Riprendiamo una tradizione fino ad ora legata solo alla Mostra del cinema di Venezia per proporvi un piccolo articolo di commento alla nostra esperienza festivaliera a Cannes 2013. Per necessità, abbiamo modificato la struttura, eliminando la sezione dedicata ai film italiani (a Venezia sono sempre un numero considerevole, non così in terra di Francia) e trasformato le "scene scult" in scene shock, considerata l'inclinazione del festival rivierasco per le pellicole ad alto tasso di provocazione ed emozioni forti.
La nostra top ten
Ma cominciamo con i titoli che ci hanno conquistato. Non sono mancate, in questa selezione competitiva, opere che hanno diviso anche gli inviati di Movieplayer.it (in primis Solo Dio perdona di Nicolas Winding Refn); per non sbagliare, vogliamo segnalarvi quelli che abbiamo potuto vedere tutti, e ci hanno messo assolutamente d'accordo, rendendo indimenticabile questa sessantaseiesima edizione del Festival di Cannes. In calce alla top ten compilata su queste basi, vi suggeriamo alcuni film e momenti di festival che hanno colpito anche soltanto uno di noi, ma che potrebbero andare incontro al gusto di tanti lettori.
Dopo il successo planetario di Una separazione, ripetersi era praticamente impossibile, ma Fahradi con il suo primo film girato fuori dall'Iran realizza con lo stesso stile una storia più intima e familiare, e il risultato è altrettanto avvincente ed emozionante. La qualità distintiva del cinema di Farhadi è la profonda, inquisitiva umanità, e anche The Past esplora il legame con il passato che ci impedisce di crescere, perdonare e dimenticare.
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Nuovamente alle prese con le atmosfere teatrali, Roman Polanski dirige un'autentica musa in Emmanuelle Seigner e una sorta di alter ego in Mathieu Amalric, per un film di un'arguzia e di una raffinatezza semplicemente irresistibili.
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Il cinema di Alexander Payne raggiunge la sua vetta con questo sguardo delicato, ma anche molto divertente sulla terza età, sul rapporto padre figlio e su un genere da sempre protagonista del cinema americano quale il road movie; ma anche un'attenta e accorata esplorazione del valore della solidarietà e della comprensione tra gli individui.
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Quando i Coen sono al loro meglio non c'è molto da aggiungere, basta semplicemente la loro firma. Qui si ammira l'impeccabile fattura tecnica, si ride a crepapelle, si apprezza l'incredibile lavoro sulla colonna sonora e la solita capacità dei due fratelli nel creare personaggi che sono un vero e proprio patrimonio del cinema mondiale.
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Tre ore in cui la macchina da presa è costantemente incollata al volto della giovane e sorprendente Adèle Exarchopoulos, per farci vivere in prima persona gli amori, le delusioni, le lacrime e le aspirazioni di una sedicenne come il più appassionante dei thriller. Kechiche meriterebbe la Palma tanto quanto la sua eroica protagonista.
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Paolo Sorrentino all'ennesima potenza: strabordante e narciso, ma anche poetico e attento osservatore del nostro paese. Questa sua "dolce vita" è un testamento del nostro cinema, un modo per dire che se anche non abbiamo più i Fellini di una volta, c'è un autore che non ha paura di esporsi. Ed è l'autore che il nostro cinema aspettava da tanto, troppo tempo.
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Discretamente e ossequiosamente nipponico, il film di Hirokazu Koreeda esplora un tema spinoso con acume e straordinaria tenerezza. Uno dei più bei film sul tema della paternità che abbiamo visto negli ultimi anni.
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Incisivo, intelligente e indimenticabile il film con cui la giovane regista tedesca Katrin Gebbe sconvolge il pubblico e la giuria di Un certain regard. Da tenere d'occhio il giovane Julius Feldmeier.
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Francois Ozon racconta, con un'apparenza di provocazione, la confusione e l'incoscienza degli anni adolescenziali, e lo fa facendo risplendere la bellezza magnetica di Marine Vacth.
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Con quest'opera dolente e lirica, Rithy Panh rielabora in chiave personale il suo lavoro di cronista degli orrori del regime degli Kmehr rossi in Cambogia. Un film di non facile fruizione, ma ricchissimo dal punto di vista umano e artistico.
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Altre raccomandazioni in ordine sparso
Fruitvale Station di Ryan Coogler (opera prima)
All Is Lost di J.C. Chandor
Norte, the End of History di Lav Diaz
Omar di Hany Abu-Assad
Borgman di Alex van Warmerdam
Stranger by the Lake di Alain Guiraudie
Blind Detective di Johnny To
Sarah Prefers to Run di Chloé Robichaud (opera prima)
Wakolda di Lucia Puenzo
Le interpretazioni del cuore
In competizione
Bérénice Bejo, Tahar Rahim e Ali Mosaffa di The Past
Emmanuelle Seigner e Mathieu Amalric in Venere in pelliccia
Bruce Dern in Nebraska
Michael Douglas in Behind the Candelabra
Adèle Exarchopoulos ne La vie d'Adèle
Marion Cotillard in The Immigrant
Toni Servillo ne La grande bellezza
Oscar Isaac in ##Inside Llewyn Davis##
Fuori concorso e Un certain regard:
Sophie Desmarais in Sarah Prefers to Run
Robert Redford in All Is Lost
Michael B. Jordan in Fruitvale Station
Julius Feldmeier in Nothing Bad Can Happen
Leonardo DiCaprio ne Il grande Gatsby
Sorprese e delusioni
Ci hanno sorpreso piacevolmente (si fa per dire, considerato il soggetto) l'ansiogeno e spiazzante Nothing Bad Can Happen, l'originale e disinibito Stranger by the Lake di Alain Guiraudie, il diabolico Borgman di Alex van Warmerdam.Le delusioni più cocenti sono state indubbiamente Shield of Straw di Takashi Miike, che ha firmato un thriller anonimo, e The Bling Ring, di Sofia Coppola, una sorta di patinata docu-fiction senz'anima. Ma anche da Stephen Frears e dal suo Muhammad Ali's Greatest Fight ci aspettavamo qualcosa di più.
Un discorso a parte quello di Solo Dio perdona, film decisamente divisivo che ha sorpreso alcuni di noi per il coraggio di Nicholas Winding Refn andare in una direzione tanto diversa dopo il successo di Drive, e deluso qualcun altro, che lo ha trovato semplicemente freddo, noioso e sbagliato.
Le scene cult
La performance di Please Mr. Kennedy con Oscar Isaac, Justin Timberlake e Adam Driver in Inside Llewyn DavisLa scene del furto e della restituzione di un vecchio compressore in Nebraska
Le dettagliatissime scene d'amore saffico de La vie d'Adèle
Le ricette del cardinale Roberto Herlitzka, tra le tante scene memorabili de ##La grande bellezza##
Le scene shock
Il pasto forzato imposto al devoto Tore dai suoi aguzzini in Nothing Bad Can Happen
L'agghiacciante scena di tortura in Heli
L'interrogatorio con assortimento di lame di Solo Dio perdona
La bambina "compassionevole" di ##Borgman##
E se non ne avete ancora abbastanza, nel nostro speciale trovate la pagella completa per tutti i film che abbiamo visto, tutte le recensioni e le interviste.
Au revoir, Cannes!