Torna finalmente The Witcher, tra le serie più viste e apprezzate di Netflix. A due anni di distanza dalla seconda stagione della serie tratta dai romanzi di Andrzej Sapkowski, lo show con Henry Cavill giunge a un punto focale della narrazione, che per questa nuova stagione sarà divisa in due parti: la prima composta da 5 episodi e disponibile da oggi in streaming, mentre la seconda con soli 3 episodi in uscita il prossimo 27 luglio. Una scelta che ricalca quella di Stranger Things e votata alla permanenza pluri-mensile degli abbonati, ma anche usanza che sta diventando sempre più ricorrente nel modello distributivo del colosso di Hastings.
Dovremo aspettare un mese per tirare le somme complessive di questa nuova mandata di episodi, ma attualmente abbiamo ben chiara la situazione con queste prime cinque puntate di The Witcher 3, che ricordiamo sarà anche l'ultima stagione con Cavill nel ruolo di Geralt di Rivia, personaggio che sarà poi interpretato da Liam Hemsworth a partire dalla quarta stagione, proseguendo poi almeno fino alla già annunciata quinta. Un ritorno che ha comunque confermato la bontà di svariati elementi produttivi così come l'inadeguatezza di alcune soluzione narrative o visive dello show, che si presenta in buona forma ma senza particolari sorprese.
Politica e inganni nel Continente
Ciri (Freya Allan) è il cuore pulsante delle azioni politiche che muovono le fila del Continente da Nilfgaard alla Redania, coinvolgendo anche in modo significativo Aretuza e il concilio degli stregoni. È nel finale della scorsa stagione che scoprivamo la discendenza ancestrale della ragazza, ora braccata a Nord da Re Vizimir e dalla sua intelligence redaniana guidata da Dijkstra (Graham McTavish) e dalla maga Philippa (Cassie Clare) e a sud dall'Imperatore Emhyr var Emreis (Bart Edwards) e dalle truppe elfiche degli Scoia'tel di Francesca (Mecia Simson). Si muove invece nell'ombra una terza forza oscura che tenta di rovesciare l'ordine del Continente partendo dal sangue di Ciri e a capo del Mago del Fuoco sfigurato Rience (Chris Fulton).Nel mezzo il tentativo di Geralt e Yennefer (Anya Chalotra) di riappacificarsi e proteggere Ciri, insegnandole contemporaneamente la via degli Witcher e quella della magia per rendere ancora più forte e caparbia.
Se da una parte risulta importante l'aspetto relazionale e familiare relativo ai tre protagonisti, è però vero che il cosiddetto engagement narrativo è quasi interamente rintracciabile nella caccia al padrone di Rience, che allacciandosi alla storia di Ciri crea il miglior intrigo spy-thriller di stampo fantasy visto finora nella trasposizione di The Witcher. Il problema in questo senso è di ritmo, non riuscendo la terza stagione a bilanciare adeguatamente le macchinazioni politiche fatte di confronti, inganni e rivelazioni (le migliori) con quelle più intime che vivono di romanticismo o discussioni.
In merito è funzionale il rapporto padre-madre-figlia tra Geralt, Yennefer e Ciri, quasi fosse strutturato come un altro piccolo tassello di un più lungo e articolato coming of age, ma delude ad esempio l'arco di Ranuncolo (Joey Batey), la cui presenza - comunque godibile - risulta spesso forzata e fuori contesto, così come determinate scelte drammaturgiche a lui correlate. Resta il sollievo comico della produzione e punta a diventare anche elemento essenziale d'inclusività. Si nota però la maturità concettuale della serie e un tracciato che sembra volersi dedicare di più agli intrighi di corte e meno al fantastico a tutto tondo, riducendo per forza di cose (forse anche per questioni di budget) l'elemento più action, mainstream e di genere di The Witcher, vero tasto dolente della stagione e probabile pomo della discordia alla base dell'addio di Cavill.
The Witcher 3, Henry Cavill: "Il punto di vista di Geralt è cambiato"
Mostri diversi
Il paradosso principale di The Witcher 3 risiede in un recupero più fedele del materiale originale di Sapkowski che non incontra però l'anima più combattiva, energica e spietata dello stesso, tradendolo comunque. Arrivati alla terza stagione, la serie sembra infatti essere diventata un fantasy in costume che rinuncia spesso e volentieri a momenti gore e più divertenti per nutrirsi di altro, cercando addirittura una via d'elevazione verso una qualità superiore che non potrà mai raggiungere senza bilanciare le parti in campo. Sono appena quattro i combattimenti realmente degni di nota che vedono in azione Geralt, Yennefer o Ciri, e appena due quelli più lunghi e ben coreografati, entrambi nel primo episodio, motivo che abbassa gradualmente vigore e impatto dello show.
La caccia e i mostri che nelle precedenti stagioni avevano un loro spazio anche in appassionanti plot verticali sono adesso fagocitati per intero della trama orizzontale, integrati a volte maldestramente e brevemente in alcuni passaggi narrativi senza troppo entusiasmo, pur essendo le creazioni in CGI migliori e più credibili dell'intera produzione, che a volte mostra il fianco a immagini posticce - a causa del fin troppo visibile green screen - o a sequenze editate con superficialità (c'è una corsa a cavallo di Ciri davvero improponibile). In tutto ciò, la fisicità di Cavill e gli scontri all'arma bianca sono quanto di meglio la serie abbia da offrire in tema d'azione, rendendo quindi incisivo quest'ultimo ritorno dell'attore nei panni di Geralt, ancora una volta convincente, atletico e preparato.
La recitazione gioca un ruolo più importante nelle dinamiche della stagione rispetto al passato, motivo per cui tendono a distinguersi anche gli interpreti migliori come Graham McTavish e la bravissima Anya Chalotra, che restituisce ogni briciolo d'emozione e carisma al personaggio di Yennefer. Bisognerà purtroppo attendere ancora un mese per capire che direzione prenderà The Witcher alla fine di questa terza stagione, ma il quinto e riuscitissimo episodio lascia intuire pericoli e opportunità della Parte 2, compresa la rivelazione su uno dei villain più noti della saga e lasciandoci proprio per questo con un bel po' di amaro in bocca per una suddivisione tutto sommato non necessaria.
Conclusioni
In conclusione, The Witcher 3 - Parte 1 trova la sua maturità concettuale in uno sviluppo da fantasy in costume ricco di relazioni e intrighi politici o di corte, scoprendo però il fianco a una più marcata mancanza d'azione e divertimento di genere, tra tinte horror e gore. Henry Cavill si dimostra ancora una volta un perfetto Geralt di Rivia, motivo che contribuirà a farlo rimpiangere ancora più del dovuto in futuro nonostante la fiducia riposta in Liam Hemsworth. Una stagione che non può dirsi in definitiva deludente ma con molti più problemi di ritmo ed equilibrio formale o narrativo rispetto al passato. Scopriremo però solo a luglio se il finale saprà regalarci più azione ed emozioni.
Perché ci piace
- Henry Cavill si conferma un Geralt perfetto.
- Ottima performance di Anya Chalotra e di Graham McTavish, MVP della stagione.
- L'avvincente e appassionante intrigo orizzontale.
- Le straordinarie coreografie degli scontri di Geralt...
Cosa non va
- ... purtroppo molto pochi.
- Si perde un po' l'anima da cacciatore di mostri della serie.
- Non possiamo giudicare in toto la bontà della stagione senza i tre episodi conclusivi.