DogMan, Luc Besson sulla violenza familiare: “Viviamo in una società che crea aggressività”

Luc Besson si è soffermato su uno dei temi del suo DogMan, ragionando sui soprusi subito dal suo protagonista Douglas e su come abbiano influenzato la sua personalità.

DogMan, Luc Besson sulla violenza familiare: “Viviamo in una società che crea aggressività”

C'è un tema delicato e importante a far da sfondo a DogMan di Luc Besson, il nuovo film del regista di Leon in sala dal 12 Ottobre grazie a Lucky Red: quello della violenza domestica che in qualche modo influisce sulla vita del protagonista Douglas, interpretato da un incredibile Caleb Landry Jones, rinchiuso da ragazzo nella gabbia con i cani da un padre violento e oppressivo. Un tema che è molto sentito e attuale anche nel nostro paese.

Lavorare sul tema

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Dogman: una sequenza del film

Come ha lavorato sul tema? Come ha trovato l'equilibrio tra componente fittizia e base reale, in modo da renderlo interessante e significativo? "È stato facile perché viene da una storia vera e non ho dovuto far altro che leggere l'articolo" ha detto Luc Besson non senza un pizzico di ironia, ma spiegando che quel che lo interessa è l'impatto che possono avere questo tipo di soprusi: "Quello che mi colpisce di questo tipo di violenza è che nessuno nasce cattivo, infatti Douglas nel film non lo è. Lo si diventa a causa delle circostanze." No, Douglas non è cattivo ed è incredibile il lavoro fatto dal suo interprete sul personaggio, come sottolineato anche dallo stesso Besson, entusiasta del lavoro insieme.

Da dove arriva la violenza?

"È interessante capire da dove arriva questa violenza. E viviamo in una società che la crea." Questo il dito puntato da Luc Besson nei confronti del contesto sociale in cui viviamo e che racconta in DogMan. "Normalmente un padre e una madre dovrebbero proteggere un figlio, è la natura. Quando questo non succede, quando c'è qualcosa non funziona, capita che la gente impazzisca e faccia cose folli" ha spiegato, sottolineando ancora una volta come la sua storia sia "un modo indiretto di parlare di questo fenomeno." Un modo indiretto, bene ribadirlo, perché "non sono un politico" ha tenuto a specificare, "Do forma e colore a queste cose per permettere alla gente di rifletterci" ha detto ancora, attento ad aggiungere un dettaglio: "lo faccio senza esprimere nessun giudizio al riguardo. Mi limito a chiedermi perché ci siano famiglie così malate".

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Dogman: Caleb Landry Jones in un primo piano

E soprattutto perché in alcuni contesi retrogradi si faccia più fatica ad accettare le peculiarità dei singoli individui e le diversità, di qualsiasi tipo. "Douglas è un ragazzo sensibile. Non ha fatto niente di male, ma c'è chi non lo accetta". Tanti semi lasciati a germogliare con preziosa accortezza: "Mi limito ad accennare a piccole cose per far sì che la gente possa reagire e pensare."