Naomi Watts :"Mi dissero che la mia carriera sarebbe finita una volta diventata inscopabile a 40 anni"

Naomi Watts denuncia la mentalità sessista di Hollywood ricordando quando, a inizio carriera, le è stato predetto che dopo i 40 non avrebbe più lavorato.

La carriera di Naomi Watts sembra procedere a gonfie vele. Ma non era ciò che gli fu detto dopo l'exploit in Mulholland drive che regalò fama all'attrice australiana che all'epoca aveva 33 anni. La previsione era che il declino sarebbe arrivato dopo i 40 anni, quando lei sarebbe diventata "inscopabile" secondo i canoni di certi produttori di Hollywood.

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Venezia 2018: la sorridente Naomi Watts sul red carpet di apertura

"Mi è stato detto, 'Farai meglio a fare il più possibilee perché è tutto finito a 40 anni quando diventi inscopabile.' E io, 'Cosa? Cosa significa esattamente?'" Watts ha recentemente detto a Entertainment Weekly. "Poi ci pensi e dici 'Oh, giusto. Quando non sei più riproduttiva, quando quegli organi non funzionano più, non sei sexy, quindi, quindi, non sei più assunta.' Questo mi ha fatto arrabbiare così tanto".

Alla domanda su cosa può fare Hollywood per fare spazio alle donne dopo una certa età, Naomi Watts ha risposto "È una conversazione così imbarazzante perché, dal primo giorno, iniziamo il nostro processo di invecchiamento. È qualcosa con cui tutti dobbiamo sentirci a nostro agio e alle donne viene chiesto di farlo più degli uomini".

Naomi Watts afferma che "invecchiare è un privilegio" e giura di "sconfiggere lo stigma" della menopausa

"Non parliamo quasi mai di un uomo che invecchia", ha proseguito l'attrice. "Non parliamo dei suoi capelli grigi. In effetti, se lo facciamo, è per dire 'Oh, diventa più bello, più desiderabile, più potente'. E perché è potente? Perché ha accumulato esperienze. Beh, dovrebbe essere lo stesso per le donne. Anche noi viviamo esperienze importanti e potenti a questa età di cui dovremmo sentirci orgogliose".

A partire dal 13 ottobre ritroveremo Naomi Watts su Netflix a fianco di Bobby Cannavale in The Watcher, dramma corale di Ryan Murphy e Ian Brennan basato su una storia vera.