Ci ha fatto penare a lungo, ma finalmente, da oggi 22 agosto arriva al cinema con Warner Bros. Blink Twice, curioso esordio alla regia dell'attrice Zoë Kravitz interpretato dal compagno di vita Channing Tatum. Cosa ha appreso la Zoe regista dalle collaborazioni con maestri come Steven Soderbergh, George Miller, Jean-Marc Valle e Andrea Arnold? Ce lo mostrerà il thriller psicologico incentrato su una donna che, dopo essere stata invitata sull'isola privata di un miliardario dell'hi tech, scopre che le cose non sono come sembrano.
La star di Magic Mike Channing Tatum interpreta il miliardario Slater King mentre Naomi Ackie veste i panni di Frida, ospite del riccone sulla sua isola privata. Con loro anche Christian Slater, Simon Rex, Adria Arjona, Kyle MacLachlan, Haley Joel Osment, Geena Davis e Alia Shawkat.
Cosa accade in Blink Twice
Quando il miliardario dell'hi tech Slater King incontra la cameriera Frida al suo gala di raccolta fondi, volano scintille. Lui la invita a unirsi ai suoi amici in una vacanza da sogno sulla sua isola privata. È un paradiso. Notti selvagge si fondono con giornate assolate e tutti si divertono. Nessuno vuole che questo viaggio finisca, ma quando iniziano a succedere cose strane, Frida comincia a mettere in discussione la realtà che sta vivendo. C'è qualcosa che non va nell'isola e se vuole uscirne viva, dovrà scoprire la verità.
Oltre a dirigere Blink Twice, Zoe Kravitz ha scritto la sceneggiatura insieme a E.T. Feigenbaum, autore della serie reboot Alta fedeltà, che la vedeva protagonista.
Un titolo originale... offensivo
Di recente, Zoë Kravitz ha rivelato a EW il motivo per cui ha cambiato il titolo originale della sua opera prima, Pussy Island, sostituendolo per l'appunto con Blink Twice spiegando: "Ho capito che pussy (fica in italiano) è una parola che la nostra società non è ancora pronta ad abbracciare. Ho incontrato molti ostacoli lungo il percorso, dalla MPAA che mi ha proibito di metterlo sul poster o sui cartelloni pubblicitari ai cinema che non vogliono scriverlo sul biglietto".
La regista ha proseguito dicendo: "Vedendo il titolo, le donne dicevano 'Non voglio vedere quel film', il che è parte del motivo per cui volevo provare a usare la parola, volevo rivendicarla e non renderla qualcosa che ci sentiamo a disagio a usare. Ma non siamo ancora arrivati a quel punto. Da regista, ho la responsabilità di occuparmi del problema. Mi interessa che le persone vedano il film e mi interessa come le farà sentire.".