Valerian: Luc Besson porta al cinema i suoi sogni d’infanzia

Il regista francese adatta per il grande schermo la saga di fumetti, da lui molto amata, Valérian et Laureline di Pierre Christin e Jean-Claude Mézières, trasformando Dane DeHaan e Cara Delevingne in due agenti speciali che viaggiano nello spazio. Dal 21 settembre in sala.

Valerian e la città dei mille pianeti: Dane DeHaan in una nuova foto ufficiale
Valerian e la città dei mille pianeti: Dane DeHaan in una nuova foto ufficiale

Come insegna la proverbiale madeleine di Proust, non c'è niente di più potente, dal punto di vista emotivo, dell'essere catapultati all'improvviso in un ricordo a noi particolarmente caro, che ci faccia ritrovare luoghi, odori, sapori, sensazioni che hanno segnato indelebilmente la nostra esistenza. Quanto più questi ricordi sono legati alla giovinezza, tanto più il ritornare a loro diventa emozionante, soprattutto se le decadi cominciano ad accumularsi una dopo l'altra. Lo sapeva bene lo scrittore francese, così come il suo connazionale Anton Ego, il critico gastronomico che in Ratatouille vive un momento rivelatore proprio assaggiando il piatto di verdure che dà il nome al film.

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Non c'è due senza tre: un altro parigino, Luc Besson, è rimasto vittima di questo sentimento nostalgico, che sembra ormai aver contagiato tutto l'Occidente, soprattutto per quanto riguarda la produzione audiovisiva degli ultimi anni (in campo televisivo basti pensare alle numerose operazioni di revival a cui abbiamo assistito, da I segreti di Twin Peaks a Una mamma per amica, o a prodotti come Stranger Things, che dell'effetto nostalgia fanno il loro punto di forza), che lo ha portato a realizzare un film, Valerian e la città dei mille pianeti, nelle sale italiane dal 21 settembre, frutto di un capriccio del bambino che è stato.

Valerian e la città dei mille pianeti: Cara Delevingne in una scena del film
Valerian e la città dei mille pianeti: Cara Delevingne in una scena del film

Ispirato alla saga di fumetti Valérian et Laureline, scritta da Pierre Christin e disegnata da Jean-Claude Mezieres, iniziata nel 1967 e terminata nel 2010, il film di Besson arriva dritto dall'infanzia dell'autore, che a dieci anni ha scoperto, grazie a quelle pagine illustrate, mondi impensati e l'amore per le storie. Chiodo fisso del regista da quando ha realizzato Il quinto elemento, per cui chiamò proprio Mézières per il design, il film è stato inseguito da Besson per anni: la tecnologia necessaria per creare gli infiniti mondi di Valérian et Laureline è arrivata molto dopo l'uscita del fumetto, poi, quando la sceneggiatura sembrava finalmente pronta, James Cameron ha tirato fuori dal cilindro Avatar e Besson è stato costretto a rimuginare sul progetto per diverso tempo. Dopo quattro anni di lavoro, Valerian e la città dei mille pianeti è arrivato in sala, ma, purtroppo per il suo autore, fuori tempo massimo.

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Valérian e Laureline: una coppia spaziale

Valerian and the City of a Thousand Planets: un foto dei protagonisti Dane DeHaan e Cara Delevingne
Valerian and the City of a Thousand Planets: un foto dei protagonisti Dane DeHaan e Cara Delevingne

Per dare volto a Valérian e Laureline, agenti speciali che viaggiano attraverso spazio e tempo con la missione, semplicissima, di salvare l'universo, Besson ha scelto Dane DeHaan e Cara Delevingne, coppia non così scontata, visto che entrambi, specialmente in questa pellicola, non hanno l'aspetto di eroi classici, quanto di ragazzini che si ritrovano tra le mani armi e drammi più grandi di loro. Forse spinto proprio dai ricordi d'infanzia, il regista mette in scena due attori che sembrano mimare degli eroi, piuttosto che incarnarne le caratteristiche tipiche, creando un interessante cortocircuito in cui i personaggi sembrano dire continuamente al pubblico: "Dai, vieni a giocare con noi!".

Valerian and the City of a Thousand Planets: un'immagine di alcune creature
Valerian and the City of a Thousand Planets: un'immagine di alcune creature

Come un bimbo che muove le macchinine sul pavimento inventando mondi e situazioni, Besson innesta le varie storie di Valérian e Laureline una dentro l'altra, creando una matrioska di colori e intuizioni, che inizialmente colpisce lo spettatore bombardandolo di stimoli e spunti, ma che poi, a lungo andare, finisce per perdere le maglie del discorso, che diventa sempre più inutilmente intricato, perdendo di vista il quadro d'insieme e soprattutto sviluppando poco, e in alcuni casi male, i personaggi secondari, su tutti l'antagonista, il Comandante Arün Filitt interpretato da Clive Owen, di cui si capiscono immediatamente le intenzioni e sembra una figurina messa lì per fare numero (divertenti ma sostanzialmente accessori i cammei di Ethan Hawke e Rihanna).

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È il cinema, bellezza

Valerian e la città dei mille pianeti: Cara Delevingne e Dane DeHaan in una scena del film
Valerian e la città dei mille pianeti: Cara Delevingne e Dane DeHaan in una scena del film

Purtroppo per Besson, nonostante, cronologicamente, l'astronave di Valerian sia stata creata prima del Millennium Falcon, cinematograficamente parlando la nave di Guerre stellari è invece arrivata prima sul grande schermo, tra l'altro diventando uno degli oggetti più amati e famosi della storia del cinema, così come le creature aliene longilinee e sinuose di Avatar hanno battuto sul tempo gli abitanti di Mur, le creature pacifiche distrutte dall'arroganza degli esseri umani, che i protagonisti cercano di salvare riscattando le malefatte dei propri simili. Perfino la splendida sequenza di apertura, che mostra il progresso tecnologico della specie umana, ha il sapore di qualcosa di già visto a causa del brano Space Oddity di David Bowie, probabilmente una delle canzoni più belle di sempre, e per questo usata in modo simile in decine di altri film (l'esempio più recente è Guardiani della Galassia Vol. 2, uscito in sala pochi mesi fa).

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Valerian e la città dei mille pianeti: Rihanna e Dane DeHaan in una scena del film
Valerian e la città dei mille pianeti: Rihanna e Dane DeHaan in una scena del film

Nonostante i problemi evidenti in fase di scrittura e l'inevitabile confronto con altri film di successo arrivati prima al traguardo della sala, non si può volere male alla creatura di Besson, che, pur non riuscendo a sopprimere la voglia bulimica di inserire nella pellicola quanto più possibile (forse, visto il corposo materiale narrativo a disposizione, Valerian avrebbe avuto miglior vita sotto forma di serie tv), infonde al progetto un desiderio di condivisione e di accettazione per la diversità che è l'aspetto più interessante dell'opera: la città di Alpha, piena di creature di ogni tipo pronte a scambiarsi informazioni e conoscenza, è un profondo atto d'amore verso l'umanità e anche verso il cinema, che della contaminazione di mezzi e punti di vista originali fa la sua linfa vitale.

Movieplayer.it

2.5/5