In Ocean's Eleven, Brad Pitt pronuncia una delle frasi più enigmatiche del film: "Due Jethros, un Leon Spinks e una Ella Fitzgerald". Non è solo slang da ladri, ma un elaborato codice culturale che svela l'intero piano del colpo. Un gioco linguistico che racconta molto di più del rapporto tra i personaggi di Clooney e Pitt.
Codici segreti e jazz criminale: il vero significato della battuta di Rusty in *Ocean's Eleven
A volte le battute migliori non sono quelle che si capiscono subito. In Ocean's Eleven, la frase pronunciata da Rusty Ryan - alias Brad Pitt - "Direi che ti servono un Boesky, un Jim Brown, una Miss Daisy, due Jethros, un Leon Spinks, senza contare la più grande Ella Fitzgerald di sempre" - suona inizialmente come puro nonsense patinato, l'eco di un'intesa tra truffatori troppo raffinata per le orecchie dello spettatore comune. Eppure, nascosto dietro l'apparente follia verbale, c'è il cuore pulsante del colpo. Rusty non sta improvvisando: sta traducendo in gergo una sinfonia criminale, utilizzando riferimenti culturali per costruire una mappa del colpo che sta per prendere forma.

Ogni nome è un tassello: Boesky, come Jim Boesky, evoca il truffatore d'élite, il finanziatore losco, ruolo incarnato da Saul. Jim Brown, leggendario giocatore di football, rappresenta la forza bruta necessaria: qui entra in scena Frank Catton. Miss Daisy, chiaro rimando al film Driving Miss Daisy, suggerisce il veicolo della fuga - anche se nel film sarà solo un'esca. I "due Jethros" sono un omaggio a Jethro Bodine di The Beverly Hillbillies, goffo ma adorabile, incarnato dai fratelli Malloy, vera spina dorsale del caos. Leon Spinks, noto per aver battuto Muhammad Ali, anticipa il match truccato a Las Vegas, mentre Ella Fitzgerald, con la sua voce registrata talmente perfetta da sembrare reale, è la metafora visiva della finta trasmissione del caveau: la truffa perfetta che inganna anche l'occhio più esperto.
Quel che colpisce non è solo cosa Rusty dice, ma come lo dice. In un film che trasuda carisma da ogni fotogramma, la lingua parlata è una dichiarazione d'intenti: in Ocean's Eleven, non basta essere ladri, bisogna essere ladri con stile. Il dialogo tra Danny e Rusty, fatto di accenni e codici, ricorda un jazz suonato sottovoce, accessibile solo a chi ne conosce la melodia. È una scelta narrativa che spinge lo spettatore a fidarsi, a farsi trascinare dentro un mondo di eleganza criminale e complicità non detta.
Il loro slang non esiste davvero, è un'invenzione cinematografica, un linguaggio segreto ispirato al thieves' cant, il gergo criminale inglese del Seicento, pensato per nascondere significati in bella vista. Come nel Cockney rhyming slang, il significato non è mai diretto: è alluso, mascherato, insinuato. Questo stratagemma, lungi dall'essere fine a sé stesso, contribuisce a costruire un mondo affascinante, dove il crimine è quasi una forma d'arte, e ogni parola è parte di una coreografia più grande.