Fuggire o rincorrere. Cacciatore o preda. Lottare o morire. Il mondo di The Witcher è un maestro di vita severo, crudele e spietato. Un mondo in cui chi sopravvive sa cosa significa soffrire. E ne porta addosso i segni: cicatrici, ferite, traumi, incubi. Questa è la vita nel Continente, terra ricca di insidie, impregnata di dolore e piena di mistero. Terra in cui abbassare la guardia è un lasciapassare per la tomba. Che tu sia un'umile contadina o un re, che tu sia una maga o uno stregone, poco importa.
The Witcher non è una saga in cui le cose sono facili. Non è un posto per cuori deboli. Un concetto ben radicato in tutti gli appassionati del fantasy più crudo e sporco, quello spogliato di qualsiasi tono fiabesco e calato in un immaginario realistico, credibile nonostante mostri e incantesimi, perché talmente complesso e "umano" da sembrare quasi storico. Lo sa bene Andrzej Sapkowski, autore di una saga di romanzi in cui lo scrittore polacco ha riversato miti e leggende del folklore est-europeo, dando vita a un mondo fantastico che non sembra mai fuggire dalla realtà, ma sottolinearne di continuo miserie e contraddizioni. Un approccio che The Witcher, nuova serie Netflix in arrivo il prossimo 20 dicembre con 8 densi episodi, ha sposato appieno. Intrighi a corte, giochi di potere, tensioni razziali, l'odio che duella con la tolleranza: il mondo di The Witcher è fatto soprattutto di questo. Come se fossimo catapultati in un medioevo alternativo, in qualcosa che potrebbe essere davvero accaduto e, forse, accade ancora.
Un mondo complesso e brutale, in cui i suoi abitanti sono schiacciati da doveri, profezie e soprusi, ma dove sono proprio i personaggi a emergere, guidati dalla loro bussola morale, sempre in quella zona grigia a metà strada tra il Bene e il Male, giusto e sbagliato. Nonostante porti il nome del suo intrigante strigo, The Witcher è una serie corale, un affresco sociale dedicato a persone messe alle strette dal destino, costrette a scelte fatali che ne definiscono il carattere. E allora, armati di spade d'argento e corazze, mettiamoci in sella per andare a conoscere più da vicino i personaggi di The Witcher. Punti cardinali utili ad orientarsi in un mondo in cui o sei preda, o sei predatore.
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Geralt di Rivia: il lupo bianco
Il male minore. Un male necessario. Ogni witcher è ben accetto a tempo determinato. Tollerato soltanto perché assolva alla sua unica funzione: cacciare mostri e ripulire il mondo da creature aberranti. Mercenari assoldati a suon di oren (la moneta del Continente), i witcher sono condannati alla solitudine, vagabondi che si aggirano tra paludi e vallate alla ricerca di prede utili a guadagnare qualche soldo. Fuori dalla loro mansione, i witcher sono visti con sospetto, disprezzo talvolta, percepiti come freak da cui tenersi a debita distanza. Lo sa bene Geralt di Rivia, witcher taciturno e pragmatico, condannato a vivere nella sua personale terra di mezzo: né umano, né mostro, né cavaliere irreprensibile, né cacciatore senza cuore e pietà. A metà strada tra chi protegge e chi caccia, Geralt è a tutti gli effetti un mutante. Il frutto di una manipolazione alchemica dolorosa che gli ha donato forza, agilità e riflessi sovrumani. Senza dimenticare i segni, ovvero magie elementari che gli conferiscono poteri come onde d'urto, manipolazioni mentali e controllo del fuoco.
Interpretato da un Henry Cavill che ha lavorato molto per scurire e sporcare il suo timbro vocale, Geralt è un personaggio criptico, misterioso, impossibile da collocare sulla scacchiera morale del Continente. Perché il Lupo Bianco si muove dentro una zona grigia, sospeso tra cinismo e buon cuore, la necessità di uccidere e la volontà di credere che qualcosa di bello sia ancora possibile. Debole soltanto dinanzi ai piaceri della carne e all'alcool, Geralt è un personaggio ambiguo, che vive la vita come viene, riluttante all'idea che ci sia un destino segnato a cui sottostare. Spirito libero costretto ad errare in lungo e in largo lungo il Continente, Geralt di Rivia incarna la complessità di una saga in cui il Bene il Male non hanno contorni ben definiti.
