Dopo aver dato spettacolo sul red carpet romano scherzando con pubblico e fotografi, James McAvoy ha raccontato il suo esordio da regista con lo scatenato California Schemin', storia fuori dagli schermi che racconta la parabola canora di Gavin Bain e Billy Boyd, due aspiranti rapper scozzesi appassionati di artisti come D12 ed Eminem che non riescono a farsi prendere sul serio per via della loro provenienza. Così decidono di fingersi californiani.
"Sogno di fare il regista da quando avevo 16 anni" ha esordito McAvoy, ospite della Festa del Cinema di Roma, sezione Freestyle, col suo esordio. "Quando mi sono trovato a lavorare con registi non bravi mi dicevo che avrei potuto fare di meglio, ma quando lavoravo con cineasti strepitosi mi domandavo come facessero a essere così grandiosi. Allora ho capito che dovevo aspettare prima di dirigere un film, dovevo fare esperienza, fare la gavetta. Quando ho trovato il progetto giusto, però, ho deciso di mettermi alla prova"_.

Un esordio a tutto rap
Il progetto giusto è arrivato con il curioso biopic musicale dedicato a Gavin Bain e Billy Boyd, in arte Silibil N' Brains. La ragione? "Volevo debuttare raccontando qualcosa di vicino al mio background, ai miei trascorsi, ma non volevo che si trattasse dell'ennesimo film ambientato in Scozia su abusi, violenza domestica o droga. La storia di Gavin e Billy era perfetta perché è divertente, emozionante, ma allo stesso tempo parla di arte, verità, menzogne e ambizione".
Oltre all'ambientazione scozzese, James McAvoy ha trovato un altro elemento in comune coi suoi trascorsi visto che il film riflette su cosa siamo disposti a sacrificare per il successo.
"A volte da performer ti trovi a sacrificare la tua salute fisica, quella mentale, a volte la tua dignità. È meraviglioso dare tutto, ma allo stesso tempo è molto pericoloso. E in questo film i due protagonisti pagano un prezzo molto alto per il successo".
Interrogato sui registi a cui si è ispirato per il suo esordio, l'attore cita Robert Redford, da cui è stato diretto in The Conspirator traendo lezioni di stile dalla sua regia. "Lavorare con lui è stato un onore. Sapeva sempre cosa voleva da una scena e ti faceva capire molto chiaramente la sua visione, il che rendeva più facile il lavoro sul set perché comunicava sicurezza. Ho imparato molto da lui. Ho capito quanto fosse importante rispondere con chiarezza alle domande degli attori e della troupe e, quando non sai cosa dire, mettere da parte l'ego e chiedere il consiglio agli altri" ha concluso.