George Clooney: "Mia moglie in causa contro l'Isis. Temo per i miei figli"

Amal Alamuddin è impegnata in una causa contro l'Isis e suo marito, George Clooney, è molto preoccupato per la sicurezza dei due figli, i gemelli Ella e Alexander.

Sono tempi duri per George Clooney, che è più preoccupato che mai: sua moglie Amal è in causa contro l'Isis e lui non può darsi pace, soprattutto perchè teme per la sicurezza dei due figli, i gemelli Ella e Alexander, che compiranno 2 anni tra un mese.

Il divo, che è da poco stato a Roma con la moglie per presentare la nuova serie tv Catch-22 (qui la nostra recensione), lo ha candidamente rivelato in un podcast del The Hollywood Reporter, spiegando che sua moglie, l'avvocatessa Amal Alamuddin, è impegnata in una causa che coinvolge il colosso francese del cemento Lafarge, ma è anche il primo caso contro l'Isis. L'azienda d'oltralpe è infatti accusata di complicità con lo Stato Islamico, si presume che abbia pagato i miliziani per mantenere attivo un proprio impianto nel nord della Siria. Amal è impegnata in prima linea ma questo sta portando diversi problemi per la sicurezza della sua famiglia, come ha spiegato George: "Cambia tutto quando hai due figli e devi proteggerli. Mia moglie sta portando in tribunale l'Isis per la prima volta, quindi abbiamo un sacco di problemi di sicurezza reali da affrontare quotidianamente".

Non che prima George Clooney non sia abituato a una vita privata con molte rinunce, come qualsiasi personaggio famoso: "L'anonimato a volte mi manca. A volte mia moglie e io vorremmo fare una passeggiata a piedi a Central Park con i bambini e non possiamo, perchè usciamo dalla porta di casa e ci circondano, tra paparazzi e curiosi". Certo, però, una cosa sono gli scatti sui tabloid un'altra cosa è temere per l'incolumità della propria famiglia.

Catch 22 Premiere Roma 6
Catch-22: George e Amal Cloonley in una foto della premiere europea a Roma presso il The Space Cinema Moderno

Nello specifico, la causa in cui Amal Clooney è impegnata riguarda anche il rapimento e le sevizie ai danni di alcune donne yazide che si sono costituite parte civile e sono assistite dalla stessa avvocatessa. Alcuni mesi fa proprio Amal aveva dichiarato a riguardo: "il processo invia un messaggio importante alle corporazioni che sono complici nel commettere crimini internazionali, e che dovranno quindi affrontare conseguenze legali per le loro azioni".