Vetro, la recensione: La finestra sul cortile come uno specchio per guardarsi dentro

La recensione di Vetro; la sorprendente opera prima di Domenico Croce, al cinema dal 7 aprile, è un film particolarissimo, debitore di un classico come La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock eppure completamente nuovo.

Vetro Ph Claudia Sicuranza 1
Vetro: Carolina Sala in una foto del film

Non c'è il cielo in una stanza, nella storia che vi raccontiamo nella recensione di Vetro, sorprendente opera prima di Domenico Croce, in uscita al cinema il 7 aprile con Vision Distribution. Ma c'è tutto un mondo. Perché Lei, interpretata da Carolina Sala, ha scelto di passare la sua vita nella sua stanza, da sola, senza uscire mai. O, almeno, questo è quello che sembra, in un film particolarissimo, debitore di un classico come La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock eppure completamente nuovo, soprattutto se pensiamo che è un film italiano. Vetro è ipnotico, sospeso, visivamente ammaliante e inquietante. È probabile che abbiamo scoperto un grande regista e una nuova star.

Tu sola dentro la stanza, e tutto il mondo fuori

Vetro Ph Claudia Sicuranza 6
Vetro: Carolina Sala in un'immagine

Tu sola dentro la stanza, e tutto il mondo fuori, diceva una canzone. Lei (Carolina Sala) passa la sua vita così. In una stanza creata a sua immagine e somiglianza, colorata, con i suoi disegni, le sue caramelle e il suo cane, Hiro, che entra ed esce grazie a un'apertura nella porta. È attraverso quella fessura che il padre, amorevole e comprensivo, le passa il cibo, a volte le dà la mano o le passa i dadi quando giocano insieme. Il padre sembra vivere per lei, accettare le sue scelte. La aiuta a studiare, e guarda e apprezza i suoi disegni. Mentre, da dietro una tapparella, lei scruta il palazzo di fronte e si accorge che in uno degli appartamenti sta accadendo qualcosa di strano. Cerca di capire cosa accade. E intanto on line incontra un ragazzo (Marouane Zotti) con cui sembra trovarsi a proprio agio...

La finestra sul cortile ha 60 anni: tutti i segreti del cult di Hitchcock

Non solo Hitchcock...

Vetro Ph Claudia Sicuranza 7
Vetro: Carolina Sala in una scena

La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock (e tutti i film che si sono rifatti a quell'archetipo) è il primo, immediato riferimento che ci viene in mente guardando le prime scene di Vetro. L'idea di vivere la vita degli altri, quella che ci appare di fronte, perché per un motivo o per un altro siamo bloccati e non possiamo vivere appieno la nostra, in Vetro indubbiamente c'è, ma è soltanto il punto di partenza. In realtà il film dell'esordiente Domenico Croce (David di Donatello per il corto Anne nel 2021) si muove subito verso altre zone d'ombra. Nei territori di Room, ad esempio, ma anche di Old Boy, per come, in un modo o nell'altro, i protagonisti sono riusciti a creare il loro mondo all'interno di quattro mura. Ma, soprattutto, ci spostiamo nei territori di David Lynch e delle fughe psicogene di Strade perdute e Mulholland Drive.

