WandaVision si presenta, sin dall'inizio, come qualcosa di diverso da quello a cui siamo abituati con il Marvel Cinematic Universe: le avventure in solitario di Wanda Maximoff e Visione si svolgono infatti in un mondo da sitcom, con ogni episodio, di quelli a tema, che si adatta all'estetica di un decennio in particolare, dagli albori del genere negli anni Cinquanta alle forme più recenti nei primi Duemila, con il formato mockumentary (ognuno di questi capitoli ha anche una sigla specifica, creata ex novo). E il più delle volte le ispirazioni sono molto precise, con rimani puntuali ed espliciti ai capisaldi della categoria. Ragion per cui abbiamo voluto ripercorrere tutti gli omaggi alle sitcom nella serie WandaVision in questa sede, un episodio alla volta. Ovviamente si sconsiglia la lettura a chi non ha visto la serie.
Episodio 1
La componente intertestuale è presente sin dal titolo, Filmed Before a Live Studio Audience, che allude alla tradizione di girare le sitcom con il pubblico presente, con un giorno per episodio (stratagemma che è stato usato anche per WandaVision, per rendere più verosimile l'escamotage). L'episodio 1 è basato sugli stilemi degli anni Cinquanta, anche se più a livello tematico che puramente visivo/iconografico (la sigla si rifà a The Dick Van Dyke Show, che andò in onda dal 1961 al 1966). Siamo infatti in piena Guerra Fredda, con il timore dell'invasione comunista che è un elemento ricorrente nelle trasmissioni dell'epoca, e ciò è evidenziato quando il capo di Visione, dopo aver scoperto che Wanda non è americana, le dà della bolscevica. Un omaggio più sottile è presente nel logo Marvel iniziale, parzialmente in bianco e nero.
WandaVision, la recensione: la prima serie tv del MCU è una gemma (di follia)
Un omaggio più diretto è la scelta di Debra Jo Rupp come moglie del capo, poiché l'attrice è una veterana di That '70s Show, altra sitcom dall'intento nostalgico. Viene anche parodiata la classica dinamica dei tempi con il marito al lavoro e la moglie a casa, con entrambi che non capiscono pienamente il perché di tali ruoli. Infine, Agnes ha un marito, menzionato ma non mostrato, di nome Ralph, probabile omaggio a Ralph Kramden, celebre personaggio principale di The Honeymooners.
Episodio 2
Le ispirazioni principali dell'episodio 2 sono Strega per amore e Vita da strega, con tanto di sigla animata e passaggio al colore nei momenti finali (entrambe le serie erano inizialmente in bianco e nero). A livello contenutistico questo è evidenziato nel fatto che Wanda, pur tenendo nascoste le proprie abilità, si serva della magia per salvare la situazione, e si nota anche una netta prevalenza di lei per quanto riguarda l'equilibrio di potere tra i due protagonisti, esattamente come nei prototipi, dove la figura più importante era quella femminile. Wanda omaggia anche la grande attrice comica Mary Tyler Moore, tra le prime a indossare i pantaloni sul piccolo schermo, e c'è una deliziosa sovversione degli standard dell'epoca, quando i due vanno a dormire e Wanda unisce i letti singoli (all'epoca, per questioni di censura, anche le coppie sposate dormivano in letti separati). C'è anche uno spot televisivo filologicamente corretto, come negli altri episodi, ma in questo caso c'è un possibile rimando storico (che si ricollega anche alla Fase Due del MCU): l'orologio della marca Strucker, il nome del villain che ha sperimentato su Wanda e Pietro Maximoff. Dato che lui era parte dell'organizzazione terroristica HYDRA, fondata da un nazista e poi infiltratasi a più livelli nel governo USA tramite la collaborazione tra Arnim Zola e ciò che divenne lo S.H.I.E.L.D., lo spot potrebbe essere un'allusione sottile alla vera iniziativa americana, durante il dopoguerra, di reclutare scienziati nazisti per vari progetti.
WandaVision: i rimandi all'universo Marvel nella serie di Disney+
Episodio 3
Nell'episodio 3 siamo negli anni Settanta, con l'interno della casa e la sigla che omaggiano La famiglia Brady, mentre le interazioni tra i personaggi fanno pensare soprattutto alle produzioni di Norman Lear, uno dei giganti della televisione americana (a lui dobbiamo Arcibaldo e il suo spin-off I Jefferson). Qui fa capolino anche un classico della fantascienza in generale, ossia la gravidanza accelerata, poiché Wanda ha scoperto di essere incinta nell'episodio precedente e qui arriva già al parto (con Visione che, fedele alla tradizione del genere, non sa come comportarsi durante il momento cruciale), e spunta fuori anche l'altra gloriosa tradizione della televisione tout court del nascondere il pancione tramite precise scelte estetiche (solo che in questo caso lei è veramente in dolce attesa, mentre nelle sitcom tale stratagemma è applicato per celare la gravidanza dell'attrice, qualora non sia previsto includerla nel copione come in una gag di E alla fine arriva mamma dove Lily mangia una quantità spropositata di hot dog). Da notare anche il nome del medico, Dr. Nielsen: il cognome è basato sul sistema, in uso ancora oggi, per misurare gli indici d'ascolto dei programmi televisivi negli Stati Uniti.
