Lo ha inseguito per tutta la vita e finalmente ci è riuscito: dopo aver scoperto, a dieci anni, mondi fino ad allora impensabili grazie alla saga di fumetti Valérian et Laureline, scritta da Pierre Christin e disegnata da Jean-Claude Mezieres, iniziata nel 1967 e terminata nel 2010, diversi anni, e tentativi, più avanti Luc Besson ha portato sul grande schermo gli agenti speciali che viaggiano attraverso spazio e tempo, dando loro i volti giovani di Dane DeHaan e Cara Delevingne, mettendoli al centro di una missione per salvare l'universo in cui ha infilato quanti più riferimenti possibili alla sua graphic novel preferita.
Colorato e caotico, Valerian e la città dei mille pianeti è nelle sale italiane dal 21 settembre. Abbiamo incontrato a Roma il regista che, in un'intervista fiume, ci ha parlato della scelta di Space Oddity di David Bowie come accompagnamento musicale per la bella scena d'apertura, di quanto il suo desiderio di diventare un biologo marino abbia influenzato tutta la sua carriera, del "caso Wonder Woman" e di come con questo film abbia voluto portare sul grande schermo un messaggio di speranza e condivisione, all'opposto dei blockbuster americani, che ritiene film di propaganda.
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David Bowie e biologia marina
Nella prima scena del film c'è Space Oddity di David Bowie: vorrei sapere se è sempre stata la sua prima scelta fin dall'inizio, o se è un omaggio visto che è scomparso durante la produzione.
No, ho preso i diritti due anni fa. Molto prima. Avevo un'idea precisa in mente: ho girato e montato l'inizio con la musica in testa, è quasi un videoclip. Ho lavorato una volta con David, ero così felice all'idea di mostrargli la scena di apertura con la sua canzone ma purtroppo è scomparso. È molto triste: avrei voluto fargliela vedere.
Ho letto che, quando era piccolo, voleva diventare un biologo marino: vorrei sapere se ha messo qualcosa di quella passione nelle creature del film, alcune ricordano dei polipi.
È parte del mio DNA quindi è vero: qui e là spunta la mia conoscenza del mare. È una cosa che ho in comune con James Cameron, grande appassionato di immersioni. Anche in Avatar alcune piante ricordano specie marine. È una fonte ricchissima di ispirazione: nell'inventare delle creature si può rubare diverse cose al mare.
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Il caso Wonder Woman e le eroine femminili forti
Ha citato James Cameron: visto che lei ha scritto alcuni dei personaggi femminili più belli della storia del cinema, Mathilda, Leeloo, ora Laureline e Lucy, qual è il suo pensiero sul dibattito che si è creato intorno al film Wonder Woman? Cameron ha detto che non è rivoluzionaria perché è troppo bella: la sua dichiarazione è stata fraintesa? Qual è la sua opinione?
Nessuna. Sono felice che ognuno abbia la possibilità di fare i film che vuole. Hanno fatto questo film e se uno vuole può vederlo, altrimenti si può non vedere.
Ma, visto che lei ha creato tanti personaggi femminili forti, come questo di Lauraline, secondo lei perché, nel 2017, c'è ancora bisogno di dire "oh c'è una donna come protagonista": perché non è una cosa normale?
Credo che questa confusione su Wonder Woman sia solo uno stratagemma dei produttori per farsi pubblicità: tutto qui. Non sono i soli ad avere una protagonista donna: Nikita è di 20 anni fa. E prima di Nikita Giovanna D'Arco, del quindicesimo secolo: era già una grande protagonista femminile. Credo sia semplicemente una mossa pubblicitaria.
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Una fantascienza ottimista
La città dei mille pianeti è davvero meravigliosa perché mostra migliaia di alieni di specie differenti che si scambiano conoscenze e tecnologia: il messaggio è molto positivo, finalmente abbiamo un film di fantascienza in cui gli alieni non sono una minaccia, dagli anni '90 gli extraterrestri sono quasi sempre cattivi. Era un punto importante per lei?
È molto importante ed è l'esatto opposto del cinema americano. Se guarda con attenzione, da giornalista è il suo lavoro, molti di questi film sono propaganda per l'America. Dicono: noi potenti americani vi salveremo, poveri italiani, francesi, dall'invasione degli alieni stranieri, alzeremo un muro per proteggervi. Questa è la filosofia: ma non me la bevo. Non credo che costruire un muro tra l'America e il Messico, che, se vogliamo dirla tutta, non tanto tempo fa comprendeva la California, e, forse se lo sono dimenticati, prima ancora era degli indiani. Andiamo: siamo sullo stesso pianeta, non si tratta della tua terra, o della mia, ma della nostra. Non c'è un piano B: non possiamo spostarci su un altro pianeta, è questo il nostro e ci viviamo tutti insieme. Quindi sì: dammi del rosso, io del blu e siamo tutti più ricchi. Non possiamo fare finta di avere alle spalle 30 secoli di civiltà e comportarci in modo così stupido: solo perché qualcuno non è del tuo stesso colore? O religione? O della stessa taglia, età, sesso? Se non sei come me è un problema: ma meno male! Le differenze sono una ricchezza. Che mondo sarebbe se al cinema ci fossero solo film della Marvel? O solo fast-food per mangiare? Saremmo poveri e miserabili: alcuni sarebbero molto ricchi e il resto del mondo sarebbe in miseria. Quando vado al cinema amo vedere un film italiano accanto a un blockbuster americano, o uno francese, cinese, iraniano: in questo modo posso scegliere. Un giorno posso vedere quello americano e un altro magari farmi una cultura e correre il rischio di vedere qualcosa di diverso. Questa è la ricchezza che viene dalla diversità: dobbiamo apprezzarla e questo è davvero il messaggio del film, è come comincia. Vediamo alieni che arrivano, si stringono la mano, e si scambiano conoscenza e cultura. È un film divertente e comico, ma ha anche dei messaggi positivi.
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