Vetro Ph Claudia Sicuranza 3
Vetro: Carolina Sala in un momento del film

Il naufragio della percezione

Vetro Ph Claudia Sicuranza 9
Vetro: una scena del film

Vetro, pur partendo dalle premesse de La finestra sul cortile, non è infatti un film sul voyeurismo, sul bisogno di guardare gli altri, di vivere le loro vite. È un film sul guardarci dentro, sul capire chi siamo e cosa stiamo vivendo, un racconto sulla capacità di restare aggrappati a se stessi quando gli affetti intorno scarseggiano, come leggiamo dalle note di regia, e sulla "forza interiore" che ci muove e riesce a farci sopravvivere. Per questo, come i film di David Lynch, o come in Spider di David Cronenberg, il regista gioca con la percezione della protagonista e in questo modo anche con la nostra, arrivando a quel "naufragio della percezione" di cui scriveva Gianni Canova a proposito di Cronenberg, che, facendoci sposare il punto di vista della protagonista, ci accomuna a lei, e non ci permette di distinguere tra cosa è reale e cosa non lo è. Il deflagrante colpo di scena che arriva dopo un'ora di film comincia a farci intuire la situazione. Ma fino alla fine resteremo incerti, spaesati di fronte a quello che stiamo guardando. Vetro, per gran parte della sua durata, rimane sospeso tra thriller psicologico, film intimista e storia sentimentale (un po' sul modello di Viol@, che negli anni Novanta raccontava gli incontri in un web ante-litteram e pre-social), per poi svelare finalmente la sua vera natura.

Un uso sovversivo del colore

Vetro Ph Claudia Sicuranza 8
Vetro: Carolina Sala in una scena del film

Ma se un film di questo tipo è inaspettato, e originale per il cinema italiano, lo è ancor di più la confezione scelta da Domenico Croce, grazie alla fotografia di Cristiano Di Nicola. La vita in interni della protagonista vive di colori unici, magici, incantati (un uso sovversivo del colore, lo definisce il regista). È qualcosa di davvero speciale, che vuole provare, in qualche modo, a ricreare intorno a Lei il mondo di arte e di disegni che crea e di cui vive. Così il volto, il corpo e i capelli di Carolina Sala sono ammantati di luce viola, rosa, arancio. E i muri intorno a lei sono azzurri, o verdi. È qualcosa di molto particolare: colori accesi, non carichi, ma neanche le già viste tinte pastello. Sono più i colori vivi di un acquerello, di un anime di Hayao Myazaki, di certe caramelle alla frutta che Lei ama tanto. È un colore meno intenso del neon di Euphoria, ma vivido ed espressionista. È il mondo di Lei. Ha un senso, lo capirete.

Vetro Ph Claudia Sicuranza 4
Vetro: Carolina Sala sdraiata sul letto

Carolina Sala, un volto che mancava al cinema italiano

Vetro Ph Claudia Sicuranza 5
Vetro: Carolina Sala in una sequenza

Al centro di tutto, delle luci di Cristiano Di Nicola, delle inquadrature di Domenico Croce, e della storia scritta da Luca Mastrogiovanni e Ciro Zecca, c'è Lei. E Lei è Carolina Sala, futura star del nostro cinema, reduce anche dal successo della serie Netflix Fedeltà. Carolina Sala porta sulle sue spalle, sul suo volto, sul suo corpo minuto e sensuale, tutto il film, in quella che è un'esperienza totalizzante. Ci ha colpito la sua capacità di calarsi in un ruolo non facile e carico di sfaccettature. E ci ha colpito il suo volto, un volto d'altri tempi, una bellezza preraffaellita che mancava nel cinema italiano. I lineamenti delicati, gli occhi enormi, i capelli ricci che diventano l'elemento che attrae le luci, ma soprattutto la capacità di essere sempre credibile. È anche grazie a lei se entriamo in questa storia, se riusciamo a guardare dentro lei, Perché, l'avrete capito, la finestra sul cortile, in fondo non è vetro, ma è uno specchio.

Conclusioni

Come abbiamo scritto nella recensione di Vetro, ci troviamo davanti a un film particolarissimo, debitore di un classico come La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock eppure completamente nuovo, soprattutto se pensiamo che è un film italiano. Vetro è ipnotico, sospeso, visivamente ammaliante e inquietante. È probabile che abbiamo scoperto un grande regista e una nuova star.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • L'idea di partenza, e la sceneggiatura, che incuriosiscono e tengono incollati allo schermo.
  • La confezione del film, colorata e "sognante", con un uso "sovversivo" del colore.
  • L'interpretazione di Carolina Sala, in scena praticamente da sola per tutto il film.

Cosa non va

  • Detto dell'ispirazione al classico di Hitchcock, il meccanismo che riprende altri film potrebbe scontentare qualcuno.