Dopo Moschettieri del re, Giovanni Veronesi torna ad adattare all'italiana il romanzo di Alexandre Dumas I tre moschettieri e lo fa affidandosi di nuovo a Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea e Rocco Papaleo, pronti a impugnare ancora le spade di D'Artagnan, Porthos e Athos in Tutti per 1 - 1 per tutti, in onda su Sky e in streaming su Now TV a Natale.
Aramis, ovvero Sergio Rubini, questa volta non poteva esserci per impegni dell'attore e allora il regista ha trovato uno stratagemma interessante: farlo incarnare in un lupo, a cui ha prestato la voce, che parla citando i versi delle canzoni di Battiato. L'effetto è quasi una sfida alla volpe di Lars von Trier in Antichrist, molto meno inquietante e più divertente. "Lars von Trier l'ha fatto con una cognizione più profonda di me: è stato un caso che Sergio non potesse fare il film e quindi ho dovuto sostituirlo con qualcosa di così dignitoso come poteva essere la sua presenza". Ci ha detto Giovanni Veronesi in collegamento, proseguendo: "Siccome mi porto dietro questa convinzione che dopo morti si diventa animali l'ho messa sia nel primo film che in questo. Ho scelto il lupo perché è una figura da fiaba: è un personaggio che si trascina di fiaba in fiaba, quindi ho pensato che potesse essere uno spirito guida molto potente, a cui si potranno affezionare soprattutto i bambini che vedranno il film, così come i grandi ai Moschettieri".
Questo Tutti per 1 - 1 per tutti è proprio pensato per piacere a tutta la famiglia: questa volta i Moschettieri devono aiutare il piccolo Buffon (Federico Ielapi) a ritrovare Ginevra (Sara Ciocca), il suo amore perduto. Nel farlo incontrano anche Cyrano de Bergerac (Guido Caprino) e la regina Anna d'Austria (Margherita Buy). Nel film lo stesso lupo e Cyrano invitano i protagonisti a liberarsi della paura. Non è però una cosa facile: "Non credo che ci si debba liberare troppo della paura" ci ha detto Veronesi, spiegando meglio: "Credo che le paure bisogna saperle vivere, per affrontarle. Liberarsi delle paure significa fuggire. E poi anche gli uomini troppo coraggiosi finiscono per morire in battaglia. Io non sono tanto per un eroismo tout court, sono per una ragionevolezza che possa liberare le persone dalle angosce, dalle torture della tristezza, della malinconia, della depressione. Ma non dalla paura: la paura è un sentimento che a volte, per esempio nell'infanzia, dà dei brividi fantastici. Come quando da piccolo andavo a prendere il vino per mio padre nella cantina buia".
La video intervista a Giovanni Veronesi
I Moschettieri e il coro sardo
Una cosa che non fa paura ma fa molto ridere è il coro sardo in cui si cimenta Pierfrancesco Favino nei panni di D'Artagnan, trascinando con sé anche Valerio Mastandrea e Rocco Papaleo: "È una scena venuta sul set: avevamo un altro tipo di coro, ma non ci soddisfaceva. Alla fine Picchio (il soprannome di Favino n.d.r.) è partito con questo canto sardo improvviso: gli sono andati dietro gli altri e ho detto fermi tutti! L'abbiamo girata e non sapevo se l'avremmo inserita. Poi dopo due mesi l'ho vista in moviola ed era esilarante. Ho capito che in questo tipo di film la demenzialità e l'improvvisazione sono fondamentali: per cui ben vengano".
Tutti per 1 - 1 per tutti, la recensione: I moschettieri, per tornare bambini
Tutti per 1 - 1 per tutti: guardare il mondo con gli occhi dei bambini
In Tutti per 1 - 1 per tutti ancora più che nel film precedente si esorta a guardare il mondo con gli occhi di un bambino. Per il regista era importante: "Il film inizia proprio così: ho avuto la fortuna in quel caso di avere un'intuizione: ho visto i bambini che sono arrivati con le loro mamme per girare la scena e non era prevista la mascherina, perché l'avevo scritto pensando di raccontare una realtà libera dal Covid. Poi quando li ho visti tutti con la mascherina, che aspettavano di togliersela per fare la scena, ho pensato: ma quando mi ricapita di vedere solo occhi di bambini? Che cos'è la cosa più importante di un bambino se lo inquadri? Sono gli occhi: la loro lungimiranza, la luce che hanno dentro e questa mascherina mi ha aiutato addirittura a tirarli ancora più fuori, perché tutto il resto era coperto da questa orribile mascherina. Questi occhi funzionavano molto secondo me: ho lasciato la scena tutta sui loro occhi, sentendo solo la voce di Guido Caprino, che fa il preside, perché mi sembrava che più forte di quell'immagine lì non avrei potuto mettere niente. Credo molto negli occhi dei bambini: sono talmente veri e sinceri che uno può ricamarci intorno, farci una cornice, ma poi quello che conta è ciò che esprimono loro. Credo che i due bambini protagonisti del film abbiano uno sguardo che non finisce mai".