Lato Chiaro o Lato Oscuro? L'universo intero aspetta il 16 dicembre con il fiato sospeso, ma qualora Star Wars: Il risveglio della forza non dovesse rispondere a questa atavica domanda, una cosa sarà comunque certa: il 2016 sarà un anno di duelli, una stagione cinematografica di rivalità e scontri dicotomici. A marzo sarà la volta di Iron Man contro Capitan America (in Captain America: Civil War), poi quella di Batman v Superman: Dawn of Justice e infine un faccia a faccia tra uomini e orchi.
Si, perché al di là delle opposizioni supereroistiche, c'è un mondo fantasy che scalpita da più di vent'anni, alimentato da una saga videoludica che risponde al nome di Warcraft; l'arte della guerra in cui dal 1993 ad oggi si sono cimentati milioni di videogiocatori, tutti abitanti di una realtà virtuale affollata da personaggi mitici e luoghi fantastici. Un fenomeno crossmediale (sono stati scritti anche libri, fumetti e ideati giochi da tavolo) dal forte potere immaginifico dove diverse razze convivono tra continue alleanze e minacce belliche. Dopo aver toccato il tetto di 12 milioni di giocatori on line, il gioco di ruolo World of Warcraft continua a rappresentare una realtà virtuale in continua espansione, un habitat ludico sovraffollato che, però, non ha mai nascosto ambizioni e potenzialità cinematografiche.
La mastodontica carica epica della sua narrazione, dotata di una complessa mitologia e di una cosmogonia ben definita, unita a una passione evidente per una grande narrazione eroica, fatta di lotte, intrighi e labili equilibri interrazziali, hanno incoraggiato le speranze dei fan per una trasposizione filmica degna del buon nome di Warcraft. Desiderio esaudito e in cantiere da quasi dieci anni, da quel lontano maggio 2006 in cui la Blizzard Enterteinment annunciò di aver ceduto i diritti cinematografici del brand alla Legendary Pictures. L'estenuante attesa sta per finire perché Warcraft - L'inizio (un titolo che lascia spazio ad una preventivata trilogia) approderà nei cinema italiani a maggio del 2016 portando sulle spalle possenti dei suoi cavalieri e dei suoi orchi enormi aspettative da parte di una folta fanbase, memore delle imprese vissute in prima persona nelle vaste terre di Azeroth. Un film a cui serviranno i muscoli per reggere il peso di anni di desideri e speranze. Dopo il trailer pubblicato qualche giorno fa, la sensazione è quella di un film dal grande potenziale che potrebbe esplodere verso una nuova deriva del fantasy o collassare in una cocente delusione collettiva. Noi, intanto, ci siamo armati di fiducia e vi elenchiamo i cinque motivi per cui sperare in Warcraft - L'inizio, per credere che tra l'Alleanza e l'Orda possa scoppiare, finalmente, la pace tra cinema e videogame.
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1. Un fantasy non letterario
Magnifiche o pessime che siano, la maggior parte delle pagine di cinema fantasy hanno ricalcato capitoli di libri e racconti letterari. Come se quel genere fosse possibile sul grande schermo solo avendo la garanzia di un'opera sostenuta dalla letteratura. Certo, le eccezioni non mancano (pensiamo a Legend o Dragonheart), ma dopo l'esplosione quasi contemporanea delle saghe di Harry Potter e de Il Signore degli Anelli, abbiamo assistito a un bombardamento di pellicole ispirate a saghe cartacee, dalla qualità mai davvero memorabile. Dalle zoppicanti trilogie de Le Cronache di Narnia e di Percy Jackson (un terzo film è in arrivo nel 2016) sino al deludente La bussola d'oro, passando per gli impresentabili Eragon e Il settimo figlio. Che sia la volta buona per cambiare fonte d'ispirazione? Come detto, la mitologia di Warcraft possiede una miriade di spunti narrativi da cui attingere, spaziando tra complotti terreni e antiche storie di Dei e Titani. Il materiale di partenza non manca (anzi induce all'imbarazzo della scelta), anzi, è dotato di una profondità tale da prestarsi molto bene a un dettagliato adattamento cinematografico, capace di approfondire sia il carattere dei personaggi principali che di tratteggiare con cura il contesto socio-politico, geografico e diplomatico in cui sono calati.
