Nel panorama sempre più affollato dei nuovi titoli shonen, ottenere il rispetto dei lettori è difficile, ottenerlo da un autore come Kohei Horikoshi, creatore di My Hero Academia lo è ancora di più. Soprattutto ora in vista della recente conclusione dell'anime tratto dalla sua opera. Eppure per lui Kagurabachi ci riesce, diventando uno dei simboli più forti della nuova generazione di Shonen Jump.
Il "livello di genio" secondo Horikoshi
Che My Hero Academia abbia ridefinito l'immaginario supereroistico giapponese è ormai un dato acquisito. Proprio per questo, le parole del suo autore, Kohei Horikoshi, hanno un peso specifico non indifferente quando si parla di nuove promesse. E nel caso di Kagurabachi, Horikoshi non usa mezze misure, definendo il lavoro di Takeru Hokazono come qualcosa che va oltre l'eccellenza tecnica.
Durante una recente intervista congiunta pubblicata da Oricon, Horikoshi ha raccontato come Kagurabachi lo abbia colpito per una qualità rara nel manga d'azione contemporaneo: la capacità di raccontare attraverso la composizione delle immagini. "Il suo lavoro di "macchina da presa" e l'uso delle ombre nere sono straordinari", ha spiegato, soffermandosi su una scena in particolare. "Il momento che mi ha fatto dire "ma stai scherzando?" è quando Samura percepisce l'estrazione della spada incantata. Vedi la mano di Chihiro in primo piano e Samura sullo sfondo, ma il volto di Chihiro non viene mostrato".
Per Horikoshi, è proprio questa sottrazione a rendere la scena memorabile. "È a livello di genio", ha dichiarato. "Sembrava un dipinto religioso, capace di trasmettere una mitologia solo attraverso le immagini. Saper raccontare una storia con la composizione è incredibile". Un complimento che va oltre la semplice ammirazione e che colloca Kagurabachi in una dimensione quasi cinematografica, lontana dalla verbosità tipica di molti battle manga.
Una nuova generazione Shonen Jump tra slancio, limiti e futuro animato
Kagurabachi non è un caso isolato, ma uno dei titoli di punta della cosiddetta "New Power Generation" di Shonen Jump, lanciata ufficialmente nel 2024 con la campagna #JumpOshiKatsu. Accanto a opere come Sakamoto Days, Witch Watch e Kill Blue, il manga di Hokazono si è imposto rapidamente come uno degli IP più forti della nuova ondata, superando i tre milioni di copie vendute dal debutto nel 2023.
La storia ruota attorno a Chihiro, figlio di un fabbro leggendario assassinato da un'organizzazione di stregoni oscuri, gli Hishaku. Armato della settima spada incantata, il protagonista intraprende una vendetta che mescola yakuza, mitologia e violenza stilizzata. Un impianto narrativo classico, ma riletto con una messa in scena che privilegia silenzi, contrasti di luce e inquadrature fortemente evocative.
Lo stesso Hokazono ha ammesso che il cinema è un'influenza naturale del suo lavoro, citando registi come Quentin Tarantino e David Fincher come riferimenti diretti per il suo modo di costruire l'azione. Un approccio che spiega quella sensazione di "cool controllato" che permea ogni capitolo.
Horikoshi, però, non si limita agli elogi. Con lucidità, individua anche un possibile limite strutturale dell'opera. "Credo che questo sia sia il punto di forza sia la debolezza di Kagurabachi", osserva. "Ogni settimana costruisci preparazione e payoff in modo molto ordinato. È estremamente leggibile... ma forse andrebbe bene ignorare la struttura ogni tanto e portare lo slancio direttamente nel capitolo successivo".
Nonostante queste osservazioni, il momento di Kagurabachi resta estremamente favorevole. È attualmente tra i titoli più letti su Manga Plus, con oltre cento capitoli pubblicati e nove volumi già in commercio. Un adattamento anime sembra sempre più probabile, anche se al momento non esiste una finestra d'uscita ufficiale. Se il futuro manterrà le promesse del presente, la "nuova generazione" di Shonen Jump ha già trovato uno dei suoi volti più riconoscibili.