E' una giornata triste per il mondo del cinema e della cultura: dopo la scomparsa di Leslie Nielsen, arriva la notizia della morte improvvisa di Mario Monicelli, maestro indiscusso della commedia tricolore, e autore di titoli ormai entrati nella storia del nostro cinema come I soliti ignoti, Amici Miei, Il Marchese del Grillo, L'armata Brancaleone e Parenti serpenti, per citarne alcuni. Secondo le prime notizie trapelate, il regista si è tolto la vita lanciandosi dalla finestra della stanza di un ospedale romano nella quale era ricoverato da alcuni giorni a causa di una grave malattia. Aveva 95 anni, e fino all'ultimo aveva mantenuto una straordinaria lucidità e verve polemica che lo aveva reso popolare anche tra le generazioni più recenti.
Figlio del critico teatrale e giornalista Tommaso Monicelli - anche lui morto suicida negli anni '40 - Monicelli si laurea in storia e filosofia e dal 1932 inizia ad operare come critico cinematografico. Nel 1934 si avvicina alla regia dirigendo, insieme all'amico Alberto Mondadori, il cortometraggio Cuore rivelatore, al quale segue il mediometraggio muto I ragazzi della via Paal, presentato e premiato al Festival del Cinema di Venezia. Utilizzando lo pseudonimo Michele Badiek dirige nel '37 il suo primo lungometraggio, Pioggia d'estate, e nel decennio compreso tra il 1939 e il 1949 lavora come aiuto e sceneggiatore, collaborando alla realizzazione di una quarantina di titoli.
Nel '49 torna dietro la macchina da presa dando il via ad una felice collaborazione con Steno e in poco tempo dirige film di successo come Guardie e ladri. Dal 1953, inizia a lavorare in proprio, pur continuando l'attività di sceneggiatore. In diverse occasioni dirige Totò (Totò cerca casa, Totò e le donne), firma grandi successi di pubblico e critica: Donatella, Proibito e I soliti ignoti (1958), con Vittorio Gassman in una inedita veste comica. Con La grande guerra affida a Gassman e ad Alberto Sordi i ruoli indelebili di due soldati italiani, un milanese ed un romano. Il film vince il Leone d'oro a Venezia e ottiene una nomination all'Oscar; nel 1966 dirige L'armata Brancaleone, nel quale uno spassoso Vittorio Gassman interpreta lo spiantato cavaliere Brancaleone da Norcia alla conquista del fantomatico feudo di Aurocastro. Seguono Brancaleone alle crociate e La ragazza con la pistola, con una travolgente Monica Vitti.Nel 1974, con Romanzo popolare, offre ad una conturbante Ornella Muti il ruolo della coprotagonista. Nel 1975, da una idea di Pietro Germi, nasce il cult Amici miei, dedicato alle mitiche "zingarate" di Perozzi, Melandri, Mascetti, Necchi e Sassaroli. Seguono Un borghese piccolo piccolo e Il Marchese del Grillo, con l'Albertone Nazionale, Amici miei atto II, Bertoldo, Bertoldino e... Cacasenno, Speriamo che sia femmina, ambientato in un grande casale di campagna nell'amato Toscana, I Picari. Regista anche regista teatrale e televisivo, di tanto in tanto attore (interpreta se stesso in Sono fotogenico e in L'uomo dal sigaro in bocca, breve documentario sul regista Pietro Germi), Monicelli riceve nel 1991 il Leone d'oro alla carriera, un anno dopo firma la regia della commedia agrodolce Parenti serpenti e due anni dopo di Cari fottutissimi amici.
Nel 2006 con Le rose del deserto, racconto ironico dell'occupazione della Libia durante il secondo conflitto mondiale, torna alla regia e nel 2008 con il corto Vicino al Colosseo... c'è Monti, il maestro del nostro cinema tratteggia un affresco moderno e appassionato della Roma di una volta.