ai Screen Actors Guild, la candidatura ai Producers Guild, otto ai Critic's Choice, quattro Gotham Awards, il secondo posto del premio del pubblico al Festival di Toronto, premi agli attori dei circoli di Boston, Chicago, New York, San Diego, due Satellite Awards e top dieci nel National Board of Review.