Oscar 2014: stasera a casa di Ellen, non servono sorprese
Grazie al valore delle forze in campo e alla conduzione rilassata e irresistibilmente quirky di Ellen DeGeneres, abbiamo assistito a una delle cerimonie di consegna degli Academy Awards più piacevoli degli ultimi anni, in barba alla totale assenza di vincitori a sorpresa.
Le previsioni della vigilia sono state tutte confermate con precisione chirurgica, e la diretta degli 86simi Academy Awards si è svolta senza incidenti. Ma questo non significa che sia stata tediosa, non questa volta: sarà stato il piacere di vedere premiati tanti titoli e interpreti meritevoli, per un anno di cinema in cui era davvero difficile sbagliare, sarà stata la conduzione ad un tempo brillante e low key di Ellen DeGeneres, che è riuscita a creare un'atmosfera familiare che ha messo le star a loro agio innescando il divertimento in loro e, di conseguenza, in noi, ma ci sembra di aver assistito a una delle cerimonie di consegna degli Academy Awards più soddisfacenti degli ultimi anni.
E split fu
Ma partiamo dai risultati: il paventato, mal tollerato, incomprensibile split film/ regia è diventato realtà, permettendo, in maniera per altro perfettamente comprensibile, all'Academy of Motion Picture Arts and Science di portare in trionfo un film doloroso, importante e bellissimo come 12 anni schiavo, ma di dare anche il giusto risalto, consegnando al suo timoniere Alfonso Cuarón l'Oscar per la regia, a quella straordinaria esperienza cinematografica che è Gravity, che altrimenti sarebbe andato a casa solo premi "tecnici". E' un trend che ha caratterizzato le ultime annate, quello di riservare poche statuette pesanti al film che riceve l'Oscar per Best Picture, tributando altrove il maggior numero dei riconoscimenti. Ci si può leggere la refrattarietà dell'Academy ad abbracciare senza remore le pellicole ad alto tasso di tecnologia (12 anni schiavo è costato 10 volte meno di Gravity), ma il premio a Cuarón ci sembra indicare un'apertura maggiore in questo senso, anche se significa dover aspettare (speriamo non troppo) per vedere un regista di colore vincere l'Oscar per la migliore regia. Non ci è sembrata un'idea geniale quella di fare consegnare il premio al regista messicano al grande Sidney Poitier e ad Angelina Jolie, compagna del produttore di 12 anni schiavoBrad Pitt, che chiaramente avrebbero voluto premiare Steve McQueen; ma questo momento d'imbarazzo è stato liquidato brillantemente da Cuarón.
Vincitori e... eterni candidati
Se la vittoria di 12 anni schiavo resta cristallina, la gloria dei suoi realizzatori pure, e Gravity è un eccellente, se pure diversissimo, runner-up con sette Oscar, non è stata una serata senza "sconfitti", quella di ieri: con 10 candidature andate tutte a vuoto, tra cui quattro nelle categorie attoriali American Hustle - L'apparenza inganna raggiunge un club ristretto e sfortunato in cui gli fanno compagnia Gangs of New York di Martin Scorsese e Il grinta di Joel Coen e Ethan Coen. A fare di "peggio" sono stati solo Due vite una svolta di Herbert Ross e Il colore viola di Steven Spielberg. E' solo questione di tempo, probabilmente, per David O. Russell, che prima o poi coglierà i frutti del suo "debito" con l'AMPAS.
Così come è (speriamo) questione di tempo anche per il "perdente" più popolare, quel Leonardo DiCaprio che si è visto soffiare il premio come migliore attore per la sua titanica prova in The Wolf of Wall Street dal lanciatissimo Matthew McConaughey di Dallas Buyers Club.
Camaleonti texani e regine spezzate
Un progetto che ha indubbi meriti, quello alle spalle di Dallas Buyers Club, film che non sarebbe mai stato realizzato se non fosse stato per le caparbietà dell'attore texano, e che ha trascinato verso l'Oscar anche la sua co-star, uno struggente, sfrontato Jared Leto nei variopinti panni della trans Rayon. Ma le scelte dell'AMPAS sono state pregevoli anche per quanto riguarda le signore: la diva Cate Blanchett vince il suo secondo Oscar per la prova indimenticabile di Blue Jasmine, e la straordinaria debuttante Lupita Nyong'o partecipa del successo di 12 anni schiavo con un Oscar che celebra il suo astro nascente, ma anche le indicibili sofferenze del personaggio più tragico consegnato alla storia dal memoriale di Solomon Northup. Tutti e quattro gli attori premiati, per inciso, si sono prodotti in discorsi di ringraziamento brillanti, eloquenti e commoventi, conquistando una standing ovation dopo l'altra.
Benvenuti a casa DeGeneres
La conduzione, come dicevamo all'inizio, è stata degna di tali contendenti e vincitori. Alla sua seconda esperienza di host degli Academy Award, e ormai consumata intrattenitrice televisiva, Ellen DeGeneres è sembrata da subito nel suo elemento nell'imponente Dolby Theater, e ha convinto sin dal monologo d'apertura, un semplice e irresistibile numero di stand up comedy con platea di superstar. Rilassata, sorridente, ed elegantissima nei suoi completi menswear, Ellen ha regalato in seguito diversi momenti di adorabile follia, riguardo ai quali non ci saranno segreti per voi se avete seguito la nostra copertura, dal fattorino della pizzeria trascinato nel parterre per distribuire tranci a Meryl Streep, Brad Pitt & C., al phototweet di gruppo che ha fatto saltare i server di Twitter. Il risultato è stato uno show composto, brillante, dall'atmosfera calda di cui tutti hanno beneficiato, e una serata gradevolissima che è scivolata via senza che ce ne accorgessimo, lasciandoci addosso l'emozione più che la stanchezza e una vaga brama di vedere Ellen DeGeneres e Jonah Hill insieme sul grande schermo.
Insomma, noi siamo già pronti al bis; possibilmente dopo un altro anno di cinema come il 2013. Per una volta, grazie Academy, grazie di cuore.