Cirilla di Cintra: la chiave di tutto
Capelli biondo cenere, grandi occhi azzurri, fragile e indifesa solo in apparenza. Dotata di un raro candore e di una bellezza che non diventa mai vanità, Cirilla è il personaggio-chiave di The Witcher, una giovane principessa in fuga dal suo decaduto regno in fiamme. Una ragazza speciale, con una forza d'animo nobile, legata in qualche modo al Geralt senza che i due si conoscano. La cucciola di leone, braccata da un misterioso sicario che vuole ucciderla, viene brutalmente strappata all'ovattata vita di corte (che ha sempre maldigerito) e catapultata nel caotico mondo che la aspetta fuori dalle mura familiari. La storia di Cirilla assume subito la forma di uno spietato addio alla spensieratezza. La ragazzina dovrà subito diventare donna, imparare a badare a se stessa, sporcarsi le mani di sangue e di fango. Così l'ingenuità cederà il passo al sospetto, la serenità alla determinazione, la vita agiata a una faticosa sopravvivenza. A darle vita e spessore ci pensa Freya Allan, attrice dal volto antico, quasi elfica nella sua eterea bellezza e nella sua grazia spontanea.
Yennefer di Vengerberg: cigno nero
Bisogna morire per rinascere. È questo che fa Yennefer di Vengerberg, ragazza storpia, rinnegata dalla sua stessa famiglia a causa delle sue aberranti deformità. Una ragazza che troverà nella magia il suo riscatto, la sua vendetta, la sua catarsi. Ma nel mondo di The Witcher anche la magia chiede qualcosa in cambio. Anche la magia fa rima con sacrificio. Da brutto anatroccolo e cigno nero dagli occhi viola, Yennefer è un altro personaggio-simbolo della saga (e dello show). Una donna dalla bellezza letale, che userà il suo fascino, il suo carisma e il suo aspetto per manipolare gli altri e affermarsi in un mondo a cui servire il conto di un'infanzia tremenda. La magia diventa subito il volto fiero che Yennefer mostra agli altri, la versione migliore di una donna che fuori ostenta sicurezza, ma dentro di sé è ancora in conflitto, alla ricerca di un equilibrio. Eternamente insoddisfatta, Yennefer è un personaggio sempre alla ricerca di qualcosa o di qualcuno. Una donna in divenire, interpretata con eleganza e trasporto da Anya Chalotra, che incarna l'anima più imprevedibile e intrigante di The Witcher.
Renfri: eclissi perenne
C'è chi nasce sotto una cattiva stella, e chi ha la sventura di venire al mondo durante il Sole Nero. Un giorno d'eclissi nefasto e maledetto, presagio di morte e distruzione. È questo il bigliettino da visita della principessa Renfri, considerata una delle sessanta fanciulle di sangue reale che avrebbero condotto verso l'Apocalisse. La sua esistenza turba sin da subito i maghi del Continente, che trovano in Stregobor l'aguzzino perfetto per darle la caccia e ucciderla una volta per tutte. Se la nascita è stata infelice con Renfri, la sua esistenza lo sarà ancor di più. Costretta a fuggire, a vivere di stenti, a vendere persino il suo corpo pur di andare avanti, la principessa rinnegata si è fatta le ossa a suon di ferite e dolori da lasciarsi alle spalle. Un personaggio importante per la mitologia di The Witcher, in cui ci imbatteremo sin dai primi minuti dello show. Sì, perché le strade di Geralt e della sfuggente Renfri si incrociano sul nascere. E rimarranno in qualche modo connesse per molto, molto tempo.
Jaskier: il bardo canterino
Se entri in una sua ballata, allora sei un eroe, un mito o una leggenda. O, male che vada, un epico cavaliere o un re. Bardo dallo spiccato amore per la musica e le esagerazioni, Jaskier tramanda e alimenta nuovi e antichi racconti del Continente a suon di canzoni e melodie molto contagiose. Egocentrico, vanaglorioso e un po' guascone, Jaskier rappresenta il lato più giocoso e disimpegnato di The Witcher. Personaggio scanzonato, innamorato di se stesso, prima che delle sue parole, delle sue donne e dei suoi abiti sempre curatissimi, Jaskier è il perfetto contraltare di Geralt, col quale crea una coppia tanto improbabile quanto perfettamente complementare. Il witcher taciturno e il cantastorie logorroico. Il cacciatore dotato di spada e il cantante armato di parole e note. Dotato di un'arte dialettica fuori dal comune, Jaskier sembra superficiale, ma in realtà è astuto e abile nello sfuggire ai guai. Il che non significa che sia privo di buon cuore. D'altronde, se ami la musica, tra le tue corde ci dev'essere anche un po' di leale sensibilità.