Oscar 2020: Quentin Tarantino per C'era una volta a... Hollywood

Quentin Tarantino tra i protagonisti della notte degli Oscar 2020 grazie alle candidature ottenute per la migliore regia e sceneggiatura originale di C'era una volta a... Hollywood.

Gli Oscar 2020 vedranno Quentin Tarantino tra i grandi protagonisti dell'edizione grazie a tutte le nomination per C'era una volta a... Hollywood, da quella come miglior film a quelle per la migliore regia e la migliore sceneggiatura originale.

Certo è che Quentin Tarantino è arrivato nel migliore dei modi all'annuncio delle candidature più importanti del cinema americano, gli Oscar 2020, non solo dopo il trionfo, una settimana fa, ai Golden Globe (dove ha vinto la sua personale statuetta per la migliore sceneggiatura originale, oltre che quella per il miglior film comico e per il migliore attore non protagonista, a Brad Pitt). L'annuncio dei Critics' Choice Awards 2020 è di poche ore fa ed è la consacrazione, nella stagione dei premi, per il suo film più ambizioso: C'era una volta a... Hollywood è stato proclamato il miglior film dell'anno, quello con la migliore scenografia, il miglior attore non protagonista e con la migliore sceneggiatura originale, ancora una volta.

Che Tarantino, americano del Tennessee con origini italiane e irlandesi, sia un maestro nel raccontare storie, Hollywood lo sa fin dal 1989, quando vende, per 400.000 dollari, la sceneggiatura di Assassini nati, girato da Oliver Stone nel 1994. Nel 1990 scrive Dal tramonto all'alba, che diventa un film 5 anni più tardi nelle mani dell'amico Robert Rodriguez, ma quello che Hollywood ancora non sa, e scopre nel 1992 con Le iene, è che ha di fronte quello che da Peter Bogdanovich è stato definito come il regista più influente della sua generazione. Il successo vero, però, quello travolgente che non permette di tornare indietro, arriva nel 1994 quando Quentin Tarantino, ad appena 31 anni, presenta a Cannes Pulp Fiction, Palma d'oro e consacrato a pietra miliare del cinema contemporaneo.

Non tutti vedono di buon occhio un autodidatta che conosce il cinema, più che per averlo studiato, per averlo letteralmente divorato da spettatore fin da quando, da bambino, sognava all'ombra degli spaghetti western di Sergio Leone. E l'insuccesso di Jackie Brown, omaggio alla Blaxploitation, sembra poter dare ragione ai suoi detrattori, a chi lo accusa di essere in pratica bravo solo a copiare e citare immagini e battute di altri, dal cinema d'autore americano o europeo ai B-movie. Ma, dopo 6 anni di altri progetti, tra Broadway e la TV, Quentin Tarantino ritorna al grande schermo con una sceneggiatura originale e brillante, regalo per i 30 anni di Uma Thurman: quello è Kill Bill (che, nonostante diviso in Kill Bill: Volume 1 e Kill Bill: Volume 2, è da considerarsi un unico film, come Tarantino ha ribadito con l'annuncio di un terzo capitolo in arrivo). Diversi MTV Awards, Empire Awards e candidature a Golden Globe, BAFTA e Nastri d'Argento dopo, è ormai chiaro che Quentin Tarantino è pronto per entrare, a furor di popolo, nell'Olimpo dei grandi autori contemporanei.

E con i progetti successivi, al di là della fortuna o meno di incassi o critica, Quentin non sbaglia un colpo: dopo l'horror grindhouse arrivano il colossale omaggio al Western, The Hateful Eight, e prima ancora i due capitoli iniziali della sua personale "trilogia della storia" - Bastardi senza gloria e Django Unchained -. Che segnano il ritorno alle statuette dorate, dopo la candidatura per Pulp Fiction, (un Oscar per la sceneggiatura di Django, Christoph Waltz è miglior attore non protagonista sia per Django che come il terribile Hans Landa di Bastardi senza gloria), senza tuttavia mai portare Tarantino a vincere l'ambito Oscar per il miglior film o la migliore regia, traguardo che riuscirà forse a tagliare nel 2020 grazie a C'era una volta a... Hollywood.