Venezia 2013: tre domande a Bernardo Bertolucci

Il maestro italiano autore di ultimo tango a Parigi e L'ultimo imperatore ci anticipa i suoi criteri in veste di presidente di giuria del concorso veneziano.

Venezia si rinnova. Infrastrutture ad hoc, un mercato che cresce pian piano, un progetto produttivo (Biennale College) che comincia a dare i primi frutti. Alberto Barbera scommette sul futuro cercando di dar vita a un edizione, la settantesima, svincolata dalla sudditanza nei confronti della ricchissima Toronto. Un festival più coraggioso, radicale, e perché no, anche sorprendente. Un festival che torna ad assumere il suo ruolo naturale indicando la via del rinnovamento e mostrando ciò che c'è di interessante nel panorama internazionale. A parlare è Bernardo Bertolucci, presidente della giuria del concorso internazionale che, dopo molte resistenze, ha accettato di presiedere la giuria del concorso internazionale e racconta in un incontro lampo il motivo dei suo ritorno. Bertolucci, già presidente della giuria veneziana nel 1983 e di quella di Cannes nel 1990, guida una compagine che vede impegnati nella valutazione dei film della selezione ufficiale la regista Andrea Arnold, le attrici Martina Gedeck e Virginie Ledoyen, il cineasta cileno Pablo Larrain, il collega cinese Jiang Wen, il direttore della fotografia Renato Berta, il compositore di culto Ryuichi Sakamoto e la diva di Guerre stellari Carrie Fisher.

Alberto Barbera ci ha confessato che in un primo tempo aveva rifiutato l'offerta di presidere la giuria. Come mai non voleva affrontare questa esperienza?
Bernardo Bertolucci: In effetti in un primo tempo ho rifiutato l'invito di Barbera perché, avendo già fatto il presidente di giuria in passato, sapevo che era una fatica tremenda. Barbera mi aveva anticipato che i film in concorso sarebbero stati diciotto, poi dopo la conferenza ufficiale ne sono stati annunciati venti. Mi sono arrabbiato molto per via dell'impegno fisico che il ruolo richiede visto che per tre giorni dovremo vedere ben tre film al giorno.

Cosa le ha fatto cambiare idea?
Bernardo Bertolucci: In primavera Alberto mi ha scritto una lettera che mi ha fatto cedere. Era un di quelle offerte che non si potevano rifiutare perché è riuscito a mettermi di fronte a certe responsabilità che avrei nei confronti del cinema e dei giovani. Forse alla fine della Mostra tornerò a Roma, prenderò quella lettera e la brucerò.

Che tipo di film merita di vincere il Leone d'oro secondo lei?
Bernardo Bertolucci: Spero che le sorprese che riserverà la Mostra superino le mie aspettative. Mi auguro che a vincere sia un film imprevedibile. Voglio essere sorpreso anche dal palmares.