Carlo Verdone: "Il mio cinema non sarebbe nulla senza i personaggi femminili"

Abbiamo incontrato Carlo Verdone nel contesto del festival Safiter/Puglia on the Road, dove il regista e attore romano ci ha raccontato i suoi esordi nel mondo dello spettacolo, il momento in cui è nata la sua passione per il cinema e tanto altro ancora.

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"Ma questo è un posto pazzesco, è una location geniale. Se trovo la storia giusta, ci girerei, qui. Almeno una scena, per afferrare queste suggestioni. Dovrei trovare la storia giusta. Ma certo che questo posto è impressionante".
Il luogo sono le grotte di Castellana, e lui è Carlo Verdone. Premiato al festival Safiter/Puglia on the Road, rassegna itinerante che si snoda attraverso alcuni centri della Puglia. Il primo, appunto, le grotte di Castellana. Un insieme di cunicoli, stalattiti e stalagmiti che si estende per centinaia di chilometri, a settanta metri di profondità nelle viscere della terra.
Qui era stato sistemato lo schermo dove è stato proiettato Benedetta follia. E qui Verdone si è raccontato. Aneddoti, ricordi, confessioni per il regista romano, in questi giorni al lavoro sulla sceneggiatura del nuovo film. "Sto sviluppando un'idea, con dei tratti di surreale inediti per me. Ma non sono ancora sicuro che sia l'idea giusta", dice.

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Benedetta follia: Ilenia Pastorelli e Carlo Verdone in un'immagine tratta dal film
Benedetta follia: Ilenia Pastorelli e Carlo Verdone in un'immagine tratta dal film

L'esordio a teatro

Verdone, quest'anno lei celebra quarantun anni di carriera. Qual è il momento iniziale, per lei, del suo percorso?

Lo spettacolo che feci nell'area off di un teatro di Roma. Il teatro "vero" si chiamava Alberico: io avevo affittato, per alcuni giorni, lo scantinato, che si chiamava Alberichino. Ma rischiai seriamente di non iniziare nemmeno questa carriera.

Paura di esordire?

Una paura terribile. Il giorno della prima, dissi a mia madre "ti prego, inventa una scusa, un malore, un'emicrania invincibile, ma su quel palco non ci salgo".

E lei?

Spinse fuori di casa la mia valigetta con i pochi oggetti di scena: un cappello, un paio di occhiali. E poi spinse anche me, dicendo "fregnone, ora vai su quel palco e fai quello che avevi detto di fare!". Mi dette un gran calcio nel sedere, e mi disse: un giorno, forse, mi ringrazierai. E chiuse la porta.

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Come andò?

Dopo i primi giorni, i parenti e gli amici finirono tutti. E mi ritrovai col teatro vuoto. Avevo le lacrime agli occhi, stavo per chiudere il teatrino quando si presentò un signore. Disse "ma è già finito lo spettacolo?". E io: "no, sta per iniziare". "Ma ci sono soltanto io?". Gli dissi: "sì, ma non si preoccupi, lo faccio lo stesso lo spettacolo". E lo feci, con la voglia di chiudere con un atto eroico una carriera nata e finita in tre giorni. Quel signore era Franco Cordelli, critico teatrale di grande fama. Due giorni dopo, usciva su Paese Sera una critica bellissima. E da allora gli spettatori diventarono dieci, poi venti, poi cento. E iniziò tutto.

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La passione per cinema, il rapporto con il padre e Isabella Rossellini

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Ha mai avuto momenti di crisi, di incertezza?

Tantissimi. Dopo Bianco, rosso e Verdone, che incassò meno di Un sacco bello, c'era già chi pensava che fossi finito. E il primo a pensarlo, forse, ero io. Pensavo di tornare a studiare Storia delle religioni all'università, di diventare un ricercatore. Ero sicurissimo che la mia avventura fosse finita. In quei giorni, mi chiamò Mario Cecchi Gori. Il più grande produttore italiano, all'epoca. Io però non volevo più fare i film 'con i personaggi'. E lui mi disse: "va bene, fai i film con una storia, con due protagonisti, un film come vuoi tu". E per la seconda volta, iniziò tutto.

Lei è un grande regista di donne. Ha valorizzato, ha esaltato il talento di tante attrici italiane. A chi si sente più legato?

A Margherita Buy, con cui abbiamo fatto Maledetto il giorno che t'ho incontrato; a Claudia Gerini, con cui ho fatto Viaggi di nozze e Sono Pazzo di Iris Blond; ma in generale, direi che è nella donna, nella sua capacità di mettere in crisi il mio personaggio, che risiede la forza di un mio film. Non sarei niente senza un personaggio femminile. Come nella vita.

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Roma 2015: Isabella Rossellini sorride sul red carpet
Roma 2015: Isabella Rossellini sorride sul red carpet

Quand'è che la passione per il cinema è entrata nella sua vita?

Fu grazie a Isabella Rossellini, mia amica fin dall'adolescenza. E grazie alle telefonate che Isabella faceva a un suo fidanzato all'estero. Telefonate costosissime, all'epoca. Che la costrinsero a vendere una sua cinepresa super8, una Bolex, per ottantamila lire. Io mi feci prestare i soldi dai parenti, comprai quella cinepresa. E cominciai a girare film sperimentali, sull'onda dell'underground americano. Isabella fece vedere questi miei cortometraggi a suo padre. Il quale mi disse: "Beh, hanno qualcosa. Si vede che ti piace molto Antonioni". Ma io, all'epoca, non avevo visto nemmeno un film di Antonioni! Non ebbi il coraggio di dirglielo, e Roberto Rossellini mi incoraggiò a fare domanda per entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia. Fui accettato. E da allora ho studiato tanto cinema importante, prima di cominciare a fare le mie piccole commedie.

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Suo padre ha avuto un ruolo in questa passione?

Enorme. Mio padre è stato il primo docente universitario di cinema in Italia, esperto di Futurismo e in generale di cinema italiano. Aveva un rispetto enorme per la pittura, per il cinema, per l'arte in generale. Un uomo che si è fatto da solo, studiando e lavorando, riuscendo a tirar su una famiglia con il magro stipendio di giornalista free lance e di ricercatore universitario. Un uomo che ha amato la cultura, e che ha avuto quasi la religione del lavoro instancabile.

Come vedeva i suoi film?

Era davvero parco di aggettivi, raramente andava al di là di un "questo film non è male". Ma sapevo che detto da lui equivaleva ad un grande abbraccio.

Il festival Safiter/Puglia on the Road proseguirà fino a domenica, con proiezioni a San Severo e a Peschici, sul Gargano. Fra gli ospiti dei prossimi giorni, l'attrice Valentina Lodovini e il regista Francesco Falaschi. Nei giorni passati, oltre a Verdone, premiati Massimo Popolizio ed Edoardo Winspeare.