Non chiamatelo film dark. Potevamo avere dubbi, qualche incertezza in merito, che la fantomatica Snyder Cut ufficialmente nominata Zack Snyder's Justice League, dalla mostruosa durata di 4 ore, potesse essere l'ennesimo film cupo e ombroso a firma Zack Snyder. Lo potevamo anche prevedere, da un certo punto di vista, visto il complesso percorso produttivo che vi abbiamo raccontato nel nostro speciale su tutta la storia della Snyder Cut. E invece, arrivati ai titoli di coda, fa piacere ammettere che ci eravamo sbagliati: questa gargantuesca versione della Justice League è, invece, un film che viaggia nella direzione opposta rispetto al precedente Batman v Superman: Dawn of Justice. Se quello del 2016 era un film in cui si percepiva un senso di morte, di crisi esistenziale, di pessimismo cosmico, mettendo in scena un conflitto tra uomo e un dio, Justice League (lo chiameremo semplicemente così d'ora in poi) è un inno alla vita, un'ode alla luce, una storia di rinascita che colpisce i personaggi, il mondo in cui vivono, e, non possiamo tralasciarlo, lo stesso Zack Snyder. Per sapere cosa ne pensiamo del film vi rimandiamo alla nostra recensione senza spoiler; qui vogliamo invece analizzare l'opera, entrando nei dettagli, (quindi - attenzione - se non avete ancora visto il film sappiate che i prossimi paragrafi contengono numerosi spoiler) e scoprire il significato del finale di questo kolossal così snyderiano e allo stesso tempo così diverso dagli altri due film dedicati a Superman e Batman da lui diretti.
Il grido che lega il mondo
Superman è morto. Il suo urlo di dolore è la prima azione con cui si apre il film. Un grido in slow motion dove riusciamo a percepire lo spostamento dell'aria, come se fosse qualcosa di fisico. Un grido che viene lanciato a pieni polmoni, come ultimo atto di un essere divino che ha cambiato il mondo, e che si sparge lungo tutta la città, lungo tutto il mondo. Un mondo che è diviso, fratturato (lo abbiamo visto nel film precedente, così pessimista), dove l'unità manca da secoli. È in questo grido di dolore che si mostra il primo tema del film: quella scia immateriale ma visibile è un filo (d'aria) che lega diverse razze, diversi personaggi, diverse storie. È un'idea forte e procede per i primi minuti in questa maniera, collegando luoghi e personaggi attraverso suoni e canti, eventi e pensieri. Il grido di Superman arriva a Gotham City presentandoci il personaggio di Cyborg; arriva a Metropolis e viene percepito da Lex Luthor; arriva nelle profondità marine dagli Atlantidei; arriva, infine, a Themiscyra dalle Amazzoni. Tramite un solo grido abbiamo tutto il mondo mitologico del film presentato, un mondo che attende il ritorno degli eroi, un mondo che aveva già evitato la propria fine combattendo insieme, fianco a fianco. Uniti. Il grido di Superman morente risveglia le Scatole Madri, gli oggetti del desiderio di Steppenwolf, il villain del film che vuole riunirle a sé per portare un altro tipo di Unità, più mortale e distruttiva. Ecco lo scopo di questa storia: raccontare come si torna uniti. Entrambe le fazioni voglio raggiungere questo scopo, con intenti differenti. Steppenwolf cerca l'Unità attraverso tre oggetti, un'unità capace di porre fine all'esistenza. Bruce Wayne e Diana cercano un'Unità attraverso sei persone per salvare quello stesso mondo. Un'impresa più complicata perché non parliamo di oggetti inanimati uguali ma di individui di diversa razza (uomini, metaumani, semidei, cyborg), sei al posto di tre, ognuno con i suoi scheletri nell'armadio e la propria difficoltà a trovare una propria identità.
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Un film sui figli spezzati
Le prime due ore di film sono dedicate esclusivamente ad approfondire il passato dei personaggi, per poterne poi capire le motivazioni per cui accettano di far parte della squadra. Se la storia di Bruce e Diana viene sacrificata proprio alla luce del fatto che il film precedente aveva già sviluppato il loro passato, Aquaman, Flash e Cyborg sono la triade perfetta che prosegue una linea tematica che qui trova la propria conclusione. L'uomo d'acciaio era un film sui padri (quello biologico e quello adottivo, simboleggiando la natura umana e divina di Superman). Batman v Superman era un film sulle madri (le due Martha che simboleggiano il medesimo utero per la nascita di Batman e Superman). Justice League è un film sui figli, sulle nuove generazioni che possono far rinascere una nuova età dell'oro, che, messi da parte i loro problemi, possono dar vita a un nuovo mondo unito. Pensiamo a Diana e Arthur, discendenti di due razze in lotta tra loro, che, avendo entrambi rinnegato in un certo qual modo il loro passato (Arthur non è un purosangue e ha rinnegato il suo popolo; Diana ha abbandonato l'isola), riescono a collaborare. Per farlo, però, devono prima venire a patti con il loro essere spezzati. Devono capire sé stessi, capire chi sono, lo stesso percorso che ha fatto Clark/Kal-El, passo dopo passo. Barry Allen (Flash) ha il padre ingiustamente incarcerato con l'accusa di aver ucciso sua moglie, trova lavoretti per guadagnare qualche soldo e proseguire i corsi di diritto penale, ma non ha deciso un futuro. È solo, fa fatica a relazionarsi, aveva un eroe (Superman) che è morto ponendo fine al suo sogno di essere qualcuno. Anche Cyborg è senza madre, morta sotto i suoi occhi a causa di un incidente, il padre gli ha salvato la vita ma l'ha reso un freak, un mostro di cui la gente ha paura, un ragazzo che nel fiore degli anni si è visto tagliare il proprio futuro. Giovani spezzati che hanno bisogno di un padre (Bruce, per Barry) e di una madre (Diana, per Victor) putativi per ritrovare la loro forza interiore e credere nel futuro. Della loro vita e di tutto il mondo.
