E' giunta al giro di boa questa 66a Mostra del cinema di Venezia e per molti è già tempo di toto-leone. Ancora una volta il concorso conferma una qualità media piuttosto alta dei titoli in competizione, mentre mancano le pellicole particolarmente brutte, nonostante non sia mancato qualche fischio, in qualsiasi caso eccessivo. Di certo non resterà a mani vuote Werner Herzog presente al Lido con due (splendidi) film in concorso e con un cortometraggio, La Bohéme, ma tanti sono i film di valore visti finora, su tutti il raffinato Persécution di Patrice Chéreau e l'esaltante black comedy Life During Wartime di Todd Solondz che pare aver messo d'accordo proprio tutti. Non bisogna però dimenticare il 'miracoloso' Lourdes di Jessica Haussner per la discrezione e la brillantezza con cui ha saputo descrivere il folle mondo dei pellegrini in lotta per un miracolo. Ieri poi si è abbattuto sulla Mostra il ciclone Michael Moore che ha convinto buona fetta dei critici presenti a Venezia con il suo spassoso documentario Capitalism: A Love Story, anche se trovare un premio assegnabile al paffuto regista è davvero difficile.
Dal contingente italiano presente in laguna sono venute finora luci e ombre, dopo il discreto avvio con Baària di Giuseppe Tornatore: bocciato senza appello Io sono l'amore di Luca Guadagnino, sciagurato melò a cui non si può proprio perdonare lo scempio di attori che compie, mentre una piacevole sorpresa ce l'ha regalata ancora una volta la Settimana della critica con il bello e imperfetto Good Morning Aman, interpretato da un Valerio Mastandrea finalmente convincente. Ne sarebbero bastati anche solo la metà, ma Dieci inverni di Valerio Mieli sono stati francamente troppi per raccontare la storia d'amore "non detto" tra Isabella Ragonese e Michele Riondino, due giovani promesse del nostro cinema che qui confermano il proprio talento. Ambientato in una Venezia magnificamente fotografata, con piccole incursioni in Russia, il film non decolla mai, come il rapporto tra i due protagonisti, ma si lascia comunque apprezzare per l'equilibrio dei toni e il tentativo di smarcarsi dal nostro cinema con una commedia romantica dal taglio indie che limitata al panorama nostrano può risultare addirittura originale, salvo il finale, di una banalità imbarazzante.Leggi la recensione di Dieci inverni. Intanto, il concorso non si ferma e oggi presenta altri due titoli. Divide il magico Between Two Worlds del cingalese Vimukthi Jayasundara, regista dal nome complicato ma che faremmo meglio a imparare perché non appare così improbabile l'ipotesi di vederlo salire sul palco della Sala Grande durante la cerimonia di premiazione di sabato prossimo. Assai potente quanto ostico nella sua lettura, il film racconta di un uomo che scappa da una città preda del caos per consegnarsi alla natura e ai suoi misteri. E' un'opera che porta con sé un patrimonio culturale difficilmente decifrabile per un occidentale a secco di storia e simboli dello Sri Lanka, ma la potenza delle immagini riesce comunque a superare i limiti della conoscenza. Certamente più atteso Questione di punti di vista del maestro francese della Nouvelle Vague, Jacques Rivette, che mette insieme Jane Birkin e il nostro Sergio Castellitto e li fa muovere nell'ambiente rivelatorio del circo per riflettere su vita e arte, senza lasciarsi prendere dall'ansia di una storia d'amore, ma impegnato piuttosto nello svelare i meccanismi misteriosi che regolano i rapporti umani.
Leggi la recensione di Between Two Worlds e quella di Questione di punti di vista. Fuori concorso è stata presentata la commedia The Informant! di Steven Soderbergh. Il film, in uscita in Italia il 18 settembre, racconta un caso di cronaca che vede protagonista un biochimico di una multinazionale agroalimentare che inscena una colossale truffa ai danni dei suoi superiori e dell'FBI. Pellicola brillante che attacca il sistema delle corporation con il sarcasmo tipico del regista, The Informant! può contare sulla straordinaria performance di Matt Damon che per l'occasione si è trasformato fin nel fisico guadagnando parecchi chili che hanno coperto i suoi muscoli.
Leggi la recensione di The Informant! e l'intervista a Damon e Soderbergh. Dopo il Leone alla carriera consegnato ieri a John Lasseter e soci, prosegue poi l'omaggio alla Pixar: gli eventi di oggi sono la Master Class sul cinema della compagnia americana che ha rivoluzionato l'animazione negli ultimi dieci anni, durante la quale i nomi storici della Pixar ricostruiranno le tappe del suo successo, raccontando come si siano sviluppate le loro tecnologie e come abbiano lavorato alla concezione e alla realizzazione dei loro film, da Toy Story a Toy Story 3, e il Panel Discussion, un incontro con i giovani cineasti dell'animazione.
Leggi l'intervista a John Lasseter.
Domani tornerà in pista l'Italia nella corsa al Leone d'oro, con Lo spazio bianco di Francesca Comencini. Per sua sfortuna però, c'è già un nome che è destinato a rubarle la scena: domani Venezia accoglierà infatti il divo George Clooney che dopo i pettegolezzi di quest'estate sulla sua presunta omosessualità e sulla storia d'amore che puzza di montatura con Elisabetta Canalis ricorderà ai suoi fan di essere prima di tutto in attore, portando al Lido la commedia The Men Who Stare at Goats. Bisognerà vedere se in passerella sarà accompagnato dalle capre del film o da qualche altro strano animale sui tacchi a spillo.