Recensione Mission: Impossible - Protocollo Fantasma (2011)

Il quarto episodio delle avventure dell'agente Ethan Hunt fa sua la lezione del produttore J.J. Abrams sulla struttura del racconto, per la prima volta davvero corale e con un ampio spazio offerto a personaggi che ora è riduttivo definire secondari.

Un protocollo rinnovato

L'agente Ethan Hunt è nei guai. Dopo essere fuggito da un carcere moscovita, dove era rinchiuso per imprecisate ragioni, l'uomo deve guidare una nuova squadra per una missione di infiltrazione nel Cremlino, allo scopo di recuperare dei codici per un lancio nucleare; ma, sfortunatamente, non solo la missione non ha esito positivo e i codici finiscono in mano a una killer professionista, ma una forte esplosione squassa la Piazza Rossa, e dell'attentato vengono incolpati proprio Ethan e la sua squadra. Il presidente statunitense attiva così il "Protocollo Fantasma", attraverso il quale l'intera Impossible Mission Force viene sconfessata dal governo: Hunt e i suoi colleghi restano così abbandonati a sé stessi, braccati dalle autorità locali e senza alcuna protezione da parte dei superiori. Ma i codici in questione sono pericolosamente in viaggio verso il destinatario prestabilito, una persona il cui nome in codice è Cobalt e la cui intenzione è quella di scatenare una guerra nucleare. Dovrà essere proprio Ethan, insieme al suo nuovo team (composto dal tecnico Benji Dunn, dalla bella Jane Carter e dal nuovo agente William Brandt, personaggio dal passato oscuro) a sventare l'imminente minaccia globale, e contemporaneamente a riabilitare il nome della IMF.


Il franchise di Mission: Impossible, inaugurato nel lontano 1996 da Brian De Palma, si è sempre caratterizzato per una compenetrazione di estetica da blockbuster e autorialità. A iniziare dal prototipo, che a sua volta portava sul grande schermo una popolare serie televisiva, sono stati sempre importanti e "pesanti" i nomi coinvolti in cabina di regia, ognuno dei quali ha portato alla serie il suo tocco personale: il gioco realtà/finzione/simulazione del regista di Blow Out, l'ipercinetismo di un John Woo che trasferiva a Hollywood almeno parte della sua concezione dell'action movie, la struttura più corale e l'attenzione ai personaggi e ai loro background del J.J. Abrams di Lost. E' stato proprio l'episodio diretto da quest'ultimo, probabilmente, ad aver segnato il punto di svolta per la serie voluta da Tom Cruise, con un lavoro sulla narrazione che avvicinava il film alla struttura delle più recenti serie televisive statunitensi, al contempo "restituendo" alle modalità narrative del piccolo schermo le avventure della IMF, e aggiornandole ovviamente a quella concezione moderna di racconto televisivo di cui proprio Abrams è stato uno degli alfieri. Non è un caso che proprio J.J con la sua Bad Robot sia coproduttore di questo Mission: Impossible - Protocollo fantasma, che segna sì l'esordio nel cinema live action del regista della Pixar Brad Bird, ma fa pienamente sua la lezione di Abrams, con un racconto che per la prima volta è davvero corale, e che offre ampi spazi a personaggi, e in particolar modo ai compagni del protagonista, che ora è riduttivo definire secondari.

Questo Protocollo Fantasma, è bene dirlo, è comunque un blockbuster in piena regola. Un blockbuster ottimamente confezionato, teso e di forte spettacolarità nelle sue due ore e un quarto di durata, praticamente esente da cali di tensione e visivamente molto ricco. Bird non sembra affatto a disagio nel passaggio tra animazione e attori in carne ed ossa, dirigendo sequenze di grande efficacia spettacolare, tra cui spicca un'arrampicata à la Spiderman del protagonista su di un grattacielo e un bell'inseguimento, persino raffinato nella sua mesa in scena, in mezzo a una tempesta di sabbia. Ma la riuscita del film, che non lesina come da copione in adrenalina e acrobazie assortite, è principalmente narrativa: la sceneggiatura, scritta non a caso da quegli André Nemec e Josh Appelbaum che sono stati collaboratori storici di Abrams nel suo Alias, parte da uno spunto talmente old style da apparire nostalgico e retrò, quasi a cancellare di colpo trent'anni di evoluzione della spy story; ma poi, lo script ha il merito di presentare in modo puntuale e preciso i compagni del protagonista, recupera il talento comico, rendendolo finalmente anche fisico, del Simon Pegg già visto nel film precedente, introduce il tema della vendetta personale e fa ruotare attorno ad esso il personaggio della Jane interpretata da Paula Patton, presenta un carattere affascinante e oscuro, che presto scopriamo portatore di un segreto potenzialmente esplosivo per il suo rapporto con Ethan, come l'agente Brandt di Jeremy Renner. Un'attenzione ai personaggi e alla loro credibilità come è sempre più raro vedere in un prodotto dall'anima così mainstream, unita a un'esaltazione della collaborazione e del lavoro di squadra che viene direttamente dalla serie TV degli anni '60; rendendo così il film, al contempo, una raffinata operazione di recupero e riadattamento di un classico.
Mission: Impossible - Protocollo Fantasma sembra così collocarsi nel solco di un reboot come quello di Star Trek, che era anch'esso, insieme, omaggio, recupero filologico e aggiornamento di un soggetto più che mai impresso nell'immaginario popolare (e, anche qui, televisivo); legandosi a doppio filo all'episodio precedente più che al resto del franchise, e segnando forse un passaggio di consegne "soft" (e condiviso) dal vecchio padre della saga Cruise all'enfant prodige (ormai non più molto enfant) Abrams. Nessuno sembra dispiacersi di questo, guardando il film: né un Brad Bird in piena forma seppur inevitabilmente più "esecutore" che in passato, né tantomeno un Cruise che, pur con qualche ruga in più, non sembra intenzionato a mollare il suo personaggio. Lo stesso finale lascia ben pochi dubbi in proposito: altre avventure, probabilmente, sono di là da venire. Per ora, comunque, si può tranquillamente e convintamente dichiarare mission accomplished.

Movieplayer.it

4.0/5