Thunder Force, la recensione: una risata vi salverà (forse)

La recensione di Thunder Force, arrivato su Netflix: il film di supereroine diretto da Ben Falcone affida alle risate la vera ancora di salvezza.

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Thunder Force: Melissa McCarthy, Octavia Spencer in una scena del film

"Ma l'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normali". Quante volte abbiamo canticchiato, ripetuto, citato tra sospiri e auto-incoraggiamenti, questo verso di Lucio Dalla? Tante, tantissime. Perché in quelle poche parole si nasconde la voglia e il desiderio di andare oltre le proprie paure, i propri limiti. Nessun super-potere, se non quello - più arduo da controllare e interiorizzare - di essere se stessi. Come cercheremo di sottolineare in questa nostra recensione di Thunder Force, Emily (Octavia Spencer) e Lydia (Melissa McCarthy) potranno essere investite da superpoteri ricevuti da trattamenti giornalieri, ma è nella loro amicizia, nella potenza di sguardi che sanno di fiducia e sintonia, che si ritrova la loro unicità. La super-forza e l'invisibilità sono solo dei surplus, accessori pregiati di una macchina già di per sé unica nel suo genere, come quella dell'amicizia. Ben Falcone è conscio della forza che trapassa dal tessuto delle loro divise da supereroine, non ha bisogno di grandi esplosioni e dei cliché archetipici del genere per dar vita alla propria visione di un film supereroistico tutto al femminile. Eppure qualcosa sembra ostacolare l'impresa eccezionale vestita di uniformi attillate e forgiate da scariche di (apparente) caustico umorismo.

LA NASCITA DELLE SUPEREROINE

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Thunder Force: Pom Klementieff in una scena

È una Chicago in balia del crimine quella di Thunder Force. Per rendere questa città un luogo sicuro, la scienziata Emily Santon (Octavia Spencer) sviluppa una tecnologia in grado di rendere persone ordinarie dei supereroi. Tuttavia, Lydia (Melissa McCarthy), la sua migliore amica, acquisisce per errore il potere della super forza. Da qui nasce la decisione di formare un duo di supereroine che dichiarerà guerra ai Miscredenti capitanati da The King (Bobby Cannavale) in un dinamico susseguirsi di scene action.

CAMBIARE IL GENERE CON LA FORZA DELLA RISATA

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Thunder Force: Melissa McCarthy in un'immagine

Inciampano le supereorine di Thunder Force. Lo fanno letteralmente, e anche metaforicamente. L'aspirazione di prendere tra le mani il genere supereroistico e ripiegarlo sotto la versione umoristica scaturita dallo scontro/incontro di due donne (stra)ordinarie con doveri e responsabilità derivanti da grandi poteri, si rompe come le pareti di edifici distrutti dalla forza di Lydia. Tutto rimane in bilico, fermo sull'uscio dell'aspirazione mancata. La comicità, a tratti demenziale, se si sposa perfettamente con la tipologia di donna onesta, all'apparenza grezza e allo stesso tempo piena di affetto, portata in scena da Melissa McCarthy negli ultimi anni, dall'altra aspira a far ridere senza riuscirci completamente. I riferimenti meta-cinematografici e televisivi a Jodie Foster e Steve Urkel di Otto sotto un tetto, uniti a un inframezzo ballerino dal sapore anni Ottanta (e qui a farla da padrona è soprattutto Le Crab di Jason Bateman) tentano di strappare fragorose risate al proprio pubblico, ma rimangono però bloccate a metà bocca. C'è un qualcosa di già sentito, di già visto, che si ferma molto prima dalla zona "omaggio" e "citazione", senza così oltrepassare il blocco del coraggio e dell'azzardo. Tra un aspirante Kick-Ass in versione totalmente "girl power", un Super - Attento Crimine! e Le regine del crimine, Thunder Force ammicca alle opere che lo hanno preceduto svestendole di testosterone per rinfrescarle di donne così ordinarie dall'aspetto e nel carattere da attivare con facilità il processo di immedesimazione. Ma le distanze tra i protagonisti sulla scena, la staticità della performance di Octavia Spencer e una regia che aspira a essere dinamica senza osare mai nei movimenti, frenano la rincorsa delle due protagoniste verso il successo finale di un divertissement lanciato a gran velocità verso una salita senza discesa.

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THUNDER FORCE, O LA TERRA DELL'ABBASTANZA

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Thunder Force: Octavia Spencer in una scena

È una terra dell'abbastanza quella su cui camminano Lydia ed Emily. È una Chicago abbastanza colorata, quella che si trova a fare da sfondo alle battaglie tra eroi e cattivi imprevedibili. È una storia abbastanza dinamica quella che prende vita tra le sue vie. Una linea con poche cadute dell'eroe, e pochi veri batticuori, causa anche di un atto finale che si risolve in pochissimo tempo e senza poggiare su quella suspense pregressa che tanto ci si aspetterebbe dai canoni del genere super-eroisitco. Le due protagoniste si oppongono a un gruppo di villain abbastanza caratterizzati, e a volte privi di un background personale che giustifichi in maniera netta e convincente le proprie azioni. Per quanto funzionale alla personalità della sua Emily, così ligia al lavoro e ferma sulle proprie aspirazioni, Octavia Spencer dà vita a un personaggio abbastanza coinvolgente dal punto di vista dell'affezione dello spettatore. Qualcosa sembra però bloccarla. Il suo sguardo tenta di liberare il proprio personaggio da catene invisibili, le braccia si muovono ma tutto rimane accennato alla superficie. Dal canto suo Melissa McCarthy ritrova nella sua Lydia la copia perfetta di decine di sue gemelle eterozigote nate da un prototipo generato sulla falsariga della Megan de Le amiche della sposa. Si trova a suo agio, sa quando colpire con la propria ironia, conosce i tempi comici e non ha paura di usarli. Ma ciononostante, anche la sua Lydia vive sul filo teso dell'abbastanza. Colpisce, ma non affonda lo spettatore.

FAR RIDERE CON CAUTELA

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Thunder Force: Bobby Cannavale e Jason Bateman in una scena

Thunder Force è un viaggio del (super)eroe tracciato con linee sicure e senza sbavature. Un accostamento di inquadrature pulite, movimentate da carrellate e panoramiche mai eccessive, ma accuratamente dosate quanto basta, legate insieme da un montaggio di retaggio classico e forse un po' troppo legato agli stilemi del genere. Quello intentato dalle due protagoniste è un processo di cambiamento e crescita personale accennato e completato, ma a giuste dosi. Nessun sconvolgimento emotivo ad adombrare la loro Odissea compiuta tra le strade di una città da salvare dalle grinfie dei Miscredenti, ma tutto rispondente all'esigenza di una società non solo ancorata al feticcio in chiave supereroistico, ma anche desiderosa di superare i confini di casa con la forza della risata. Ci prova a fare il solletico, Thunder Force, il problema è che solo accennandolo il solletico non fa ridere. O comunque non abbastanza.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Thunder Force ribadendo quanto il vero superpotere per l'essere umano sia la forza della risata. Ma se dosata in maniera sbagliata, o non sfruttata a dovere, il risultato ottenuto sarà proporzionalmente inverso da quello sperato.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.7/5

Perché ci piace

  • La (super)forza di Melissa McCarthy.
  • I riferimenti meta-cinematografici e televisivi.
  • Le Crab di Jason Bateman.

Cosa non va

  • La performance statica di Octavia Spencer.
  • Il potere del montaggio non sfruttato abbastanza.
  • La risoluzione finale troppo sbrigativa.