Lo conosciamo come Damian di Mean Girls, il ragazzo gay e orgoglioso di esserlo del film con Lindsay Lohan, ma sapevate che nella vita reale Daniel Franzese non è sempre stato a suo agio con la sua omosessualità, e si sottopose persino alla terapia di conversione?
A raccontarlo, come riporta IndieWire, è stato proprio Franzese ai microfoni di Page Six, spiegando che nel 1999, all'età di 21 anni, era arrivato a un punto in cui si sentì quasi costretto dal mondo che lo circondava a cercare un'altra via che non fosse quella dell'essere gay.
"Andai a queste sessioni di terapia singole con una persona che stava cercando di farmi diventare eterossessuale attraverso la preghiera, e scacciare così il gay che era in me" ha ricordato l'attore, spiegando come chi lo stava guidando nella terapia di conversione - un terapista consigliatogli dal pastore della parrocchia della nonna - "era stato anche lui gay in passato".
"Si trattava di alienare tutti coloro che potevano essere considerati miei alleati. Mi dissero di dire a mia madre che era lei la ragione per cui stavo avendo quest pensieri bisessuali, o qualsiasi cosa fossero, perché era un tipo molto aperto. Mi hanno fatto fare coming out con mia madre, che era letteralmente il mio più grande alleato, e mi hanno fatto [credere e] dirle in faccia che fosse tutta colpa sua" ha poi continuato.
Ciò lo portò a non parlare per almeno due mesi con sua madre, fino a quando non riuscì ad affrontare le sue paure: "Ero spaventato, e il mio terapista [non lo stesso della terapia di conversione ndr] continuava a chiedermi 'Ma di cosa hai paura?' e io 'Di andare all'inferno'. La risposta che ottenni allora fu 'Puoi essere gay e potrebbe esserci anche la seconda venuta di Cristo, ma non andresti comunque all'inferno se ami Dio. Non è di questo che si tratta'".