Nel documentario Life in Pink Machine Gun Kelly racconta del suo tentativo di suicidio, di come ha spaventato la compagna Megan Fox, e di come ha capito di dover fare qualcosa per poter finalmente voltare pagina e iniziare di nuovo a vivere davvero.
Accadde nel 2020, dopo la morte del padre di Kelly a.k.a. Colson Baker, come si legge sul sito People. Un giorno, ricorda il cantante, "presi un volo per raggiungere l'appartamento di mio padre e portare via le sue cose. Mentre ero lì, però, ebbi questa bizzarra interazione con uno dei vicini, che mi raccontò cose su di lui [il padre], cose che non volevo sentire in quel momento".
"E ciò mi incasinò ancora di più la testa, perché non mi permetteva di lasciarmi tutto alle spalle. Non riuscivo a lasciare la mia stanza, e ho iniziato a fare pensieri davvero macabri" continua Baker.
"Megan in quel periodo era in Bulgaria per girare un film. Io ero in preda a un'assurda paranoia. Continuavo a pensare che qualcuno sarebbe venuto a uccidermi. Dormivo con un fucile di fianco al letto, e uno di quei giorni qualcosa si è rotto dentro di me..." aggiunge poi, arrivando alla parte in cui tutto sarebbe potuto finire in disgrazia "Ho chiamato Megan, le ho iniziato dire cose del tipo 'Non sei qui al mio fianco'. Ero nella mia stanza, stavo dando completamente di matto, e a un certo punto mi sono messo la canna del fucile in bocca. Vado per caricare il fucile, ma il proiettile resta incastrato... Megan è rimasta lì, in un silenzio tombale".
Ma lo spavento di quel giorno ha funto da sveglia per il cantante, che è stato poi in grado di ammettere di non stare affatto bene e di prendere provvedimenti in merito.