Dopo le nostre considerazioni generali sui vincitori e quelle sulla comedy poco conosciuta in Italia Abbott Elementary, torniamo a parlare dei recenti Golden Globe 2023, tornati quest'anno in presenza dopo lo scandalo dell'inclusività quasi assente tra i giurati e di conseguenza nelle votazioni. Nella categoria Miniserie o Film TV ha trionfato The White Lotus, tecnicamente una seconda stagione della serie che si era fatta largo tra critica e pubblico nell'estate 2021. Un "trucco" spesso utilizzato dai network e dalle produzioni per ottenere più candidature, trasformando uno show da miniserie o serie regolare ad antologica, in cui ogni stagione viene considerata dagli Awards come show a sé stante.
The White Lotus: Sicily (questo il sottotitolo per renderla indipendente), girata in Italia con alcuni attori nostrani che hanno raggiunto la notorietà internazionale grazie al serial - su tutti, Sabrina Impacciatore - ha vinto non solo nella categoria principale ma anche come Miglior Attrice Non Protagonista a Jennifer Coolidge, unico elemento in comune con la prima stagione e chiusura dell'arco narrativo per il personaggio di Tanya. Dopo tutto questo chiacchiericcio, quale delle due stagioni merita di più? Ve lo diciamo in questo confronto The White Lotus stagione 1 vs stagione 2 dopo la vittoria ai Golden Globe 2023.
The White Lotus: Hawaii, la prima stagione e il trionfo agli Emmy
La prima stagione di The White Lotus, nata dalla penna di Mike White (lo stesso di Enlightened) appunto come miniserie, si era fatta largo tra il pubblico americano e poi quello italiano a suon di passaparola, che denotava un'attenzione prima silenziosa e poi sempre più fragorosa per la nuova creatura seriale. Una serie che inizialmente non si capiva di cosa stesse parlando, per poi rivelarsi a metà dei sei episodi che la componevano come una feroce satira sociale della popolazione bianca benestante americana, insieme a tutte le sue brutture e contraddizioni. Parlava in modo assolutamente geniale e sotteso di mascolinità tossica (con la storia del personaggio Alexandra Daddario tristemente attuale e meritevole di un premio per la sua interpretazione) e della percezione di determinati argomenti come razzismo ed appropriazione culturale. Tutto attraverso il soggiorno di un gruppo di persone in un lussuoso resort delle Hawaii, della catena White Lotus, che sarebbe terminato con un omicidio, come da flashforward iniziale.
Non era tanto e solo la curiosità dello scoprire chi ci avrebbe lasciato le penne ma quello di assistere allo svelamento tra le righe del marcio della nostra società, ai piani più alti. Non si trattava di una mera critica alla borghesia, tanto cara all'audiovisivo, ma di una vera e propria analisi al microscopio dei suoi eccessi. Il confronto tra il personale del resort e i suoi ricchi avventori portava a svelare tutta la pigrizia e falsità della classe sociale bianca americana, come il personaggio di Connie Britton che si era fatta da sé a dispetto però di altri, o quello di Jennifer Coolidge che sembrava adorabile nel suo essere totalmente fuori dal mondo ma si rivelava come tutti gli altri quando alla fine, dopo aver promesso alla responsabile della SPA di aiutarla ad avviare una sua attività in proprio, si tirava indietro per tornare alla propria vita. O ancora quello di Brittany O'Grady, l'amica nera del personaggio di Sydney Sweeney, una sorta di "quota" da portare in vacanza fingendo generosità, che fa arrestare un ragazzo del posto per un furto da lei ideato per "riappropriarsi delle loro radici culturali", pur di non ammettere le proprie colpe. Il viaggio diventa un flirt estivo: si tratta solamente di un momento per gli avventori, dopo aver magari rovinato o illuso la vita degli altri, pronti a tornare alla propria realtà. The White Lotus: Hawaii aveva trionfato agli Emmy grazie alla prima stagione come Miglior Miniserie e alla vittoria di Jennifer Coolidge tra le Migliori Attrici Non Protagoniste, categoria in cui erano nominate anche le co-star Connie Britton, Alexandra Daddario, Natasha Rothwell e Sydney Sweeney. Lo stesso valeva per la categoria Miglior Attore Non Protagonista dove trionfò Murray Bartlett accanto alle nomination di Jake Lacy e Steve Zahn.
