"Chi è che vorrebbe vedere Will & Grace avere una famiglia e crescere dei bambini?" è con queste parole che nel primo episodio del revival di NBC Karen Walker (al secolo Megan Mullally) si riferiva a quanto visto nel finale della serie originale del 2006. In quel doppio episodio di Will & Grace, la coppia etero-gay più famosa della tv, si era allontanata negli anni e aveva messo su famiglia separatamente, per poi ritrovarsi unita proprio dai rispettivi figli, che si erano conosciuti al college e innamorati tra loro, facendo diventare i due protagonisti consuoceri, quindi ancora una volta, una famiglia. Proseguendo nella lettura, vi ricordiamo che sono presenti spoiler per chi non avesse visto il revival per intero.
Gli amici sono la famiglia che ti scegli
Come mostrava Friends qualche anno prima, Will, Grace, Jack e Karen si erano allontanati dalle proprie famiglie di sangue per ricercare serenità e soprattutto supporto nel nucleo composto dagli amici. La vita a New York per Will, avvocato gay timido e maniaco del controllo, e per Grace, arredatrice d'interni etero pasticciona e combinaguai, era un modo per realizzarsi professionalmente e, perché no, trovare l'amore, divertendosi nel frattempo. Questo perché - tema in auge in queste settimane in cui tanto si è discusso sui "congiunti" - spesso la famiglia che frequenti di più sono gli amici, i rapporti che costruisci negli anni e non quelli che sono tuoi legami biologici. Ma quella dei nuovi episodi di Will & Grace è stata davvero una scelta vincente? O questo revival non s'aveva da fare? La cosa più importante che Friends ha insegnato a tutte le sitcom venute dopo di lei è che i protagonisti in una comedy per sopravvivere svariati anni, devono evolversi, maturare, subire un processo di "trasformazione". Dall'altro lato della medaglia, un revival ha senso di esistere se ripropone il nocciolo della serie originale ma allo stesso tempo si attualizza e mostra un nuovo lato del serial stesso e dei suoi personaggi. La risposta che sorge spontanea alla domanda retorica di Karen Walker è a questo punto "sì, assolutamente". Non sarebbe stato più interessante ed appagante per gli spettatori vedere come si destreggiavano Will & Grace nell'essere genitori? Nel continuare la propria folle amicizia ma affrontando anche cosa voleva dire avere la responsabilità di un altro essere umano, per loro quasi eterni Peter Pan?
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Galeotta fu la politica
Il progetto del revival è iniziato con il mini-episodio realizzato dal cast originale in vista delle elezioni presidenziali Usa 2016, a sostegno di Hillary Clinton, nonostante poi abbia trionfato Donald Trump come 45° presidente degli Stati Uniti. Tutta la natura politico-social-LGBTQ per cui la serie aveva fatto la storia e la differenza, soprattutto considerando che andava in onda sulla tv generalista, tornava a tutto spiano in quei soli 10 minuti distribuiti gratuitamente su YouTube. Da lì il passo fu breve e una nuova stagione venne presto ordinata, finendo nel palinsesto della nuova stagione NBC (il network che aveva trasmesso anche le otto stagioni originali), aumentando presto il numero di episodi e formando quindi tre nuove stagioni e 52 nuove puntate all'occhiello. Ma cosa ci ha effettivamente lasciato questo ritorno in grande stile?
