Vetro, Carolina Sala: “È stata un’esperienza totalizzante e, dopo il lockdown, quasi catartica”

Nella nostra videointervista, Carolina Sala e Domenico Croce, protagonista a regista di Vetro, ci hanno parlato del loro rapporto con La finestra sul cortile di Hitchcock, e dell'esperienza molto particolare che è stato il set del film.

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Vetro: Carolina Sala in una foto del film

Carolina Sala ha i capelli ricci, biondi, ribelli. Un po' come il suo personaggio di Vetro il film di Domenico Croce al cinema dal 7 aprile con Vision Distribution. Guardate come, per tutta la durata del film, la luce gioca con quei capelli, si sofferma su di loro, li accarezza. I capelli di Carolina Sala diventano il catalizzatore della scena, il centro su cui i viola, i rosa e gli arancioni, accesi ma non troppo saturi, che caratterizzano il film di posano e vengono riflessi e amplificati. L'attrice è una vera rivelazione, a sua volta in un film che è una delle rivelazioni di questo inizio anno. Se ve ne siete innamorati guardando Fedeltà, Vetro è un film che fa per voi. Se non avete ancora visto la serie Netflix, vi innamorerete guardando questo film, e poi la recupererete. Vetro è stato presentato al Bifest di Bari, dove l'attrice ha vinto la Menzione Speciale "per la capacità sorprendente di tenere da sola la scena con intensità e freschezza rivelando il segnale incoraggiante di un futuro promettente".

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Vetro: Carolina Sala in una scena del film

Sì, in Vetro, Carolina Sala è praticamente in scena da sola per 90 minuti, e porta su di sé gran parte del peso di un film che è stato girato interamente a Roma nei teatri di posa del Centro Sperimentale, con gli effetti speciali digitali di Edi e lo special make up di Andrea Leanza. È la storia di una ragazza che ha scelto di passare la sua vita nella sua stanza, da sola, senza uscire mai, con i suoi disegni, i libri di scuola e qualche incontro in chat, Ma, a un certo punto, comincia a guardare fuori dalla finestra, che ha le tapparelle abbassate, e a cercare di capire cosa sta accadendo in un appartamento del palazzo di fronte. Se vi viene in mente un famoso thriller diAlfred Hitchcock siete sulla buona strada. "Il film è un chiaro omaggio a La finestra sul cortile" ci conferma il regista Domenico Croce. "Tant'è che la prima versione del soggetto presentava nel titolo. Vetro: La finestra sul cortile sessant'anni dopo. Ovviamente è una responsabilità anche semplicemente omaggiare Hitchcock al cinema. La finestra sul cortile, in particolare, è diventato un filone: l'originale è diventato una sorta di format, che è stato ripreso più volte. Quindi ci siamo anche divertiti a sentici "omaggiati" di questa possibilità di riprendere un maestro". "Io sono cresciuta con quei film" ci racconta Carolina Sala. "Quando ero piccola li trasmettevano in tv, mia nonna aveva addirittura delle videocassette. Sono delle opere a cui sono legatissima, fin da piccola. Guardavo sempre lr pellicole di Hitchcock, e con mio papà mi divertivo a vedere dove c'era il suo cameo. È stato un film che ho voluto fare tantissimo anche per questo".

La videointervista a Carolina Sala e Domenico Croce

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Domenico Croce: "Oltre a Hitchcock ci sono Aronofsky, Fincher e..."

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Vetro: Carolina Sala in un'immagine

Quella di Vetro è una storia (scritta da Luca Mastrogiovanni e Ciro Zecca), che permette di riprendere Hitchcock ma di farne qualcosa di completamente nuovo, sia visivamente che tematicamente, e che permette di giocare con i generi e con altri classici del cinema. "Vetro è un thriller, un film di mistero" ci racconta Domenico Croce. "Quindi, anche a livello di genere, siamo dentro quei canoni. Però è anche un film che parla di un personaggio in particolare, di una riscoperta di se stessi. Quindi oltre a Hitchcock e ai film ispirati a lui, c'è una riflessione che parte dai film di Aronofsky, come Requiem for a Dream, per arrivare ai moderni kammerspiel, a film dove c'è una protagonista alle prese con se stessa. C'è qualcosa di Fincher, qualcosa che viene dal cinema orientale, come Park Chan-wook, con Old Boy e The Handmaiden. E qualcosa di animazione, qualcosa che ricorda Miyazaki, ad esempio i colori, nel modo in cui abbiamo presentato Carolina nel film".

Domenico Croce: "C'è un uso sovversivo delle immagini"

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Vetro: Carolina Sala in un momento del film

Già, i colori. Vetro è un film unico anche da questo punto di vista. Vive e ci ammalia con un uso particolarissimo della luce (la fotografia, da premio, è di Cristiano Di Nicola) che crea un'atmosfera incantata per poi portarci da qualche altra parte. "Dal punto di vista dei colori, della messa in scena, ci siamo divertiti a creare un mondo intorno alla protagonista, che è il mondo di Vetro" ci spiega Domenico Croce. "C'è un uso un po' sovversivo delle immagini, dei colori. Si parte con queste tinte molto decise, che trasmettono un mood di un certo tipo, a livello di pancia, all'inizio del film, ma che poi man mano andremo a scoprire con la storia". "Un'enorme fonte di ispirazione, per l'immaginario, ce l'abbiamo proprio qui a fianco" continua, indicando Carolina Sala. "Per me era fondamentale individuare la protagonista del film. C'erano dei punti fissi su cui stavamo già cominciando a ragionare con i reparti, ma il modo con cui l'attrice avrebbe portato questo personaggio avrebbe definito tutto il resto. Una volta che abbiamo puntato su Carolina e ho mostrato i vari provini ai reparti, ci siamo spostati verso l'idea di colori, trasparenze, e riflessi. E fotografia, scenografia e costumi hanno lavorato in totale sinergia per creare questa palette fuori di testa, dove ci sono queste dominanti viola, il giallo, e tutta una serie di colori molto sgargianti che però devono restituire un'idea di oscurità che ruota intorno alla storia".

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Vetro: Carolina Sala sdraiata sul letto

Carolina Sala: "Lavorare senza una persona con cui interagire cambia il modo di recitare"

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Vetro: Carolina Sala in un'immagine

Come vi abbiamo detto, Carolina Sala è per 90 minuti da sola, al centro della scena. Che esperienza è stata? "È stata un'esperienza totale, è stata una sfida" ci ha risposto l'attrice. "Fin dall'inizio me ne sono resa conto. Mi sono detta: 'Ok, adesso devo fare questo. Hai una responsabilità molto forte'. Sicuramente è stata un'esperienza totalizzante. E lo è stata per tutti. Tutta la troupe è stata chiusa dentro un teatro di posa per cinque settimane. E poi, venendo dal lockdown, è stato quasi catartico. È stata una sfida. In scena ero da sola, ci sono stati pochi contatti con altri attori. E quella è stata una cosa molto interessante su cui lavorare. Lavorare sulla voce senza avere una persona fisica con cui interagire direttamente per tutto il film è qualcosa che cambia completamente il modo di recitare, è stimolante. È stata una bella sfida".