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The White Lotus: Sicily, la seconda stagione e la nostra Sicilia
Veniamo alla seconda stagione, girata in Sicilia e che ha coinvolto attrici nostrane come Sabrina Impacciatore, Beatrice Grannò (Doc - Nelle tue mani, Zero) e Simona Tabasco (Luna Park, Doc - Nelle tue mani). C'era grande attesa grazie al fatto che la nostra Italia diventava protagonista di una serie HBO (anche se già era successo con Roma e L'amica geniale). L'escamotage era un altro resort della catena, situato appunto nel Belpaese. Sarà forse per le altissime aspettative create, ma la seconda stagione, per quanto di qualità, risulta ridondante e ripetitiva nel riproporre le stesse tematiche e un'identica critica sociale che differiva sostanzialmente per un unico fattore, ovvero lo strumento attraverso cui raccontarle: il sesso. In mezzo a moltissime allegorie che utilizzano le maschere, i vasi, il paesaggio siciliano - presenti anche nella sigla che crea dipendenza, musica compresa, così come quella prima stagione - il sesso diviene la lente attraverso cui guardare tutto il mondo, e in cui ogni rapporto, ogni evoluzione è una transazione e la moneta di scambio è scopare (o fare l'amore, nel migliore dei casi).
Tutta la critica alla società bianca americana è ancora più evidente grazie al confronto con la nostra Italia, che però risulta ferma agli anni '50, tra stereotipi che si sprecano (poi ci si lamenta di Emily in Paris) e una recitazione molto basica. Viene da chiedersi se effettivamente il Belpaese sia messo peggio di quanto vogliamo credere, soprattutto nel Sud, o se semplicemente gli occhi con cui ci guardano dall'estero ci danno maggiormente fastidio perché siamo chiamati in causa. Sicuramente Mike White avrà avuto dei consulenti nello scrivere le sceneggiature in inglese e italiano ed è evidente il suo amore per l'Italia ma ci sentiamo di dire che si vede che ha scritto in una lingua che non è propriamente la sua. Valentina, il personaggio di Sabrina Impacciatore, che è stata addirittura ospite da Jimmy Kimmel grazie a questo ruolo, è scritto e interpretato bene ma rimane molto semplice. Nulla a che vedere con quanto era riuscito a fare Murray Bartlett nel primo ciclo di episodi col suo Armond. Qualche trovata geniale rimane, come i gay inglesi mafiosi, ma nel complesso ci sembra un pallido tentativo di imitare il clamore ottenuto però via passaparola (quindi in modo più sottile e potente, proprio come la critica presente nel serial) dalla serie tv.
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The White Lotus stagione 1 vs stagione 2: chi ha fatto meglio?
Riassumendo il discorso, a questo punto, possiamo dire che secondo noi la prima stagione di The White Lotus sia insuperabile e forse sarebbe dovuta rimanere una miniserie come alla sua nascita. Complice il clamore ottenuto e i premi vinti, a Mike White è stato chiesto di tornare ma sarebbe stato meglio fermarsi. Non solo per la ripetitività dei temi già affrontati ma con meno incisività e per i personaggi caratterizzati in modo meno efficace verso il pubblico, ma anche per il ritratto che emerge dell'Italia, fermo agli anni '50 (ma su questo forse, come detto, ci dovremmo fare noi qualche domanda). Interpretazione e spunti di riflessione che hanno donato agli spettatori personaggi e attori come quelli di Alexandra Daddario e Murray Bartlett, per nominarne due su tutti, sembrano davvero un lontano ricordo guardando i nuovi episodi.
Paradossalmente, nonostante la ripetitività anche qui, ad uscirne meglio è stato l'unico personaggio che tornava dalla prima stagione, fungendo da fil rouge per la storia, ovvero la Tanya di Jennifer Coolidge. Tanto che l'ulteriore rinnovo per una terza stagione senza più personaggi in comune, ci sembra oramai appannaggio dello sfruttare un successo internazionale, che strizza l'occhio all'Italia, ma avendo perso il core e l'originalità del proprio racconto e della propria critica sociale. Speriamo di essere smentiti con i nuovi episodi.
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