Netflix è al centro di una polemica suscitata da un articolo del The Washington Post in cui si sostiene che cerchi di ottenere nomination e premi offrendo ai critici viaggi e regali costosi. Netflix però ha respinto con fermezza le accuse con un comunicato ufficiale.
Un lungo servizio pubblicato dal quotidiano proietta qualche ombra sulla cifra record di 61 nomination ottenute ai Critics' Choice Awards, in parte grazie alle candidature assegnate a The Irishman, Storia di un matrimonio, Dolemite Is My Name e I due Papi.
Netflix, nel corso del 2019, avrebbe provato a "corrompere" i critici sfruttando almeno quattro viaggi lussuosi organizzati negli ultimi mesi che prevedevano incontri con le star, eventi esclusivi e doni.
Un membro dell'organizzazione dei critici americani ha parlato della trasferta a cui ha partecipato in occasione del debutto del film I due papi che comprendeva un viaggio a Los Angeles, una colazione con i filmmaker, i biglietti per la première al TCL Chinese Theatre e un soggiorno al Beverly Hilton. All'evento pagato totalmente dalla piattaforma di streaming avrebbero partecipato circa quarante persone.
La "gita" programmata in occasione di The Irishman, invece, aveva in programma una conferenza con le star, l'accesso all'anteprima, voucher gratuiti per utilizzare Uber e l'alloggio al Four Seasons, albergo che costa da 500 a 2000 dollari a notte.
Netflix ha risposto alle insinuazioni tramite una portavoce che ha dichiarato: "Siamo incredibilmente orgogliosi dei nostri film e ci concentriamo su tutto questo. Ospitare i membri dei mezzi di comunicazione ai junket, alle conferenze stampa e agli eventi è una pratica che esiste da molto tempo nel settore e viene usata da tutti gli studios".
I "rivali" del servizio, tuttavia, hanno sostenuto che non c'erano in programma interviste e non era giustificata la presenza dei critici e dei giornalisti, sostenendo si sia trattato solo di un modo per attirare l'attenzione sui propri progetti e provare a ottenere più voti. Alcuni sindacati e organizzazioni, come l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, da tempo ha vietato ogni contatto tra i nominati e i votanti per evitare tentativi di "corruzione" e ha vietato che vengano inviati doni costosi. Netflix, recentemente, per promuovere i suoi film ha invece regalato ad alcuni giornalisti pantofole, giacche in jeans e coperte griffate, oltre a condividere inviti a party esclusivi e investendo in cartelloni pubblicitari. Il servizio, inoltre, avrebbe cercato di evitare le regole esistenti gestendo il Paris Theatre di New York, usando la sala per rispettare le richieste dell'Academy e puntare agli Oscar, oltre a sfruttare le nomination per attirare potenziali utenti non ancora iscritti e registi e star che sarebbero maggiormente motivati a collaborare e produrre nuovi progetti da far debuttare in streaming.
Kathleen Culver, responsabile del Center for Journalism Ethics all'Università del Wisconsin, ha dichiarato: "Si sta osservando come la fiducia nei confronti del giornalismo stia scendendo. Se un critico viene fatto volare fino a Los Angeles e ottiene un alloggio al Four Seasons, i consumatori si chiedono se sia diventato uno strumento promozionale per il settore. Quando sei un critico vieni pagato per la tua opinione e il pubblico ha bisogno di potersi fidare della tua opinione. E se un recensore sta dando la propria opinione su Storia di un matrimonio e ricevendo doni lussuosi da Netflix, i lettori inizieranno a fidarsi sempre di meno".
Al centro delle accuse c'è la mancanza di etica da parte dei reporter che sarebbero disposti ad accettare regali e viaggi gratis anche quando le trasferte non sono organizzate per dare vita a possibili articoli o recensioni.