La carriera di Ben Affleck, come la fenice, è in grado di rinascere dalle proprie ceneri. Non è un caso che il film simbolo dell'ennesima rinascita artistica, il dramma sportivo Tornare a vincere, rispecchi in qualche misura la condizione in cui si trovava l'attore durante la lavorazione. Il ruolo dell'ex campione di basket alcolizzato che trova una possibilità di riscatto nel ruolo dell'allenatore della squadra della sua vecchia scuola, ruolo interpretato magistralmente per altro, è arrivato proprio quando Affleck, dopo alcune ricadute, è stato costretto a entrare in rehab per liberarsi dalla dipendenza dall'alcool.
Qui la recensione di Tornare a vincere, disponibile per l'acquisto e il noleggio in digitale su Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMvision, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV, e per il noleggio su Sky Primafila, Infinity e VVVVID. Riflettendo sugli ingredienti che lo hanno attratto nello script, Ben Affleck rivela: "Stavo girando molti film pieni di effetti tecnici e volevo fare qualcosa più realistico e personale, un dramma umano. Poi ho ricevuto questa sceneggiatura, da una parte mi sono sentito nudo e vulnerabile, dall'altra mi ha ispirato, ma non in modo stucchevole o falso. Mi sono sentito commosso ed eccitato di fronte all'opportunità di interpretare questo ruolo perché attraversa così tante difficoltà, sapevo che sarebbe stata una sfida".
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La metafora dello sport come redenzione
Dalle ferite inferte dai conflitti con un padre violento alla passione troppo accentuata per l'alcool, Jack, personaggio interpretato da Ben Affleck, è tutt'altro che perfetto. La sua esistenza costellata di errori ricorda quella di molte altre persone e spazza via l'immagine glamour da action hero che ammantava il divo di Boston. "Tornare a vincere è una storia umana basica che parla di problemi che toccano tutti noi" spiega Ben Affleck. "La dipendenza è un tema universale che tocca milioni e milioni di vite in ogni parte del mondo. Così come le avversità. La vita è una sfida e presenta ostacoli, questa è una realtà universale. La domanda è: come li superiamo? Come riusciamo a lasciarceli alle spalle? E come sopravviviamo a eventi dolorosi? Come possiamo diventare persone migliori superando le difficoltà? Si tratta di un film universale in molti modi. Il basket è una metafora, ma lo sport non è al centro del film. Il focus è la relazione di Jack con i giovani giocatori, cosa lui impara grazie a loro e cosa loro apprendono da lui. Tutti questi credo siano temi universali".
Dello stesso avviso anche il regista Gavin O'Connor a cui sta particolarmente a cuore il tema della redenzione: "Appare chiaro che la squadra di basket che Jack è chiamato ad allenare esprima la sua forza e intensità. La squadra riflette la filosofia di Jack come allenatore, i ragazzi iniziano lentamente ad assorbire la sua visione. Allo stesso tempo lui inizia a ricevere insegnamenti dai suoi allievi. Jack era una specie di zombie, si è isolato, ha allontanato chiunque, il suo unico amico e confidente è l'alcool. Questa è la sua vita perché ha sempre cercato di colmare un vuoto. Per me era importante che Jack avesse l'opportunità di maturare come uomo perché il ruolo di allenatore gli permette di tornare a vivere".
L'autenticità alla base di una storia umana
Gavin O'Connor fa il bis dopo aver diretto Ben Affleck in The Accountant: "In quel caso, però, dovevamo creare un personaggio che fosse lontanissimo da Ben. La sfida è stata trovare il modo di rappresentare qualcuno con problemi di autismo in maniera autentica. Ci abbiamo lavorato a lungo. In Tornare a vincere, il personaggio è diverso in molto modi da Ben, anche se condivide una serie di somiglianze, così la sfida è stata permettere a Ben di rivelare un nuovo lato di se stesso in maniera autentica usando sfaccettature della sua vita per drammatizzare la storia del personaggio. Una volta che ho visto che non aveva problemi a esplorare quella realtà ho capito che stavo facendo qualcosa di onesto".
Gavin O'Connor rivela di essere stato chiamato a dirigere Tornare a vincere proprio da Ben Affleck. Eppure dopo che il divo ha consolidato la sua esperienza registica sfornando una serie di opere acclamate e di successo, lui stesso avrebbe potuto mettersi in prima persona dietro la macchina da presa. Affleck, però, ha preferito coinvolgere Gavin O'Connor e ammette : "Sapevo che Gavin era il miglior regista possibile per questa storia, perché è così abile nel filmare performance e nelle sfumature, inoltre sa come raccontare storie sportive in modo autentico. Era la scelta perfetta. Sono stato fortunato ad averlo con me".