X-Files 11, episodio 4: Un piccolo, geniale capolavoro

Il quarto episodio della stagione 11 di X-Files si inserisce nella sua tradizione di episodi più folli, raggiungendo vette di geniale assurdo. Un capolavoro.

X-Files: Gillian Anderson e David Duchovny  in una scena dell'episodio L'effetto Mandela
X-Files: Gillian Anderson e David Duchovny in una scena dell'episodio L'effetto Mandela

Le serie TV sono fatte di tradizione. Soprattutto le serie di lunga durata, che nel corso del tempo consolidano temi, atmosfere e modi. Serie comeX-Files, che ha definito i suoi schemi narrativi nel corso della sua prima messa in onda, durata nove stagioni, e che cerca di ritrovarli nel revival che è iniziato due anni fa e che, presumibilmente, terminerà alla fine dell'undicesima stagione in corso. Tradizioni che ne portano altre al loro interno: i cicli cospirazionisti, su tutti, che hanno fatto la fortuna della serie di Chris Carter, ma anche quelle parentesi più ironiche che sono diventate una piacevole, per quanto non frequente, abitudine.

Si tratta di una libertà che la serie ha voluto inserire anche nel revival, nonostante il poco spazio a disposizione: se due anni fa la lucertola mannara era stato accolto con entusiasmo da gran parte dei critici e del pubblico dello show, quest'anno la storia si ripete con il quarto episodio L'effetto Mandela, che porta questa tipologia di episodi autoironici al suo estremo. Lo fa affidandosi nuovamente alla mente folle di Darin Morgan, per mettere in piedi un episodio che nella sua geniale e surreale pazzia riesce a lasciare ben più spunti di quanti sia riuscito a fare lo stesso Carter, almeno fin qui, con il ciclo mitologico My Struggle.

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X-Files: David Duchovny in una scena dell'episodio L'effetto Mandela
X-Files: David Duchovny in una scena dell'episodio L'effetto Mandela

Percezione contro realtà

X-Files: David Duchovny in un momento dell'episodio L'effetto Mandela
X-Files: David Duchovny in un momento dell'episodio L'effetto Mandela

L'effetto Mandela inizia come un classico episodio di Ai confini della realtà, con una sequenza in bianco e nero che richiama alla perfezione lo stile di questo tipo di serie del periodo. Un classico dell'infanzia di Mulder, che però non riesce a ritrovarne traccia da nessuna parte, né nelle guide degli episodi, né addirittura nelle sue registrazioni in VHS. Eppure ne era così sicuro... da cosa può dipendere? La risposta è semplice, dall'effetto Mandela (o Mengele?), quella situazione in cui si ricorda qualcosa in modo diverso da come era, in cui la realtà percepita risulta diversa da quella... be', reale. L'episodio perduto è solo un primo esempio di un mondo in cui ogni cosa può essere messa in discussione, compresa l'origine degli X-Files e le indagini paranormali condotte in passato da Mulder e Scully.

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Mulder, Scully & Reggie

X-Files: David Duchovny e Brian Huskey in una scena dell'episodio L'effetto Mandela
X-Files: David Duchovny e Brian Huskey in una scena dell'episodio L'effetto Mandela

Figura chiave de L'effetto Mandela è Reginald Murgatroid, o meglio Reggie, interpretato da un fantastico Brian Huskey. Uomo bizzarro e misterioso in cui i due agenti FBI si imbattono nel corso della loro indagine, nel metterli in guardia nei confronti della percezione della realtà, del controllo dei ricordi e di un fantomatico Dr They, Reggie in realtà sta proseguendo il discorso impostato nel corso della stagione, dopo la premiere, sul senso che possa avere X-Files oggi, in un mondo in cui il concetto di verità è drasticamente cambiato, sommerso da fake news e mondo dell'informazione fuori controllo. Una riflessione che dalla serie, ai personaggi, fino al mondo che ci circonda, risulta profonda e tagliente, a dispetto del susseguirsi di situazioni surreali che compongono l'episodio, dal riferimento ai semi di girasole all'ossessione di Mulder per il bigfoot, compreso l'esilarante blocco in cui il personaggio di Reggie viene inserito in sequenze tratte da vecchi episodi di X-Files, come se fosse stato con Mulder e Scully all'epoca di quei casi, dall'iconico primo incontro tra i due agenti in poi, con menzione speciale per la sigla d'apertura modificata con l'aggiunta del personaggio, accompagnata dalla musica riprodotta a voce dall'attore.

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L'importanza del ricordo

X-Files: David Duchovny nell'episodio L'effetto Mandela
X-Files: David Duchovny nell'episodio L'effetto Mandela

La sensazione è che David Duchovny e Gillian Anderson, oltre ovviamente a Brian Huskey, si siano divertiti sul set dell'episodio quanto lo erano stati due anni fa per la lucertola mannara. E questa atmosfera goliardica buca lo schermo raggiungendo lo spettatore, lasciandolo divertito e soddisfatto per un episodio che sembra voler mettere una definitiva parola fine al percorso televisivo della serie Fox. D'altra parte c'è una frase di Scully, che abbiamo già citato nel nostro articolo di commento alla stagione nel suo insieme, che fa riferimento alle gelatine che l'agente ricorda con affetto dall'infanzia e che riceve da Reggie: proprio prima di provarle nuovamente dopo tanti anni, si ferma dicendo: "Preferisco ricordarle com'erano". Una frase che sembra quasi pronunciata da Gillian Anderson piuttosto che da Scully, da Darin Morgan che ha scritto l'episodio e da tutti coloro coinvolti nel revival, che stanno affrontando con affetto, ma consapevoli che il tempo degli X-Files è ormai finito. E che L'effetto Mandela può esserne il folle, glorioso testamento.

Movieplayer.it

4.5/5