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La resurrezione di Superman
Ma Justice League deve anche concludere un percorso iniziato nel film delle origini dedicato a Superman. Nato, morto e, come possiamo aspettarci viste le continue metafore cristologiche che ci hanno accompagnato nel corso di questa trilogia, in questo film finalmente risorto. La resurrezione di Superman non è solo la metafora del ritorno dell'uomo d'acciaio, ma la personificazione della rinascita della speranza (è questo che in kryptoniano indica la S sul petto). Non è ancora il Superman definitivo, quello col costume rosso e blu (ricordiamo che i piani originali erano di cinque film), ma è innegabile che il personaggio compie un nuovo passo in avanti nella storia. Ed è finalmente conscio del suo ruolo. La sua assenza è pesante (un eroe che manca nella squadra) eppure contamina tutto il film tanto che, quando ritorna tra i vivi, si percepisce subito la sua potenza, aumentata dal costume nero che reagisce meglio ai raggi solari e denota che il personaggio è diverso rispetto ai due film passati. Faro per la speranza, luce per il mondo, finalmente Superman è l'eroe che guida l'umanità come i suoi due padri gli dicevano. "Vola, figlio mio. È ora". È tempo di compiere meraviglie.
Ritrovare l'unità
E a fine film la Lega riesce a superare ogni conflitto, soprattutto individuale. Bruce attraverso la fede, che aveva perduto, mantiene la promessa fatta a Clark; Victor ricompone il registratore e ascolta il messaggio del padre venendo a pace con la sua identità e il suo corpo biomeccanico; Diana e Arthur ritrovano un legame con i loro rispettivi popoli: la prima scrutando l'orizzonte, tenendo in mano la freccia lanciata al grido di "Torna da me"; il secondo decidendo di ritrovare il padre. Clark torna a casa, con Lois, pronto a sposarsi e a diventare lui stesso padre. Infine Barry che riesce a trovare un lavoro serio e a dimostrare a suo padre che vale (pensiero che lo spinge a riavvolgere il tempo e ad andare contro le leggi della natura). Tutti i personaggi, spezzati e frammentati, persi in un'oscurità esistenziale, trovano finalmente la luce, una pace interiore, un nuovo stimolo a vivere. Perché, alla fine dei conti, al di là delle scene aggiuntive dell'epilogo (che normalmente funzionerebbero come scene post-credits), Justice League è un inno alla vita, un film sulle nuove generazioni che trovano finalmente il proprio posto nel mondo. Che vogliono migliorarlo, combattendo insieme, lasciando da parte le fratture del passato. "Il futuro ha le radici nel presente": i giovani di oggi salveranno il mondo di domani. Un messaggio di speranza, che rende Justice League un film solare (e infatti l'ultima inquadratura con i sei membri alla fine della battaglia avviene durante un'alba), uno sguardo al futuro.
Per Autumn
Infine, non possiamo tralasciare la dedica finale che chiude il film, a questo punto opera compiuta in onore della figlia scomparsa durante le riprese nel 2017. E non poteva essere altrimenti. Justice League da film sui figli diventa un film per i figli. L'epilogo dal titolo "Due volte padre", con quel messaggio finale di Silas Stone al figlio, è la conclusiva lettera d'amore di un padre, spezzato come i personaggi della storia. "Costruisci il tuo futuro. Costruisci il tuo passato", il percorso di Snyder con questo film diventa un modo per vincere il proprio dolore, professionale e personale, chiudendo la vera e propria storia del film con un invito a tornare a vivere. Non possiamo che considerare questo film un atto d'amore non solo a causa del messaggio di Silas, che acquista un ulteriore significato, ma anche grazie a quella bellissima scena in cui Flash riavvolge il tempo. Ed è proprio nel personaggio di Barry che Snyder trova il modo di riflettere il suo percorso emotivo, entrambi che necessitano un riscatto, nel "Rompere le regole" (di fatto questo è un film che non sarebbe mai esistito), nel dargli la possibilità di tornare indietro nel tempo, nell'assaporare il soffio del vento durante quella corsa finale così liberatoria ("Guarire, amare, vincere"). La storia si conclude con la speranza che invade l'inquadratura (Clark che si apre la camicia mentre la voce fuori campo pronuncia "Il momento è ora"), ma il film termina con un'altra inquadratura aerea, con Martian Manhunter che si allontana in volo. Il grido di dolore e morte che apriva il film è definitivamente sparito. Ora è il momento di volare, delle meraviglie, della vita.
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