Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer, Ryan Murphy risponde alle accuse dei familiari delle vittime

Un recente intervento Ryan Murphy tenta di far luce sul mancato coinvolgimento delle famiglie delle vittime nella creazione di Dahmer - Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer.

Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer, Ryan Murphy risponde alle accuse dei familiari delle vittime

Dahmer - Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer, la nuova serie tv firmata da Ryan Murphy e targata Netflix, ha raccolto un successo pressappoco immediato. Con la popolarità sono arrivate, però, anche le prime aspre critiche sul materiale trattato. Incentrandosi sulla vita del serial killer omonimo, il progetto è stato accusato di aver glorificato il suo protagonista nella vita reale. Così alcuni membri delle famiglie delle vittime in questione si sono espresse in merito, sostenendo che la serie è "ritraumatizzante" e sfrutta la tragedia degli altri senza coinvolgerli nel progetto.

In un evento al DGA Theatre di Los Angeles, di recente Ryan Murphy ha risposto alle accuse in merito a questa controversia riscontrata in Dahmer - Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer, sottolineando che si tratta di un argomento su qui hanno studiato a fondo in fase creativa: "Nel corso dei tre, tre anni e mezzo in cui lo stavamo scrivendo Dahmer abbiamo contattato, circa 20 delle famiglie e degli amici delle vittime, cercando di ottenere input, cercando di parlare con loro, e non una sola persona ci ha risposto scegliendo di raccontarci la propria storia".

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Il produttore ha quindi aggiunto: "Siamo stati così costretti a fare affidamento sul nostro incredibile gruppo di ricercatori che... non so nemmeno come abbiano trovato molte di queste cose. Ma è stato un vero e proprio sforzo giornaliero, per noi, quello di cercare di scoprire la verità su queste persone".

Purtroppo queste parole non valgono molto in confronto alle molte accuse che in questi mesi le famiglie delle vittime stanno rilasciando contro la serie, sulle testate più influenti, rivangando la spettacolarizzazione della propria sofferenza.