Venezia 70, Costanza Quatriglio è Con il fiato sospeso

Il nostro incontro con la regista siciliana che presenta Fuori Concorso un corto ispirato alla vera vicenda di un giovane studente di Catania, morto nel 2003 in seguito alle esalazioni tossiche del laboratorio di Chimica in cui lavorava; 'Nel nostro Paese si è persa l'idea di futuro, la passione, la pietas. E se le mie speranze nel sistema produttivo sono andate disattese, questo film è la dimostrazione che la paura non può fermarci', ci ha raccontato.

E' arrivata dalla lettura di una notizia in breve l'ispirazione per il nuovo lavoro di Costanza Quatriglio, Con il fiato sospeso, presentato alla 70.ma Mostra Internazionale D'Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Fuori Concorso; 34 minuti di grande intensità in cui la talentuosa cineasta siciliana racconta la vicenda di Stella, studentessa di Farmacia all'Università di Catania che dopo anni passati nei laboratori di chimica si accorge di stare male a causa delle esposizioni a sostanze tossiche e al mancato smaltimento dei rifiuti. La storia della ragazza si intreccia con quella di un dottorando, Emanuele Patanè, che anni prima aveva vissuto la stessa esperienza della collega, morendo per un tumore al polmone. La finzione narrativa e la verità del memoriale di Emanuele, scrupoloso e dettagliato nel descrivere la senescenza dei laboratori in cui lavorava oltre otto ore al giorno, si intrecciano con grande efficacia in questo film tosto e senza fronzoli, che attraverso una solida forma cinematografica, i primi piani della bravissima protagonista, Alba Rohrwacher, contrappuntati dalla voce fuori campo di Michele Riondino, riesce ad esprimere lo sdegno per la morte ingiusta e prematura di un giovane di talento e soprattutto per un iter giudiziario che non si è chiuso. Il processo, che vede imputati i vertici della Facoltà di Farmacia dell'Università di Catania per inquinamento ambientale e discarica non autorizzata, ha infatti rivelato perizie in cui si parlava di presenza in percentuali impressionanti di mercurio, zinco, arsenico, rame e nichel, ma non è ancora riuscito ad identificare un responsabile. Abbiamo incontrato la regista e l'interprete del film e ci siamo fatti raccontare qualcosa in più sulla lunga lavorazione che le ha portate fino a Venezia.

Costanza, c'era materia per due film, eppure hai diretto un cortometraggio. E' stata una scelta voluta sin dall'inizio? Costanza Quatriglio: Ero assolutamente convinta che sarei riuscita a fare un lungometraggio, tanto è vero che da tempo parlavo di questo progetto con Alba; purtroppo le mie aspettative sono state disattese, ma questo mi ha permesso di scoprire le potenzialità contenute nella storia, che si sono svelate di giorno in giorno. Quando ho iniziato a sperimentare con Alba e a lavorare sul personaggio, ho capito che quello era il film, che poteva essere il terreno fertile per una narrazione nuova da fare con un linguaggio diverso. Con il fiato sospeso ha avuto il pregio della libertà, il privilegio dell'indipendenza, ma ha rischiato di essere schiacciato dalla solitudine. Fortunatamente è bastato farlo vedere per fare innamorare tutti. Questo dimostra che bisogna fare le cose e non fermarsi alla paura di farle.
Alba Rohrwacher: Costanza è riuscita a fare di necessità virtù, trasformando il limite di budget in una forma nuova e libera di linguaggio.

Sentivi la responsabilità di interpretare un personaggio vero, che ha perso la vita in un luogo che amava visceralmente? Alba Rohrwacher: Avevo timore, un sentimento legato al rispetto che provavo verso questa storia, ma ho detto subito sì perché era importante che venisse raccontata, era un dovere verso chi quelle vicende le aveva vissute in prima persona.

Come siete riuscite a restituire quella grande naturalezza nell'intervista? Costanza Quatriglio: Ho cercato di costruire un percorso per permettere ad Alba di fare esperienze a cui attingere per interpretare il personaggio di Stella, le avevo parlato tante volte della storia, che diventa subito tua appena la vedi. Da un lato abbiamo lavorato quindi su concetti, poi l'esperienza in laboratorio è stata fondamentale. Lì tutto era vero, anche se tutto era finto.
Alba Rohrwacher: Il testo scritto da Costanza è diventato nuovo mentre lei mi faceva le domande, potevo arrricchirlo grazie alle sensazioni nate nei giorni in cui abbiamo girato in laboratorio. Eravamo in tre in un teatro di posa, l'intervista era una sorta di confessione, non c'era la macchina del cinema che invadeva lo spazio privato.

Il ritratto dell'Università italiana che emerge dal tuo film non è esaltante... Costanza Quatriglio: Ma non voleva essere un atto di accusa verso l'Università di Catania, sia chiaro. E' chiaro però che quanto raccontiamo è esemplare dello stato dell'arte. Si è persa l'idea di futuro, la passione, la pietas. Viviamo in un Paese che non si è mai addestrato a sviluppare gli anticorpi per il progresso e se nelle Università si ragiona ancora seguendo dei parametri vecchissimi, è impossibile pensare al futuro, questa è la vera questione.
Alba Rohrwacher: Noi ce l'abbiamo una generazione che cerca di cambiare le cose, ma qualcuno non gliele fa cambiare.

I familiari dei ragazzi che hanno perso la vita che reazioni hanno avuto vedendo il film? Costanza Quatriglio: Sono tutti con noi perché sanno quanta fatica c'è dietro a questo lavoro e sanno che questo film farà parlare del caso di Catania e metterà un punto di domanda sullo stato dei laboratori in Italia. Li sento vicini. Grazie al sito www.conilfiatosospeso.it si potranno raccogliere le testimonianze degli studenti e organizzare proiezioni nelle Università e non solo. Il film è finito, è qui, ma non abbandono il progetto perché lo squarcio che mi ha aperto mi sta pungolando molto.