WandaVision: perché è una serie che (forse) non ci meritiamo
Episodio 4
L'episodio 4, intitolato We Interrupt This Program, devia dalla formula per mostrarci dall'esterno il contesto di quanto visto in precedenza, ma c'è un elemento che richiama la natura artificiale e artificiosa della cittadina di Westview: quando Wanda rispedisce "Geraldine", alias Monica Rambeau, nel mondo esterno, la giovane attraversa vari edifici sfondandone i muri, mettendo in evidenza quanto il tutto abbia un che di costruito e finto. Forse un modo per omaggiare una delle location usate per le riprese: mentre parte del materiale è stato girato nei teatri di posa Pinewood ad Atlanta, da alcuni anni principale base operativa dei Marvel Studios, alcune scene sono state realizzate a Burbank, in California, al cosiddetto Warner Bros. Ranch, storico luogo usato per esterni di serial e sitcom e oggi sede della Warner Bros. Animation. Tra le altre cose, è la location dove è stata girata la sigla di Friends.
WandaVision, Kevin Feige: "Le serie Marvel per Disney Plus sono importanti esattamente come i film"
Episodio 5
Si torna nel mondo sitcom, per l'esattezza negli anni Ottanta, con una sigla che omaggia un classico di quel periodo come Genitori in blue jeans. Esteticamente siamo anche in zone simili a quelle di Casa Keaton (a cui lo show si rifà anche per la crescita prematura dei gemelli) e Gli amici di papà (omaggio inevitabile dato che Michelle Tanner era interpretata dalle sorelle maggiori di Elizabeth Olsen). Il titolo della puntata è On a Very Special Episode, allusione a un vero trend d'epoca in base al quale le sitcom più popolari (e negli anni Novanta anche i teen drama) realizzavano episodi su un tema importante. In questo caso, anche a livello intertestuale, è l'argomento delicato della morte, con Wanda che afferma di non essere in grado di resuscitare i morti (aderendo alla filosofia generale del Marvel Cinematic Universe che non prevede resurrezioni nel senso classico del termine).
Episodio 6
Il sesto episodio salta un decennio, optando per l'estetica di Malcolm, che è iniziato nel 2000. Una scelta motivata da due fattori: la serie in questione, come le altre usate come punti di riferimento per la storia di Wanda e Visione, è impostata sul tema della famiglia, elemento non tanto presente nelle sitcom di punta degli anni Novanta (Seinfeld, Friends, Will & Grace), e segna anche il passaggio all'assenza di risate del pubblico, il che allude al confine sempre più sottile tra la realtà e l'allucinazione collettiva creata da Wanda, la quale comincia a interrogarsi su ciò che sta accadendo (lei e Pietro si chiedono a vicenda che fine abbia fatto l'accento sokoviano dell'altro). Rigorosamente d'epoca anche lo spot, questa volta fatto con l'animazione digitale, dove si evoca il concetto della magia e dell'ineluttabilità della morte, i due elementi-chiave del trauma di Wanda che ha in qualche modo riportato in vita la Visione contro la volontà di quest'ultimo.
WandaVision, la recensione del sesto episodio: una puntata di passaggio verso l'ultimo atto
Episodio 7
Il settimo episodio è intitolato Breaking the Fourth Wall, omaggio alle due serie omaggiate (dove i personaggi guardano direttamente in macchina) e allusione al colpo di scena finale, dove scopriamo l'origine dell'illusione che ha caratterizzato il mondo di Westview. A livello narrativo ed estetico l'omaggio principale è a Modern Family, andato in onda su ABC (canale di proprietà della Disney), mentre la sigla si rifà esplicitamente a The Office, serial in cui, guarda caso, c'era anche l'attore Randall Park (Jimmy Woo). Attinente al tema dell'episodio anche lo spot di turno, che parla del concetto di realtà fatte su misura per le persone e tira in ballo il Nexus, che lega tra di loro le varie dimensioni del Multiverso.
WandaVision, la recensione del settimo episodio: giù nell'abisso
Episodio 8
L'ottavo episodio, Previously On (frase che solitamente introduce i riassunti a inizio puntata), abbandona del tutto l'escamotage della sitcom, al punto che manca anche la sigla apposita, ma l'elemento nostalgico è comunque presente per approfondire il passato e la psicologia di Wanda: il primo flashback mostra infatti che le varie serie omaggiate nel corso degli episodi precedenti erano quasi tutte parte di un rituale di famiglia dei Maximoff, che guardavano insieme le edizioni home video per migliorare il loro inglese. Quelle che hanno debuttato dopo la morte dei genitori di Wanda hanno presumibilmente fatto parte di ciò che lei guardava nella sua stanza nel quartier generale degli Avengers, perché un altro flashback svela che è stato durante una di quelle occasioni che lei e Visione hanno cominciato a legare, uniti da un profondo senso di solitudine.
WandaVision, la recensione dell'ottavo episodio: 40 minuti di orrore