Un letto per due - The Flatshare, la recensione: due cuori e un appartamento

La serie tv con protagonisti gli adorabili Jessica Brown Findlay e Anthony Welsh è una commedia romantica che parte da un assunto che mancava nel genere: due coinquilini dividono il letto... ma non si sono mai conosciuti e comunicano tramite post-it. In streaming su Paramount+.

Un letto per due - The Flatshare, la recensione: due cuori e un appartamento

Non possiamo non avere in mente tutti gli illustri predecessori del genere nello scrivere la recensione di Un letto per due - The Flatshare, la nuova serie originale Paramount+ disponibile in streaming con tutti i sei episodi che la compongono. Tra gli ingredienti qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo e qualcosa di prestato come nei matrimoni: due protagonisti giovani e adorabili, come Jessica Brown Findlay (l'indimenticabile Lady Sybil di Downton Abbey, vista anche in Brave New World) e Anthony Welsh (visto in Master of None e The Great), un unico appartamento da dividere in modo anticonvenzionale e tanti problemi familiari e lavorativi da risolvere. Dove li porterà il destino?

Romcom dei miei stivali

The Flatshare Se 1   First Look 01
Un letto per due: una scena della serie

L'assunto di base che dà il via a Un letto per due - The Flatshare è indubbiamente originale e sa anche strizzare l'occhio all'attualità. Jessica Brown Findlay e Anthony Welsh sono Tiffany e Leon, due ventenni londinesi con pochi soldi che trovano una soluzione di convivenza che entrambi si possono permettere ma che deve sottostare a regole anticonvenzionali di "coinquilinanza". Non si incontrano mai: mentre lei può avere l'appartamento durante la sera, la notte e nei weekend, lui ci abita durante il giorno. Dividono lo stesso letto, pur non avendo mai dormito effettivamente insieme. Lei è reduce da una relazione tossica che l'ha distrutta con Justin (Bart Edwards); lui è felicemente fidanzato con Kay (Klariza Clayton), e dorme da lei nel weekend, mentre durante la settimana ha sempre il turno di notte all'hospice dove si prende cura di anziani e ragazzini ammalati. Lei ha due migliori amici, Maia e Mo (Shaniqua Okwok e Jonah Hauer-King), praticanti in giurisprudenza e psicologia, che convivono a loro volta in una soluzione decisamente più convenzionale. Come potrete immaginare, questo punto di partenza porta a numerose situazioni divertenti e alla commedia degli equivoci più spiccata, condendola con quel giusto punto di romanticismo, pur rimanendo un po' cinica.

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Romcom degli equivoci

The Flatshare Se 1   First Look 02
Un letto per due: una foto promozionale

Jessica Brown Findlay e Anthony Welsh donano a Tiffany e Leon quella giusta chimica mista a imbarazzo per la situazione particolare in cui si trovano. La loro storia mette in luce tra le righe non solo il disagio e la precarietà economica (che poi si rivela anche sentimentale) di una generazione, ma anche la mascolinità tossica di alcune relazioni e le ingiustizie del sistema legale. La storia familiare di Leon infatti è piena di sorprese, compreso un fratello che è il vero motivo per cui ha subaffittato l'appartamento, al limite della legge. Non vi diremo di più per non spoilerarvi nulla, ma vi assicuriamo che non mancheranno le sorprese nello show soprattutto nel modo in cui i vari elementi e le varie storyline si incastreranno tra loro. Nel voler essere diversa dalle altre commedie romantiche, la scrittura di Rose Lewenstein (Culprits, On the Edge) e degli altri autori incappa in alcuni inevitabili cliché del genere, perdendo smalto nella durata degli episodi: i 45 minuti in media a puntata appesantiscono il ritmo della narrazione, che manca di quel british humour tipico delle produzioni inglesi. La regia di Peter Cattaneo (The A Word, Rev, Full Monty) e Chloe Wicks (On the Edge) omaggia gli stilemi della commedia romantica, e c'è grande cura per la fotografia che faccia emergere i caratteri dei due protagonisti e la metropoli londinese che fa da sfondo alla vicenda.

Romcom moderna o d'altri tempi?

The Flatshare Se 1   First Look 03
Un letto per due: un'immagine della serie

C'è un interessante contrasto messo in scena tra modernità e tradizione in Un letto per due - The Flatshare. I due protagonisti devono vedersela tra le altre cose con il temuto e temibile mondo delle app di appuntamenti, e Tiffany lavora per un sito web con tanto di redazione fisica che punta solamente alle visualizzazioni per ottenere il minimo sindacale (altra strizzata d'occhio all'attualità lavorativa). Per contro i due fanno una scelta insolita e poco smart per comunicare tra coinquilini che non si incontrano mai. Niente sms, whatsapp o vocali, la strada intrapresa ha il sapore delle lettere d'amore d'altri tempi (e una strizzata d'occhio a Grey's Anatomy): i post-it. Che attaccano in giro per casa e divengono, anche visivamente, delle conversazioni tra due anime che imparano sempre più a conoscersi e, chissà, forse anche piacersi pur non essendosi mai visti, mettendo in crisi le rispettive scelte e certezze. Lei è disordinata e incasinata, lui metodico e pacato, entrambi risparmiano sul cibo - lui sembra mangiare solo cereali dormendo di giorno, lei va avanti a campioni gratuiti avuti al lavoro. Devono trovare un modo per far funzionare la loro soluzione abitativa senza dare fastidio all'altro ma facendogli sapere le proprie regole da rispettare per sopravvivere alla convivenza. Ci riusciranno?

Conclusioni

Alla fine della recensione di Un letto per due - The Flatshare, non possiamo che lodare il soggetto di base della comedy e la chimica tra i due protagonisti, meno il formato degli episodi, la scrittura quasi priva di british humour e i comprimari, che finiscono per rientrare nei cliché di genere. Se siete fan delle romcom, però, non possiamo che consigliarvela.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • L’assunto di base è originale e strizza l’occhio all’attualità.
  • La fotografia per caratterizzare i due protagonisti e la Londra sullo sfondo.
  • I post-it.
  • Jessica Brown Findlay e Anthony Welsh funzionano…

Cosa non va

  • … meno i comprimari che hanno poco spazio di manovra.
  • Se fosse stata una comedy da 20-30 minuti avrebbe funzionato di più.
  • Manca quel british humour costante che avrebbe fatto la differenza.