Dal trailer mostrato sembra che il film di Duncan Jones si soffermi sull'opposizione tra la verdeggiante Azeroth (con particolare attenzione alla città umana di Roccavento) e l'oscuro mondo di Draneor, capeggiato dagli orchi e tempestato da fulmini verdastri. Due fazioni con una propria storia e un proprio vissuto; un mondo ancora sconosciuto al cinema che, forse, merita il grande schermo per svelare al pubblico una mitologia 2.0. Va detto che uno degli ultimi esperimenti fantasy non letterari è stato a dir poco sconcertante. Anche in quel caso la base di partenza era una pietra miliare del panorama ludico. Correva l'anno 2000 quando, con l'uscita di Dungeons & Dragons, in sala non ci fu alcuna traccia di magia. Solo la maledizione di un film ridicolo che, se per sbaglio avete visto, avrete opportunamente rimosso.
2. La dignità del pixel
Quello tra cinema e videogame è un rapporto sempre più stretto. Il che non basta a definirlo stabile, equilibrato e compiuto. I due media vivono tutt'ora una relazione assai controversa. Quando ci troviamo davanti a un grande videogioco dalla solida componente narrativa o dall'apprezzabile ispirazione artistica, siamo soliti lodarlo definendolo "cinematografico". Certo, alcuni puristi delle meccaniche ludiche talvolta storcono il naso per colpa di lunghi filmati che interrompono il gioco vero e proprio (Heavy Rain, Beyond: Due anime e il recente Until Dawn ce lo ricordano), ma tutto sommato quando un titolo scomoda la nona arte, gli stiamo facendo un complimento. Tutto il contrario quando il cinema si impegna nella trasposizione di celebri eroi in pixel.
Se gli anni Novanta ci hanno regalato guilty pleasure come Super Mario Bros. e Street Fighter - Sfida Finale, gli anni Duemila hanno spinto il piede sull'acceleratore, andando sempre fuori pista. Dopo il poco riuscito Final Fantasy, ecco la saga aperta da Resident Evil, partita in maniera discreta, adesso diventata un'accozzaglia estenuante di film dimenticabili; stessa sorte per bella Lara Croft alla quale neanche Angelina Jolie è riuscita a dare vero splendore. Pessima sorte anche per titoli come Doom, Max Payne, Hitman - L'assassino, Far Cry e Alone in the Dark, la maggior parte dei quali può fregiarsi della disonorevole direzione di Uwe Boll, universalmente ritenuto uno dei peggiori registi di sempre. Con l'unica eccezione del primo Silent Hill, che per lo meno ricreava le stesse atmosfere disturbanti del gioco Konami, il cinema videoludico non ha mai avuto senso di esistere, eppure ora sta tentando un ambizioso rilancio. Un cambio di marcia che passa soprattutto dalle mani (e dalle zanne) di questo Warcraft, affidato a un regista fan della serie Blizzard. Così come è accaduto a J.J. Abrams con Star Wars, la speranza è quella di consegnare un rilancio vincente a un autore nerd, confidando nella sua passione per il genere e, di conseguenza, nella sua dedizione per lavoro di ottima fattura. A Warcraft - L'inizio l'arduo compito di far emerge questo cinema dalle sabbie mobili. Siamo sicuri che Assassin's Creed con Michael Fassbender è lassù, a guardare come procede l'esperimento, da qualche finestra.
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3. Terre di mezzo: tra leggende e violenza
Il termine "fantasy" è utile per etichettare un genere, ma allo stesso tempo è qualcosa di molto vago perché possiede dentro di sé tantissime sfumature diverse e differenti declinazioni del fantastico. Quindi, che tipo di fantasy dobbiamo aspettarci da Warcraft? Va detto che, al contrario delle saghe ideate da J.R.R. Tolkien e da J.K. Rowling, in questo caso le basi storiche e culturali di casa Blizzard sono molto più slegate da eventi storici, come miti norreni o leggende medievali. Nelle spesse vene di Warcraft scorre sangue statunitense, un popolo dalla storia giovane e privo dei profondi riferimenti degli autori europei. Il che pone le basi per un fantasy a briglie sciolte, ovvero libero da condizionamenti realistici e proteso verso qualcosa di totalmente originale e fantasioso, con una sua mitologia fondativa da cui trarre varie epopee (nel trailer ci sono riferimenti quasi biblici come la diaspora e una citazione sull'infanzia di Mosè). Per quanto l'influenza del più classico epic fantasy sia evidente (pensiamo alla presenza di varie razze come umani, nani, elfi e orchi), in questo caso sembra mancare l'immancabile scissione tra Bene e Male.
