Se le chiedi se crede in Dio, ti risponde che crede in Al Pacino. Che comunque, nel pantheon delle divinità del cinema, un suo posto ce l'ha, e mica piccolo. Se le chiedi per quale squadra tifi, ti infligge una coltellata (a te che scrivi), perché dice "Juventus!". Ma la amiamo lo stesso.
Valentina Lodovini, del resto, è in bianco e nero. Capelli corvini, pelle chiarissima. Un segno grafico inconfondibile, un'icona del cinema italiano degli ultimi anni. La hanno paragonata alla Bellucci, e in effetti qualcosa fra loro, in comune, c'è. Quella bellezza mediterranea, regale, quella sensualità che ti mette i brividi a prescindere. E poi, il luogo di nascita. Sono nate a pochi chilometri di distanza: a Città di Castello Monica, a Umbertide Valentina. In quell'Umbria un po' remota, poco conosciuta, di confine. Che nasconde tesori di arte e di paesaggio.
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Il grande successo popolare è arrivato a Valentina con Benvenuti al Sud di Luca Miniero, film che le ha fatto vincere anche il David di Donatello. Prima, aveva lavorato con Paolo Sorrentino, Michele Placido, Carlo Mazzacurati, con Francesca Comencini, con Marco Risi. Il cinema ce l'ha nel sangue fin da quando era piccola. I suoi modelli? Monica Vitti, Jodie Foster. Anna Magnani. O Buster Keaton, del quale ha ancora il poster in camera. Quarant'anni compiuti lo scorso maggio, che sembrano almeno dieci di meno.
A Peschici, sul Gargano, Valentina Lodovini è ospite d'onore del festival Safiter/Puglia on the Road. Una rassegna itinerante che ha attraversato vari luoghi della Puglia, portando ospiti come Carlo Verdone, Paolo Sassanelli, Edoardo Winspeare, Francesco Falaschi, Erica Blanc, Nicola Nocella e Gianluca Di Gennaro.
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Valentina e il cinema
Valentina, innamorata del cinema da sempre. Quale è stata la scintilla?
Non la ricordo, ma so che non è stato un "affare di famiglia". È stata una passione tutta mia, nata forse per la visione di un primo film in bianco e nero. E poi, l'amore per Buster Keaton, per Chaplin, per Fellini, per la Magnani, per Billy Wilder. Per attori come Fred Astaire e Carole Lombard, la dea della slapstick comedy.
Ha studiato cinema al Centro Sperimentale, sbaragliando la concorrenza di molte altre attrici...
Io in realtà credetti di essere stata scartata! Dopo alcune settimane di studio al Centro, veniva effettuata una seconda selezione delle aspiranti attrici. Da dodici che eravamo, ne sarebbero rimaste sei. Quelle che davvero avrebbero potuto studiare al Centro Sperimentale. Ero tornata a casa quando mi è arrivata la raccomandata da Roma: lessi "la signorina Lodovini NON è stata ammessa...". Mi è caduto il mondo addosso. Mi sono chiusa in camera, per ore. Alla fine, mio fratello è riuscito a entrare. Ha letto la raccomandata, mi ha detto "cretina!". Sai perché? Perché quel "non" me l'ero immaginato. Ero sicura di fallire. Oppure è stata la tensione che mi ha giocato un brutto scherzo. Comunque, grazie a mio fratello non stracciai la lettera, e adesso sono qui.
Che cosa le ha dato il cinema, nella sua vita?
Tutto. Il cinema mi ha formato; grazie al cinema ho fatto incontri, sono cresciuta. Mi ha aperto gli occhi e la mente, mi ha fatto capire che cosa è l'empatia. Questo mestiere ti porta a non giudicare. A provare calore, amore verso
ogni personaggio. Non devi giudicare mai un personaggio: se lo giudichi è finita.
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L'amore per il proprio lavoro
Ha fama di essere una persona difficile. Ha detto molti "no" in carriera?
Più di uno. Credo nel valore delle scelte. Dopo il successo con Benvenuti al Sud mi hanno offerto molte commedie dello stesso tenore, ma non volevo rimanere intrappolata in uno schema. Anche prima, però, ho detto molti no, e certo questo non mi ha dato la fama di persona facile.
È una rompiscatole?
Sono una persona che ama tantissimo il suo lavoro e cerca di dare il meglio. Sono una che prova ad aspirare all'eccellenza. E questo può essere male interpretato. Ma cerco solo il meglio per il lavoro di tutti.
La bellezza. Lei è un'icona di bellezza. A quarant'anni compiuti da poco, come la vive?
Ah, io ho sempre avuto un rapporto molto tranquillo con l'apparenza. Non ho mai curato eccessivamente, maniacalmente l'aspetto. A me basta piacere al mio compagno, e del resto mi importa relativamente!
Ha pensato ad avere figli?
No. Non è una mia priorità. C'è tanta umanità che soffre, ci sono tanti bambini al mondo. Penso che bisognerebbe lavorare di più sulle adozioni.
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I prossimi progetti, tra teatro e fiction
Che cosa sta preparando? Teatro. Riprendo uno spettacolo di Dario Fo e Franca Rame, Tutta casa, letto e chiesa, che da novembre porterò nelle piazze italiane.
Ha finito di girare una fiction ambientata a L'Aquila, dal titolo "L'Aquila. Grandi speranze". Una serie in sei puntate che andrà in onda su Raiuno. Con la regia di Marco Risi, e Donatella Finocchiaro nel cast. Che tipo di esperienza è stata?
È stata un'esperienza pazzesca, che mi ha sconvolto. Abbiamo girato nei luoghi del terremoto. Mi ha sconvolto soprattutto vedere che ci sono persone abbandonate, dopo aver vissuto quella tragedia. Persone che resistono, nonostante tutto. È una vergogna, perché la ricostruzione è stata lasciata a metà.