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È come se il tempo non fosse passato
Queste le parole utilizzate spesso nei promo che pubblicizzavano il revival nel 2017 e anche nella premiere della (di fatto) nona stagione. Due momenti meta-televisivi che scherzavano anche sulla natura stessa del revival, "sarà un successo perché sappiamo già che sarà tutto uguale". Ma, come ha insegnato ad esempio Glee, non basta saper scherzare sui propri errori per evitare che si notino, specialmente in una comedy. Non solo il cast originale - a parte la Rosario di Shelley Morrison, deceduta davanti e dietro le quinte così come Debbie Reynolds, interprete della madre di Grace - ma a lavorare al revival di nuovo anche i due creatori originali Max Mutchnick e David Kohan tornati a scrivere i nuovi episodi, ancora una volta diretti da James Burrows. È proprio nell'attualità delle battute che la serie (almeno nella nona stagione) non aveva perso mordente, anzi aveva saputo modernizzarsi e non solo per la tematica politica, ma anche attraverso alcuni episodi che sensibilizzavano ancora una volta sulla tematica LGBT, che non passa mai di moda. Sul fronte "politicheggiante" nella premiere Will ha una cotta per un membro del Congresso apertamente trumpiano mentre Grace ha l'incredibile offerta di lavoro per ridecorare lo Studio Ovale, ma nessuno dei due vuole passare per ipocrita con l'altro. C'è stata furbizia anche nell'utilizzare il personaggio di Karen come pro-Trump e allo stesso tempo una cartina di tornasole per far emergere ancor più chiara la presa di posizione anti-trumpiana del telefilm. Con la decima e undicesima stagione la situazione diviene invece ridondante e caricatura di se stessa, un pericolo sempre in agguato per le comedy (prendiamo ad esempio New Girl) soprattutto se, come in questo caso, tornate appunto con un revival. Una brutta nuova vecchia copia del precedente ma 11 anni dopo. Emblematico in questo senso il personaggio di David Schwimmer (interprete di Ross in Friends), un anti-Ross per avvicinare chi aveva vissuto l'epoca d'oro delle comedy NBC, ma allo stesso tempo uno schiaffo in faccia alla trama quando scopriamo che lui è padre e non vuole presentare la figlia a Grace perché ha paura ad impegnarsi.
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Il finale che ci meritavamo o quello di cui avevamo bisogno?
Il "colpo di grazia" il revival di Will & Grace lo ha dato con l'undicesima stagione, rivelatasi poi ultima forse per l'atmosfera sul set divenuta pesante fra le due protagoniste femminili - Debra Messing e Megan Mullally. Questi sono rimasti dei rumor non totalmente confermati ma a ben vedere il paradosso di quest'ultimo ciclo di episodi con quanto detto inizialmente lo si ha fin dalla premiere: Grace torna dal viaggio in Italia incinta ignorando l'identità del padre, mentre Will nonostante si sia lasciato con McCoy (Matt Bomer) vuole avere comunque un figlio da una madre surrogata. Ecco che il revival finisce esattamente (o quasi) nello stesso modo per cui Karen aveva dichiarato non ci fosse interesse da parte del pubblico (e in realtà coerentemente non verrà mostrato ma sarà il prosieguo della storia): Will e Grace genitori! Questa volta insieme e non separati perché non hanno bisogno di un padre o madre biologica, ma solamente l'uno dell'altra per sopravvivere nella giungla odierna di un mondo sempre più allo sbando - politicamente, socialmente, climaticamente. Rivedendo il finale della serie originale, non può strappare una lacrima oltre che una risata la perfezione della chiusura del cerchio, su come il destino ci faccia riunire con le persone che sono per noi più forti di quelli di sangue, come si diceva in incipit di articolo. E non una a tratti forzata indipendenza di due "fifty something" come nel nuovo finale, in cui sono i due comprimari ad avere la stabilità emotiva, Karen torna con Stan e Jack è felicemente sposato con Estefan. Un finale, quello originale, in equilibrio fra drammatico e commedia - come le migliori sitcom insegnano, E alla fine arriva mamma su tutti pur essendo venuto dopo - che giocava anch'esso su una battuta meta-televisiva, su quanto uno spin-off con Jack (Sean Hayes) e Karen sarebbe stato rischioso (per la rete, come si vociferava all'epoca) perché i due funzionavano benissimo come "spalle" ma forse meno da protagonisti; "e poi qualcuno deve tenere d'occhio Will & Grace". Se uno spin-off mancato ha permesso di non intaccare il ricordo della serie originale, forse sarebbe stato meglio soprassedere anche su questo revival, perché il tempo, alla fine, passa per tutti, e non è salutare non abbracciare il cambiamento ma far finta che 11 anni non siano effettivamente passati, soprattutto se alla fine si vuole tornare al punto di partenza.