Il trailer ha già mostrato diverse zone grigie nelle quali alcuni uomini non saranno i classici, nobili eroi, ma testardi guerrafondai e l'orco smetterà di essere il solito mostro da abbattere senza remore. In Warcraft gli orchi parlano (nonostante siano di fatto alieni provenienti da altri mondi), sembrano capaci di emozioni e in grado di ragionare sulla propria condizione. Il che rivoluziona l'immaginario a cui siamo stati abituati sino ad oggi. Forse non ci sarà soltanto cieca lotta, ma si toccheranno temi come l'amore interrazziale e la tolleranza reciproca. Ma l'universo di Warcraft è dominato anche da forze più grandi, che vanno oltre le due razze in conflitto. Ci sono Divinità, ci sono Titani e ordini magici che, per quanto poco presenti nel filmato, potrebbero spingere verso un fantasy magico e visionario, o in caso contrario propendere per un più sanguinolento sword & sourcery rozzo e muscolare. Lo slogan del film di Duncan Jones è "due mondi, un solo destino", il che ci conferma che al figlio di David Bowie spetterà il difficile compito di operare una scelta sul tono da dare al film. Sperando di non trovarci di fronte a una via di mezzo senza coraggio e a un fantasy scolastico, patinato, castrato da restrizioni e censure per fini commerciali. Potremmo diventare verdi come orchi.
4. Ridisegnare l'immaginario
Proviamo a fare un rapido esperimento. Un gioco veloce sull'associazione di pensiero. Leggiamo la parola "stregone" e ci verrà in mente Gandalf, proviamo con "mago" e se la giocheranno Harry Potter e Silente, citiamo il termine "elfo" e Legolas la farà da padrone assieme alla sua bionda chioma. Questo per far notare quanto Peter Jackson e i vari registi che si sono avvicendanti alla "presidenza" di Hogwarts abbiano dato forma alla nostra fantasia. Le avventure di Frodo, Bilbo ed Harry hanno modellato l'iconografia fantasy sui loro personaggi e sui loro ambienti, tanto da rendere fuori luogo qualsiasi altra interpretazione successiva.
Warcraft sembra prendere subito le distanze da questi immaginari per imporne uno del tutto personale, colorato, in qualche modo sovraccarico e barocco, pieno di tinte cariche dove sfumature sature si alternano a colori lividi. Chi conosce la saga videoludica, sa bene che il design dei protagonisti di Warcraft è molto tozzo, per nulla essenziale e realistico, ma esasperato dentro forme rotonde e fisici massicci. Il trailer ha confermato questa tendenza sia attraverso le armature degli umani che nel look tribale degli orchi, mostrando anche una forte caratterizzazione nei luoghi e nelle ambientazioni principali (con qualche richiamo al Regno di Asgard visto in Thor). Sicuramente la sfida principale sarà amalgamare al meglio gli attori nel contesto ricreato in CGI (ancora posticcia nel trailer), anche perché Jones, nel descrivere la natura del suo film, ha parlato di "Il trono di spade che incontra Avatar". Non proprio i più abbordabili tra i riferimenti.
5. Consacrare il talento
Nel 2009 conquistò la Luna, lo spazio e l'attenzione di tutti. Moon, il folgorante esordio di Duncan Jones, presentò al cinema un giovane autore dotato della consapevolezza del veterano e dello sguardo inedito del novizio. Un film sorprendente per la capacità con la quale Jones maneggiò i canoni della fantascienza, veicolati dentro una pellicola personale ed efficace. Non contento di aver diretto un piccolo capolavoro, nel 2011 il regista gioca non solo con lo spazio, ma anche con il tempo, nel riuscito Source Code. Insomma, Duncan Jones sa quello che fa, perché, come nel caso di Warcraft, lavora senza il dovere del mestierante, ma con la passione del geek. Finora impegnato su opere con pochi protagonisti, il regista vivrà il suo battesimo di fuoco nella gestione della coralità in un racconto dall'ampio respiro. Warcraft potrebbe consacrare anche il talento di un attore letteralmente "sulla cresta dell'onda".
Dopo tanti viaggi a bordo nelle navi nordiche nella serie tv Vikings, Travis Fimmel ha dimostrato un carisma fuori dal comune, dosando alla perfezione presenza scenica e doti drammatiche. L'uomo dallo sguardo gelido come un iceberg si appresta a interpretare un personaggio con buone potenzialità iconiche: il valoroso Anduin Lothar, in sella ad epici grifoni. Una scelta di casting che, unita a quella della sempre affascinante Paula Patton (bella anche nei panni di un'orchessa) conferma un casting simile a quello voluto anni fa da Peter Jackson per Il Signore degli Anelli: senza star, privo di nomi altisonanti, ma con volti noti e già apprezzati da chi ama il cinema e le serie tv. Duncan Jones è avvisato: nel torbido regno di Warcraft essere figli di un Duca Bianco potrebbe non bastare per conquistare la gloria.