Possiamo rassicurarvi subito, proprio all'inizio della nostra recensione del quarto episodio di WandaVision: non ci saranno spoiler nelle righe che seguiranno. Il che rende la nostra recensione allo stesso tempo semplice e complicata, come la stessa serie disponibile su Disney+, la prima realizzata dai Marvel Studios e apripista della Fase 4 dell'Universo Cinematografico. Semplice, perché la puntata stessa non fa compiere balzi avanti sulla trama preferendo un altro approccio (ci arriviamo tra pochissimo); complicata, perché, pur non volendo rovinare alcuna sorpresa siamo comunque costretti a definire la dimensione narrativa di questo quarto episodio che si pone in maniera nettamente diversa e più canonica rispetto ai precedenti. Eravamo abituati a una serie folle e anarchica, misteriosa, capace di usare il linguaggio televisivo e il rilascio settimanale degli episodi a suo favore, anche a costo di un gioco di pazienza con lo spettatore. Questo quarto episodio (al momento ancora senza titolo e descrizione, ma sappiamo che prossimamente la piattaforma streaming aggiornerà i testi) conferma alcune impressioni avute nei primi tre episodi, ma ne ribalta altre, risultando allo stesso tempo un passo avanti e uno indietro. Un paradosso bello e buono, ma che per una serie come WandaVision si adatta particolarmente.
Stop. Rewind.
È già successo nel secondo episodio, quando un misterioso apicoltore sbucava dalle fogne di Westview causando un'immediata reazione da parte di Wanda. Con i suoi poteri la nostra protagonista fermava la riproduzione di quella che sembra essere una sitcom ambientata nella sua mente e da lei costruita mandandola indietro, in un rewind. E qualcosa di simile succedeva anche nello scorso episodio quando un pezzo di realtà non voluto e soprattutto non accettato faceva capolino in quella dimensione fasulla: Geraldine che citava Ultron e Pietro, gemello di Wanda, morto durante gli eventi di Avengers: Age of Ultron. La reazione di Wanda è stata simile: gettata via, fuori dalla cittadina forse inesistente, Geraldine si sveglia circondata da militari. La serie, con un gioco metacinematografico che non smette di stupire, decide di fare lo stesso. Catapulta noi spettatori fuori da Westview per la prima volta e compie un rewind. Si ricomincia. E stavolta attraverso binari più consoni e normali rispetto all'anarchia e l'imprevedibilità delle prime puntate. Si torna alla normalità, al formato panoramico, al presente, alla serietà. Lo si fa seguendo proprio Geraldine ovvero Monica Rambeau (la figlia cresciuta della Maria Rambeau vista in Captain Marvel) che, nella prima inquadratura, si ricompone: siamo nei momenti immediatamente successivi al blip rovesciato, siamo allo schiocco di dita di Bruce Banner che ristabilisce gli equilibri che Thanos, il nemico cosmico aveva causato. Tutta la puntata abbraccerà il suo punto di vista degli eventi, ripercorrendo ciò che noi spettatori abbiamo già visto, ma capovolgendone il senso fino ad arrivare al finale della scorsa puntata.
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Dal deragliamento al ritorno su binari
Come abbiamo premesso, non approfondiremo ciò che succede nella puntata, ma va sottolineato come al quarto episodio, WandaVision riesce finalmente a instaurare un dialogo chiaro ed esplicativo con lo spettatore. Se alla base della serie, fino a questo momento, c'era stato un mistero irrisolvibile ("Cosa stiamo guardando?") ora le domande cambiano. Vedendo le vicende "dall'esterno" noi spettatori abbiamo un nuovo punto di vista che permette una maggior chiarezza e la possibilità di porgerci altre domande. Il "Cosa" diventa quindi un "Perché" e, come Monica e gli altri membri della S.W.O.R.D., ora la nostra attenzione si pone su altri aspetti. Probabilmente i creatori della serie, Kevin Feige, Jac Schaeffer e Matt Shakman avevano previsto tutto (e non possiamo che toglierci il cappello di fronte a tanta ragionevolezza): sapevano che la corda non poteva essere tirata troppo a lungo, che lo spettatore medio appassionato dalle vicende non poteva resistere alla follia di WandaVision senza avere una visione più ampia della faccenda. È così che questo quarto episodio da un lato funziona perfettamente nell'economia della serie, ma dall'altro - ovviamente - fa perdere quell'effetto novità che meravigliava e lasciava gli spettatori increduli. Forse è un episodio che poteva essere posto più avanti e che rompe il prima possibile l'inaspettato per confortare lo spettatore. Ecco che WandaVision ritorna sui binari più consoni e "normali" delle produzioni Marvel Studios, il prestigiatore svela subito il trucco e molto di ciò che appariva straniante nei primi episodi trova già una chiara ed esplicativa risposta. Lungi dal volerci ritenere delusi (la puntata è molto bella con alcune sequenze anche ben riuscite), dobbiamo ammettere un po' di dispiacere nell'avere parecchie spiegazioni così presto. Tuttavia, è bene ricordare che i Marvel Studios devono rimanere fedeli a sé stessi, al pubblico che con così tanta costanza li segue e alla tipologia di intrattenimento che si sono prefissati di creare. Era lecito sognarlo, ma non potevamo aspettarci che la dimensione troppo autoriale e di nicchia di questo prodotto (che deve essere - soprattutto - a misura di bambino) durasse a lungo.
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Il piacere della visione
Arrivati al quarto episodio una cosa non è cambiata (anche se sappiamo che non tutti si troveranno d'accordo): il piacere della visione settimanale. Gli episodi sono sì brevi, di circa mezz'ora di durata, ma gestiscono ottimamente il ritmo senza mai annoiare e andando dritti al punto. Godersi questa storia che, al netto di quanto successo questa settimana, contiene ancora parecchi misteri da risolvere, centellinandone la visione ogni sette giorni permette la crescita dell'aspettativa, dell'hype e sprona lo spettatore a partecipare attivamente. Perché mai come in questo caso, il gioco metalinguistico, in cui vediamo uno show dove alcuni personaggi vedono quello stesso show e si pongono le nostre stesse domande (vedasi la lavagna di questo episodio), permette di utilizzare le caratteristiche della serialità televisiva nel migliore dei modi, tra cui anche l'attesa tra un episodio e l'altro, con la possibilità di discuterne tra amici, di confrontarsi nei forum online o attraverso i social. Guardando WandaVision non si ha mai l'impressione di assistere a un film allungato diviso in più parti. E forse, mentre la norma delle serie attuali è proprio quella di creare film da 8 o 9 ore, la scelta di abbracciare in tutto e per tutto il modello televisivo "vecchio" con una storia che al cinema non funzionerebbe mai, è forse il vero coraggio della prima serie targata Marvel Studios.
Conclusioni
A conclusione della nostra recensione del quarto episodio di WandaVision non possiamo che ritenerci soddisfatti di come la storia sta procedendo e i misteri, a poco a poco, stanno trovando risposte. La serie non aggiunge nulla a livello di trama, ma ne capovolge il punto di vista rendendo più chiaro allo spettatore ciò che sta guardando. Da un certo punto di vista, questo episodio fa rientrare la serie nei binari più canonici e consolidati del progetto Marvel Studios rinunciando a quella dose autoriale e anarchica dei primi tre episodi, ma d’altro canto conferma la qualità generale della serie che vive grazie alla struttura di episodi settimanali così che lo spettatore possa partecipare attivamente senza sentirsi sconfortato.
Perché ci piace
- Il cambio del punto di vista permette di trovare risposte ad alcune domande, pur senza avanzare nella storia.
- Il gioco metalinguistico permette allo spettatore di sentirsi partecipe in misura maggiore rispetto ai precedenti episodi.
- Il ritmo della puntata è altissimo risultando coinvolgente.
Cosa non va
- Si perde un po’ quella follia anarchica che rendeva WandaVision una mosca bianca nel panorama dei Marvel Studios, facendola ritornare su binari più consolidati e “normali”.